Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), avviato dopo la pandemia, ha stimolato molte aspettative nel nostro Paese.
Ad esso sono state legate in parte le prospettive di crescita economica, che dipendono anche dalla capacità di realizzare la transizione ecologica e quella digitale, le principali missioni del piano.
Al Pnrr si è guardato, poi, come a uno strumento per ridurre le disuguaglianze territoriali che storicamente caratterizzano l’Italia. Le risorse, come si sa, sono ingenti. Ammontano a 191,5 miliardi (di cui, è bene ricordarlo, 122,6 sono prestiti), cui se ne aggiungono altri 30 del “fondo complementare”, per un totale di 222 miliardi da impiegare entro il 2026.
I dubbi sul Pnrr
Oggi, l’enfasi che ha accompagnato l’approvazione del Pnrr comincia a lasciare spazio ai dubbi. Sarà in grado l’Italia di spendere, nei tempi previsti e secondo gli obiettivi stabiliti, le risorse disponibili?
I primi dati mostrano come questi dubbi non siano infondati. L’attuazione del piano procede a rilento: molti sono gli ostacoli normativi, burocratici, organizzativi da superare.
Per quanto riguarda la Calabria, il rapporto annuale sull’economia regionale, redatto dalla Banca d’Italia, contiene utili dati sullo stato di avanzamento del Pnrr, ma anche dei programmi finanziati dai fondi europei.
Il Pnrr in Calabria
Secondo il rapporto, a maggio, risultavano assegnati ai soggetti pubblici calabresi (Regione, Comuni, altri enti e imprese nazionali partecipate dallo Stato come Anas e Ferrovie, Rfi) circa 5 miliardi di euro.
In rapporto alla popolazione calabrese, si tratta di 2.265 euro per abitante (a fronte dei 1.911 euro della media nazionale). La quota principale dei fondi, il 31 per cento, è assegnata ai Comuni, mentre il 27 per cento a operatori nazionali (enti e società partecipate).
Qual è lo stato di attuazione? Ad aprile di quest’anno (ultimo dato disponibile), i bandi di gara delle amministrazioni locali calabresi ammontavano a 764 milioni di euro, pari al 26 per cento degli importi che queste dovranno utilizzare.
Pnrr e Calabria: ritardi nella media
Nel quadro generale dei ritardi che caratterizzano l’attuazione del Pnrr, il dato dei Comuni calabresi, pur modesto, è sostanzialmente in linea con quello nazionale. Ciò significa che, come le altre amministrazioni locali italiane, anche quelle calabresi sono tenute ad accelerare le procedure indispensabili per attuare i progetti nei tempi previsti. Secondo le stime della Banca d’Italia, da qui al 2026, i comuni calabresi dovrebbero incrementare la capacità di spesa tra il 94 e il 125 per cento, pena il sottoutilizzo delle risorse.
Allarme Por: diamoci una mossa
Se per il Pnrr è necessaria un’accelerazione delle procedure, più critica risulta l’attuazione dei progetti finanziati con fondi europei. Ci riferiamo al Programma operativo regionale (Por) 2014-2020 gestito dalla Regione. Alla fine del 2022, risultava speso solo il 60 per cento dei 2,3 miliardi di euro messi a disposizione della Calabria; una percentuale inferiore a quella delle regioni italiane meno sviluppate (oltre alla Calabria, Campania, Puglia, Basilicata e Sicilia). In base alle normative europee, la spesa dovrà essere completata entro il 2023, per evitare il disimpegno automatico delle risorse non utilizzate. Pochi mesi, dunque, per recuperare ritardi accumulati negli anni.
I soldi? Ci sono: usiamoli
Si consideri che, per il ciclo di programmazione 2021-27, la Calabria ha già ottenuto 3,2 miliardi di euro: un importo maggiore di quello del ciclo precedente che pure si fatica a utilizzare.
A fronte dei problemi e delle strutturali carenze (anche infrastrutturali) che caratterizzano la regione, l’incapacità a utilizzare pienamente i fondi disponibili sarebbe difficile da comprendere. Si perderebbe non solo la possibilità di realizzare investimenti, si darebbero anche argomenti a quanti sostengono che, in Calabria, il problema non stia tanto nella disponibilità di risorse, quanto nella capacità di utilizzarle in maniera efficace per creare opportunità di sviluppo.
Vittorio Daniele
professore ordinario di Politica economica
Università Magna Graecia