La Calabria che a Pil supera solo la Basilicata

Non sono confortanti le previsioni di crescita del prodotto interno lordo riferite al 2022 e contenute nel Def. Una regione che non può in alcuno modo perdere il treno del Pnrr e dei fondi comunitari. Con una bassa occupazione dei giovani laureati e un export troppo piccolo

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La giunta regionale ha licenziato il Documento di Economia e Finanza, che costituisce la base di riferimento per delineare le politiche economiche e finanziarie che il nuovo Governo regionale intende realizzare nel triennio 2022-2024. Per garantire alla Calabria adeguate linee di sviluppo e di crescita economica. Dalla Sanità, il cui governo dopo tanti anni è stato restituito ai calabresi con l’assegnazione da parte del governo del ruolo di commissario al presidente della Regione, al Turismo e alla tutela dell’Ambiente, dall’emergenza idrica allo sviluppo delle imprese, dalle politiche attive per il lavoro alle emergenze della mobilità e delle infrastrutture.

La sfida più importante che va affrontata, e che costituisce la leva decisiva di politica economica regionale, è rappresentata dalla nuova programmazione dei Fondi Comunitari 2021-2027, e soprattutto dall’attuazione del Pnrr, Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Il Pil della Calabria perde il 9,6 % nel 2020

La pandemia lascia in eredità alla regione la peggiore recessione mai sperimentata in tempo di pace, con una caduta del PIL nel 2020 di 9,6 punti percentuali, il valore più elevato tra le regioni meridionali. Ma non è solo questo crollo imputabile alla crisi pandemica che ha segnato le vicende economiche della Calabria nel corso dei primi due decenni del ventunesimo secolo.

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Il porto di Gioia Tauro

Già negli anni precedenti la crescita era molto più rallentata rispetto alle altre regioni meridionali. Nel periodo 2001-2007 il tasso di crescita annuale cumulato del PIL è stato del 3,1%, inferiore a quello del Mezzogiorno (+4,0%) e delle altre ripartizioni territoriali e della media nazionale che ha registrato un incremento del 8,1%.

In particolare, la crisi economica ha affondato l’andamento del Pil della Calabria segnando una flessione tra il 2008 ed il 2014 del 14,3% (la media nazionale è stata di -8,5%), sensibilmente superiore anche rispetto al Mezzogiorno (-12,6%). Tra il 2008 ed il 2014 la Calabria ha registrato un vero e proprio crollo degli investimenti, pari al 42,5%, in uno scenario comunque negativo per l’intero Paese (-29%).

Pochi occupati tra i giovani laureati

Segnali positivi erano apparentemente emersi nel periodo 2015-2018. Durante questa fase la Calabria registrava, seppur di poco, valori positivi (+0,6%). Ma si trattava di un dato non confortante se confrontato con il resto del Paese: era significativamente inferiore sia rispetto al Mezzogiorno (+2,5%) sia rispetto all’Italia (+4,8%).
Non esiste insomma indicatore economico, nei primi due decenni del ventunesimo secolo, nel quale la Calabria non registri un andamento peggiore non solo rispetto all’andamento dell’Italia, ma anche a quello del Mezzogiorno. Questo dato strutturale significa che non si può procedere per modifiche incrementali, o per leggere correzioni di rotta.

Secondo gli ultimi dati di Eurostat, inoltre, la Calabria si posiziona tra le peggiori per occupazione di giovani laureati tra i 20 e i 34 a tre anni dal conseguimento del titolo: risulta occupato appena il 37,2%, dato più basso dell’intero contesto regionale europeo. La media nazionale è del 59,5% a fronte dell’81,5% della media Ue a 27. La demografia segue gli stessi trend: ne abbiamo parlato recentemente in un altro articolo.

Un export che vale solo l’1,4 % del Pil

L’economia calabrese si presenta come un sistema chiuso, poco orientato agli scambi con l’estero. L’export calabrese, infatti, rappresenta in modo strutturale appena l’1,4% del PIL regionale, contro il 12,4% del Mezzogiorno e il 26,6% della media nazionale.
Siamo in presenza di una economia asfittica, poco densa nella sua articolazione manifatturiera, con caratteristiche di impresa squilibrate verso la piccola e piccolissima dimensione, a scarso tasso di innovazione, con mercati prevalentemente locali o limitrofi.
Anche nell’anno in corso, mentre il Paese fa registrare una ripresa economica più significativa rispetto alle altre nazioni dello spazi economico comunitario, la Calabria cresce meno.

La Calabria supera solo la Basilicata

Nel 2021 si stima che la Calabria registri un aumento del PIL del 2,1%, aumento più basso di tutta la penisola, con il Mezzogiorno che cresce del 3,3% e l’Italia del 4,7%.
La tendenza non varia anche nel 2022, sulla base delle previsioni che vengono formulate dai modelli econometrici: la Calabria, con una crescita del 3% precede solo la regione Basilicata (mezzogiorno +3,2 e Italia +4). La ripresa calabrese avanza con un passo meno veloce rispetto alle altre regioni. Senza un colpo di reni, ed una decisa inversione di tendenza, il percorso di marginalizzazione e declino della Calabria non è destinato a modificarsi.

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