Tutti con Irto ma solo per finta: la grande farsa del Pd

Pronto il congresso bulgaro che incoronerà il nuovo segretario regionale e avrebbe dovuto sancire la pace in casa democrat. Ma la virata del partito verso Reggio non risolve le tradizionali faide tra big ed ex tali in terra bruzia: slitta l'elezione dei responsabili locali e si preannuncia bagarre tra i soliti noti

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Il Pd calabrese dà due certezze: la vocazione masochista e il nuovo segretario regionale, che come sanno persino i muri, sarà Nicola Irto. Con un po’ di retorica, si potrebbe definire “bulgaro” l’imminente congresso che consacrerà il mattatore reggino.
Ma sarebbe riduttivo. In Calabria, anche nell’autoritarismo, riusciamo ad essere più estremi: il paragone più azzeccato, in questo caso, è l’Albania di Enver Hoxa.

Mario Franchino
Mario Franchino ha provato a sparigliare le carte in vista del congresso

L’unico tentativo di contrastare Nicola superstar è provenuto da Mario Franchino, che ha tentato di dar voce a un gruppo di ex big, ai quali solo l’età (in media over 65) impedisce pose e atteggiamenti rivoluzionari e ha suggerito un nome stereotipato: Ricostituenti, perché anche dirsi “riformisti” sarebbe troppo.
Parliamo, tra gli altri, di Cesare Marini e Agazio Loiero, che riescono a far sembrare credibile persino Piero Pelù quando si ostina a cantare rock e a portare i capelli lunghi sebbene l’anagrafe gli consigli altro.
Ovviamente, si parla di niente: l’“incidente” Franchino è rientrato per incapacità di portare cinque liste con centosessanta candidati, perché il potere di una volta è un ricordo.

Un Pd col cuore sullo Stretto

L’unica vera notizia, in questo casino, è il definitivo cambio di polarità geografica del Pd, che si focalizza a Reggio. E poco importano le recenti traversie giudiziarie di Giuseppe Falcomatà, che anzi agevolano Irto, che in riva allo Stretto non ha più rivali e, forte del notevole consenso alle Regionali di ottobre, si è imposto su tutto il resto della Calabria.
Ed è riuscito, grazie anche a un lavorio diplomatico non indifferente, a creare l’impressione di un unanimismo che nei dem calabresi non è solo innaturale ma, addirittura, contronatura.

Contrordine compagni

Ma per fortuna c’è Cosenza, che riesce a rasserenare i cronisti più maligni e conferma che, nonostante tutto, il Pd è un partito divertente. Lo è stato a fine novembre, quando la rissa dell’assemblea di Cosenza ha fatto il giro del web. E lo è anche ora che i congressi provinciali sono saltati.
Con una circolare stringata, il commissario regionale Stefano Graziano ha rinviato i congressi provinciali, previsti anch’essi a brevissimo, all’ultima decade di febbraio. Un tempismo significativo, il suo, che coincide in maniera un po’ troppo curiosa con alcune fughe di notizie che riguardano Cosenza.

La circolare inviata da Stefano Graziano
La circolare inviata da Stefano Graziano

Non serve essere dietrologi a oltranza, perché quando si pensa male del Pd ci si azzecca sempre senza far peccato. È sufficiente, invece, mettere in ordine i fatti: la scadenza per la presentazione delle liste era prevista alle 20 del 13 gennaio, ma nelle prime ore del pomeriggio sono uscite alcune indiscrezioni giornalistiche sulla candidatura di Vittorio Pecoraro a segretario provinciale di Cosenza. A stretto giro di mail e di What’s App i militanti del Pd hanno ricevuto il “contrordine compagni” di Graziano. E forse con un po’ di sollievo si sono adeguati.

Una poltrona per quattro

C’è una sostanziale differenza tra Stefano Graziano e Francesco Boccia. Il primo è un po’ disperato, perché gestire il Pd calabrese è cosa che si augura a un nemico. Il secondo è anche sfigato, perché non gli va bene una manovra che sia una.
I bene informati riferiscono del tentativo del commissario cosentino di cucire un congresso unitario su Maria Locanto. Nulla da ridire sulle qualità della prescelta, tranne che forse non l’hanno mandata giù i cosentini per primi.

Infatti, Boccia aveva avuto ampie rassicurazioni dai consiglieri regionali bruzi sopravvissuti all’ecatombe di ottobre che ci sarebbero state le trecento firme per la sua attuale sub commissaria. Peccato solo che qualcun altro queste firme le aveva già raccolte. Si parla di Nicola Adamo, che avrebbe sponsorizzato la candidatura del giovane Vittorio Pecoraro (noto non solo per la militanza socialista ma anche per la genealogia: è figlio di Carlo, ex dirigente del Comune di Cosenza). Invece, alla Locanto non sarebbero arrivati i sostegni sperati. Di sicuro non quelli di Mimmo Bevacqua, che starebbe sponsorizzando un’altra candidatura femminile, di cui non è ancora emerso il nome.

Il democrat Nicola Adamo
Il democrat Nicola Adamo

Peggio che andar di notte coi Ricostituenti, i quali si sono impegnati per spingere il nome di Antonio Tursi, presidente dell’associazione Controcorrente.
E non si è sottratto alla tentazione neppure Graziano Di Natale, che ha provato a mettere sul tavolo la candidatura del suo uomo.
In questo caso, non si capisce bene se per rompere del tutto o per ricucire alla meno peggio, dopo una campagna elettorale per le Regionali giocata più contro i compagni di partito che contro gli avversari di centrodestra.

Pd e democrazia

Lo slittamento delle provinciali sembra un favore a Boccia, che ha tempo fino al quattro febbraio per recuperare le firme pro Locanto (o chi per lei). Ma questi giochi riguardano solo il Pd e non hanno nulla a che fare con la democrazia.
Anzi, fanno rimpiangere le vecchie primarie, che pure in Calabria ci si sforzava di celebrare. E non diamo la colpa al Covid, che impedirebbe l’organizzazione di seggi aperti al pubblico: il Pd, quando si impegna, riesce ad essere più virulento della pandemia.

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