Onda nera e astensionismo, l’Unical interroga il voto

Le analisi del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell'Università della Calabria sulle voto delle Europee. Ne esce un Paese fragile e destinato ad essere diviso, con un marcato sfilacciamento tra società e politica.

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C’è un fantasma che si aggira per l’Italia e pure in Europa. Dovrebbe spaventare parecchio, ma nessuno pare curarsene davvero. Tranquilli, non è il comunismo, si chiama astensionismo. L’allarme emerge dall’ormai consueto appuntamento con l’analisi del voto che viene puntuale dopo le elezioni dalle aule del Dipartimento di Scienze politiche e Sociali dell’Unical.
Si tratta di un incontro ormai consolidato, che fornisce una interpretazione dei flussi elettorali, della mobilità del voto, di chi ha vinto o perso e perché. Anche questa volta a presentare il quadro delle cose sono stati sociologi e politologi, che assieme hanno fornito uno sguardo su come sono andate le cose, con particolare attenzione alla Calabria.

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L’analisi del voto all’Unical. Da sinistra i docenti del dipartimento di Sociologia Giorgio Giraudo, Roberto De Luca, Antonello Costabile, Valeria Tarditi e Piero Fantozzi

Le Europee 2024 secondo l’Unical

I numeri parlano, ma serve saperli ascoltare. Per farlo occorre sensibilità sociologica e dimestichezza con i mutamenti sociali, ma poi è necessario anche il coraggio di dire cose che non consolano affatto. Del resto Antonello Costabile, sociologo della politica, lo dice quasi in premessa: «Se cercate consolazione non siete nel posto giusto, qui facciamo altro». Infatti il docente pone subito sul piatto la questione, «perché di astensionismo si parla per tre giorni, poi basta», invece è il solo punto su cui varrebbe la pena di soffermarsi.
La ragione per la quale la politica è distratta è semplice e inquietante al tempo stesso. Si chiama “razionalità limitata” ed è un meccanismo banale che si basa sull’opportunismo politico. I leader infatti pensano che se si può vincere mobilitando una parte residuale di elettorato, perché mai impegnarsi nel cercare di coinvolgere l’altra parte della popolazione e rischiare di perdere? Il ragionamento non fa una piega, ma nasconde un rischio, quello del dileguarsi della legittimità popolare.

Un passaggio d’epoca

Costabile è impietoso e spiega come per la prima volta nella storia di questo Paese sia andato alle urne meno della metà degli elettori. Una contrazione che, spiegano dall’Unical, per quanto riguarda le Europee 2024 è impressionante. «Noi eravamo il Paese più europeista, nel 79 votò l’85% dell’elettorato, nel corso di quaranta anni siamo arrivati al 49%». Gli altri Paesi europei hanno pure conosciuto contrazioni della partecipazione, ma di grado inferiore e altalenante. Questa separazione dal voto, particolarmente evidente in Italia, porta un rischio grave, perché la partecipazione è l’architettura della democrazia e venendo meno la prima, si indebolisce la seconda.

Siamo davanti a «un vero passaggio d’epoca» e dopo l’estinzione dei partiti di massa che avevano tenuto assieme un Paese che è sempre stato duale, oggi sembra venire a mancare un collante sociale e nazionale. Il futuro che ci aspetta non sembra essere rassicurante, anche perché «il 49% dei votanti è un dato che tiene conto del fatto che si sono svolte anche elezioni di tipo amministrativo, normalmente assai sentite», quindi, avvisa il docente, il dato vero sarebbe stato anche inferiore.

Vincono i leader e i catalizzatori di consenso

Nello specifico i flussi elettorali delle Europee 2024 vengono illustrati da Roberto De Luca, docente di Sociologia dei fenomeni politici all’Unical, che spiega come Forza Italia sia stata premiata in Calabria sulla spinta del presidente della Regione, mentre Alleanza Verdi e Sinistra si siano avvantaggiati dalla figura carismatica di Mimmo Lucano. E’ il potere della capacità dei singoli di attrarre consensi, come accade nel piccolo ma significativo paesello di San Pietro in Amantea, dove il sindaco che prima era leghista ora è meloniano, trascina fino al 50% per cento dei votanti verso Fratelli d’Italia.

Dall’Italia all’Europa, l’avanzata della “zona nera”

Da San Pietro fino a Strasburgo, lo sguardo si allarga ed è il docente di Organizzazione politica europea Giorgio Giraudo a spiegarci che oltre alla “zona nera”, rappresentata dalle destre emergenti, c’è complessivamente il rischio di uno spostamento conservatore  dell’equilibrio politico e il docente ipotizza che il Ppe faccia propria una vecchia abitudine tutta italiana, quella «della politica dei due forni, appoggiandosi, a seconda dei casi, un po’ al progressisti e un po’ agli ultraconservatori». In ogni caso si profila una politica europea molto condizionata dai vari e diversi interessi nazionalistici.

Europee 2024, le conclusioni dell’Unical

Dentro questo quadro, la chiave strategica per acquisire il consenso è stata la comunicazione, tutta giocata sulla personalizzazione delle leadership, come ha spiegato Valeria Tarditi, sociologa della comunicazione politica. La destra, secondo la docente, ha puntato su parole che sottolineavano l’antagonismo tra l’Europa dei burocrati e quella dei popoli, mentre la sinistra ha abbandonato l’euro entusiasmo, seducendo così una parte dell’elettorato più radicale.

La società separata dalla politica

Su tutto resta pesante come un macigno la considerazione finale di Piero Fantozzi, storica voce della sociologia dell’Unical, che vede come lo «sfilacciamento del legame tra società e politica» sia innegabile e  pure lo siano le spinte all’utilitarismo contro il senso di solidarismo.

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