Occhiuto ha un amico in più, la Caporetto dell’opposizione

La legge sull'authority acqua-rifiuti voluta dal governatore ha il semaforo verde o quasi dei grillini Afflitto e Tavernise. E un centrosinistra, Bruni in primis, che incassa la prima sonora batosta di legislatura

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L’opposizione in consiglio regionale sembra sia fatta della stessa sostanza di cui sono fatti i selfie. Amalia Bruni, che continua a proporsi come leader del fronte Pd-M5S, non mostra però la dimestichezza di un Matteo Salvini con la pratica dell’autoscatto e la compattezza da lei ostentata il 13 aprile si è sbriciolata appena una settimana dopo.

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Amalia Bruni durante la campagna elettorale per le Regionali perse del 2021

La prima Caporetto del centrosinistra non si scorda mai

Il voto sull’Authority acqua-rifiuti voluta da Roberto Occhiuto, differito a dopo Pasqua per quelle che lo stesso governatore ha definito «imboscate regolamentari» della minoranza, si è tradotto nella Caporetto del primo scorcio di legislatura per il centrosinistra. Bruni aveva addirittura messo insieme non solo i dem e i pentastellati, ma anche i consiglieri di De Magistris, nel fronte rivoluzionario dei combattenti anti-multiutility. Solo che proprio dal M5S, ormai ipergovernista non solo a Roma, è arrivato l’appoggio che non ti aspetti – o forse sì – al provvedimento simbolo del new deal accentratore del Duca Conte.

C’era una volta il Movimento 5 stelle

Il fatto è noto ed è già oggetto di stupite e articolate analisi da parte degli osservatori della politica regionale. Il capogruppo grillino, Davide Tavernise, in Aula si è astenuto, mostrando qualche pudore in più rispetto al collega-portavoce-cittadino-consigliere Francesco Afflitto, che ha addirittura votato a favore. Secondo i rilievi procedurali sollevati nella seduta pre-pasquale, alla maggioranza servivano 21 voti, che avrebbe avuto già allora non fossero stati assenti in 3. Dopo gli stravizi di Pasquetta la creatura di Occhiuto si è ritrovata con 22 sostenitori.

Un certo clamore lo ha aggiunto la circostanza che Afflitto sia anche presidente della Commissione di Vigilanza – il collega di DeMa Antonio Lo Schiavo ha minacciato di abbandonarne la vicepresidenza – ovvero l’unico organismo che, vista la funzione (teorica) di controllo «sugli atti di programmazione economico-sociale della Regione e degli enti ed aziende dalla stessa dipendenti», per prassi viene presieduto da un componente dell’opposizione. Che attualmente – alla luce degli ultimi sviluppi, ma in verità fin dal suo esordio da provvisorio presidente del Consiglio in qualità di consigliere anziano – non sembra, diciamo, esattamente un barricadero. E nemmeno un occhiuto – chissà se “occhiutiano” – censore dell’operato del centrodestra.

Da Afflitto a Morrone

Non è neanche questa una novità. La Vigilanza condivide con l’Antimafia la denominazione di commissione «speciale» e una scarsamente riconosciuta utilità, ma è nelle cose che per concedere la sua Presidenza all’opposizione la maggioranza in Consiglio debba scansarsi un attimo. Lo dimostrano le votazioni: Afflitto è stato eletto presidente con 8 voti a favore e 14 schede bianche. Dunque ha avuto il sostegno di Pd e M5S e anche un tacito ma evidente semaforo verde dal centrodestra a guida Occhiuto. A cui, dicono i soliti maligni, ieri avrebbe reso un favore politico magari mettendosi in condizione di riceverne qualche altro.

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Ennio Morrone presiede la Commissione Vigilanza a Palazzo Campanella (2018)

Roba da corridoio, certo, voci di sottobosco difficilmente dimostrabili. Come quelle che accompagnarono, ai tempi della presidenza di Mario Oliverio, la scalata alla Vigilanza di Ennio Morrone. Allora in Forza Italia, il suocero dell’attuale consigliera di FdI Luciana de Francesco ottenne 16 preferenze su 31 votanti. Non serviva dunque essere né strateghi né giocatori di poker per ipotizzare una qualche cointeressenza politica col centrosinistra. Tra l’altro in precedenza era stato assessore nella giunta regionale di Agazio Loiero.

Giannetta e Forza Italia pigliatutto

In mezzo c’è stata la (tragicamente breve) parentesi della Presidenza di Jole Santelli. La coalizione che la sosteneva aveva appetiti tali da aver dovuto creare, per tentare di saziarli, una commissione nuova di zecca. Dunque si può immaginare cosa si fece della Vigilanza: un sol boccone. Non certo lasciato all’opposizione – che disertò polemicamente le votazioni – ma dato in pasto al forzista Domenico Giannetta.

Con lui in un anno, tra il 2020 e il 2021, si sono tenute 10 riunioni della Vigilanza. Non risulta abbiano fatto perdere il sonno a chi governava la Cittadella. Con Morrone tra il 2015 e il 2019 ce n’erano state 36. Ben altri numeri, in era Scopelliti, aveva raggiunto l’avvocato Aurelio Chizzoniti – subentrato nel 2013 in Consiglio ad Antonio Rappoccio e preceduto alla Presidenza da Giulio Serra, entrambi di maggioranza – con 51 sedute tra il 2010 e il 2014.

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Straface, Lo Schiavo e Afflitto in Commissione Vigilanza a Palazzo Campanella

Difeso dalla Straface

Sotto la presidenza di Afflitto la Vigilanza si è finora riunita tre volte. La prima seduta è durata 16 minuti (inizio lavori h. 11,49, fine lavori h. 12,05). La seconda un’ora e un quarto e la terza un’ora e mezza, compresi i saluti e l’approvazione dei verbali delle sedute precedenti. Nessun provvedimento trattato. Uniche audizioni, quelle del commissario della Sorical Cataldo Calabretta e del delegato del dg del dipartimento Ambiente della Regione.

In quest’ultima occasione – si legge nel resoconto del 22 febbraio scorso  – Pasqualina Straface (Forza Italia) ha illustrato la situazione di Sorical. E Amalia Bruni ha proposto che la questione fosse «affrontata in una apposita seduta di Consiglio regionale». Tutti d’accordo.

In Aula è poi finita così: a difendere il pentastellato e «il proficuo lavoro» della Commissione da lui presieduta è stata proprio la consigliera forzista. Mentre Occhiuto ha portato a casa la sua legge sì con una settimana di ritardo, ma spaccando l’opposizione. Sembrano lontanissimi – ma era il 2015 – i tempi in cui l’M5S calabrese diceva che affidare la Vigilanza a uno come Morrone equivalesse ad «affidare a Dracula la gestione del centro trasfusioni». Oggi loro stessi pare abbiano trovato chi può regalare ben altre soddisfazioni. Al centrodestra.

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