Ospedale a Vaglio Lise: il fantasma prende corpo?

La giunta di Franz Caruso ha confermato il vecchio progetto dell'era Oliverio: l'Hub sorgerà vicino alla stazione ferroviaria. L'ultima parola spetta al consiglio comunale. Partono sfide e veleni per la leadership nell'area urbana

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Ormai è una non notizia: il nuovo Ospedale di Cosenza si dovrebbe fare a Vaglio Lise.
A otto mesi dal suo insediamento, la giunta a guida Franz Caruso ha provato a mettere un punto fermo al dibattito sul nuovo Hub.
È solo un mezzo passo, intendiamoci, perché l’ultima parola spetta al Consiglio comunale.
Tuttavia resta un segnale forte, sebbene l’idea non sia proprio originalissima.
La scelta di Caruso, infatti, riesuma la vecchia proposta di Mario Oliverio.
Ma meglio una riesumazione che niente.

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Quel che resta dalla stazione di Vaglio Lise a Cosenza

La rivincita di Cosenza?

L’ipotesi di Vaglio Lise è un compromesso tra le esigenze della città e quelle della provincia, comunque costretta a far capo all’Annunziata.
Ma soprattutto è una risposta forte all’ipotesi opposta, coltivata a Rende in piena era Principe e rilanciata di recente dall’attuale sindaco Marcello Manna.
Secondo questo progetto, il nuovo ospedale di Cosenza sarebbe dovuto sorgere nei pressi dell’Unical, magari per stimolare la realizzazione della tanto vagheggiata Facoltà di Medicina.
E c’è da dire che questo progetto aveva ripreso quota con la recente istituzione, ad Arcavacata, di un Corso di laurea di Medicina e tecnologia digitale.
Realizzare l’hub nei pressi di una delle Stazioni ferroviarie più inutili d’Italia è quindi un punto segnato nella trentennale contesa con Rende per la leadership della futura (e ipotetica) città unica. Un puntello più a Sud, che dovrebbe limitare le pretese di centralità d’oltre Campagnano.

Uno schiaffo a Mario Occhiuto

Un Mario (Oliverio) resuscita un po’, un altro Mario (Occhiuto) affonda un altro po’.
La scelta di Vaglio Lise implica il rigetto più totale dell’ipotesi formulata dall’ex sindaco: tirare su l’Ospedale nuovo sulle macerie del vecchio.

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La giunta Caruso delibera in merito alla sede del nuovo Ospedale

Qualcosa a metà tra il restyling l’opera nuova, che avrebbe dovuto coinvolgere in maniera più organica anche il Mariano Santo di Mendicino.
A dirla tutta, un progetto ultracampanilista, basato soprattutto su esigenze urbanistiche: puntellare a oltranza la parte sud di Cosenza che, priva dell’Annunziata, rischia la desertificazione.

Nuovo ospedale di Cosenza: anni di chiacchiere

Fin qui, in pillole, la lunga storia della contesa sul nuovo Hub, che dovrebbe prendere il posto dell’attuale struttura, realizzata negli anni ’30 e prossima al secolo.
Da quando fu elaborata la proposta di Vaglio Lise, sono passati due sindaci e un commissario a Cosenza, altrettanti più un commissario a Rende, due presidenti di Regione più un facente funzioni.
Il problema non è il luogo, del quale a dispetto della decisione presa si continuerà a discutere. Ma il tempo.
Meglio tardi che mai, si potrebbe dire se ci si ostinasse a vedere il bicchiere mezzo pieno. Peccato che per tanti aspetti sia tardi un bel po’.

Medici scettici

Per i medici ha parlato non senza un po’ di ironia maligna, il presidente dell’Ordine Eugenio Corcioni.
Il quale ha lanciato qualche tempo fa un affondo che parte da un paragone ingeneroso tra Cosenza e Avellino, quando non era ancora orfana di Ciriaco De Mita.

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Il presidente dell’Ordine dei medici di Cosenza, Eugenio Corcioni (foto Alfonso Bombini)

Due ex capitali politiche, sosteneva il presidente dei Medici, di cui una, quella campana, ha realizzato quattro strutture sanitarie, l’altra, Cosenza, trentacinque ologrammi.
Il tempo ci dirà se la delibera della giunta Caruso, tra l’altro il primo atto forte dell’attuale amministrazione, è il primo passo verso la solidificazione dell’ologramma.
Tanto più che i soldi per il gigantesco maquillage urbanistico-sanitario ci sono.
Ma, anche in caso di realizzazione, il problema sarebbe risolto a metà, come aveva rilevato lo stesso Corcioni: mancano i medici.
Fatto l’ospedale toccherà fare anche i camici. Ma questa è davvero un’altra storia.

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