Negozi gratis, la solidarietà batte la crisi a Cosenza e Rende

Dalla parte vecchia della città dei bruzi al centro sociale Sparrow d'oltre Campagnano. Vestiti, scarpe e oggetti di vario tipo. L'economia della condivisione che fa a meno del denaro

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Ti piace questa maglietta? Prendila, non costa nulla. In cambio, se vuoi, puoi lasciare qualcosa che a te non serve più e metterla a disposizione di qualcun altro. Funzionano così i negozi gratis anche a Cosenza: alla base c’è la sharing economy, l’economia della condivisione, che promuove un uso consapevole e circolare di vestiti, scarpe, oggetti e il loro riutilizzo per evitare che finiscano in discarica.

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Il negozio gratis all’interno del centro sociale Sparrow a Rende

Nella provincia di Cosenza esistono due negozi di questo tipo, uno si trova all’interno del centro sociale Sparrow a Rende, l’altro è nel centro storico di Cosenza. Piccole isole di utopia in cui il baratto manda avanti un microsistema economico che non prevede l’uso del denaro. Basta trascorrere qualche ora nel negozietto gratis di corso Telesio per scoprire quanto questo pugno di metri quadri strabordante di vestiti, riesca a raccontare il quartiere.

Elena e Simona

Ad accoglierci ci sono Elena e Simona, amiche e “colleghe” in questa avventura. Il negozio è di tutti, è una porta sempre spalancata, è luogo di chiacchiere, di risate, di scambio di informazioni e di sostegno. Arriva una mamma con il passeggino, lo sistema sull’uscio ed entra. Ha bisogno di tutine per il piccolo, di lenzuola e magari di un vestito per lei. «Guarda questo – le dice Elena – lo hanno appena portato. Secondo me ti sta benissimo». Intanto un signore cerca tra le pile di magliette qualcosa di colore blu che sia della sua taglia. «È un nostro cliente affezionato- sorride Elena – conosciamo bene i suoi gusti».

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Poche e semplici regole nel negozio di Elena e Simona nel centro storico di Cosenza

Anche per quelle persone che non hanno nulla

Nel centro storico è confluita la popolazione Rom che per anni ha vissuto nelle baracche sul fiume, si sono mescolate le culture e i bisogni e si è creata una nuova comunità marginale. «Ci sono tante persone che non hanno nulla – spiega Simona – che hanno bisogno di indumenti nuovi e puliti e noi li mettiamo a disposizione. Ci conosciamo tutti, siamo una grande famiglia, per cui sappiamo bene quali sono le necessità di chi abbiamo di fronte». Simona ha 53 anni ed è arrivata nel 2005 dalla Romania dopo una parentesi in Israele dove lavorava come colf.

Un passato difficile inciso intorno al suo sguardo ma per il futuro ha obiettivi chiari e definiti: «Voglio che mia figlia studi e che possa scegliere il meglio. Ho fatto grandi sacrifici per poterla crescere, ero sola e ho sempre lavorato, anche portandola con me quando facevo le pulizie nelle case e lei era una neonata». Scappa qualche lacrima ma intorno ci sono gli amici di sempre che proteggono con un abbraccio. «Io e Simona siamo due mamme – aggiunge Elena – e siamo due donne che vivono il quartiere con tutte le difficoltà che comporta».

Un presidio di solidarietà e democrazia

Questo piccolo negozio gratis rappresenta un presidio importante di solidarietà e di democrazia con la doppia finalità di aiutare sia le persone che l’ambiente, perché il riutilizzo evita che tanti indumenti vengano buttati via. Il negozietto gratis è aperto tutti i sabati dalle 17 alle 20, negli stessi orari è possibile portare vestiti o altri oggetti da mettere a disposizione, bisogna ricordare che il negozio è autogestito per cui chi porta sistema e chi prende non lascia in disordine.

«Purtroppo ci capita spesso di trovare delle buste di indumenti abbandonate qui davanti alla saracinesca – dice Simona – questo non va bene perché noi siamo attente al decoro di questo luogo, nessuno deve avere l’idea che qui ci si possa liberare di ciò che non si sa dove mettere. I nostri clienti meritano vestiti usati ma non logori, possibilmente stirati e profumati di bucato».

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Il negozio gratis del centro sociale Sparrow all’aperto

Negozi gratis: da Cosenza allo Sparrow di Rende

Stesse regole nel negozio gratis di Rende che ha già una storia perché è nato oltre cinque anni fa e ha spazi molto più ampi, si trova infatti all’interno del centro sociale Sparrow. Qui tutti i venerdì dalle 16 alle 18 è possibile scegliere tra migliaia di capi e accessori oppure portare i propri vestiti non utilizzati.

L’ideatrice di questo progetto è Sonia Genovese che ha importato l’idea da Berlino, dove si trovava per un programma Erasmus. «Viviamo in una società in cui si accumula sempre di più e le cose vanno a finire nella discarica anche quando potrebbero ancora essere utilizzate – spiega -. Rimettendo in circolo gli indumenti evitiamo di riversarli nell’ecosistema e svolgiamo una funzione sociale perché questo è un luogo di confronto e di aggregazione». Nel negozio gratis di Rende gli utenti sono studenti universitari, migranti, amanti del vintage, appassionati di riciclo e infine tanti pensionati.

Punto di riferimento per gli anziani del quartiere

«Questo è un fenomeno in crescita – aggiunge – . Siamo diventati un punto di riferimento per molti anziani del quartiere che trascorrono qui qualche ora: prendono, lasciano indumenti, ci aiutano a mantenere in ordine, insomma è un modo per riempire compagnia il loro pomeriggio». All’interno dello Sparrow, nello spazio in cui il negozio gratis è allestito, si accumulano anche i giocattoli e i vestiti per bambini. «Ci sono famiglie che vengono anche da fuori provincia perché sanno che qui potranno scegliere e portare a casa tutto ciò che può servire, tutto gratis e senza limiti».

I migranti pieni di gioia

E negli anni i vissuti e le storie si sono susseguiti, alcuni particolarmente commoventi. Come quella volta in cui una famiglia di migranti era piena di gioia e di stupore di fronte all’idea che fosse tutto gratuito. «Hanno videochiamato i parenti nel loro paese di origine – ricorda Sonia – e i bambini mostravano con estrema felicità ai cuginetti i giochi, per farsi dare un consiglio su cosa prendere».

Condivisione e solidarietà che sono la norma, «perché – precisa l’ideatrice – qui nessuno guadagna nulla, rimettiamo in circolo vestiti e oggetti usati per dargli una nuova vita e questo è un atto che porta gioia a chi dona e a chi riceve». Unico obbligo: prendersi cura del luogo e delle cose, non sprecare, non sciupare, mettere in ordine. «C’è chi viene a prendere, c’è chi viene a lasciare ma l’autogestione in questi casi produce effetti inaspettati – conclude – perché il negozio praticamente funziona da solo, senza bisogno di mediazioni». Un’altra economia è possibile».

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