Muoia il Pd con tutti i suoi elettori: Mario Oliverio ha deciso di spaccare quel che resta dei democrat e presentarsi alle Regionali. Da solo. Contro il suo vecchio partito che lo ha scaricato come l’ultimo dei reietti. In una prova di forza che probabilmente lascerà a terra più vittime sul campo amico (?) che quello nemico.
Alle tradizioni non si rinuncia
Non è certo un fulmine a ciel sereno, la notizia era nell’aria da tempo. Almeno da quando Oliverio era riapparso sulla scena dopo un autoesilio volontario tra gli amati boschi silani tramite una Fondazione che in realtà dovrebbe occuparsi di temi che col voto di ottobre dovrebbero avere poco a che vedere. E poi a certe tradizioni nella sinistra calabrese non si rinuncia: che elezioni sarebbero se non si andasse tutti divisi? E così ecco arrivare l’ufficialità della candidatura alla presidenza della Regione del grande ex. Lo slogan, a giudicare dai post dei comitati che lo sosterranno, sarà quello di Gene Wilder nell’immortale Frankenstein Junior di Mel Brooks: «Si può fare».
Se prima eravamo in due
Non c’è due senza tre, quindi dopo Amalia Bruni e Luigi de Magistris all’elenco degli aspiranti governatori più o meno di sinistra si aggiunge il sangiovannese in cerca di un (difficile) bis a scoppio ritardato. La mancata ricandidatura al termine del suo primo mandato per far spazio al fallimentare esperimento civico targato Pippo Callipo era rimasta sul groppone a Oliverio. Non che la sua di esperienza alla Cittadella sia rimasta impressa nella mente dei calabresi come una delle più felici della storia del regionalismo, ma il caos che da tempo regna in casa democrat ha convinto il politico silano che nel centrosinistra lui possa – e debba – ancora dire la sua.
Classici intramontabili
Difficile ipotizzare che la tripartizione dei voti tra i candidati della gauche crei difficoltà a Roberto Occhiuto, anzi. Con elezioni che non prevedono ballottaggi come quelle calabresi vince chi prende anche un solo voto in più dei rivali. E se i tuoi pescano tutti nello stesso bacino elettorale (o quasi) probabilmente quel voto in più non lo avranno. In compenso per Oliverio sarà l’occasione di riproporre l’intramontabile schema che da anni caratterizza le vicende del Pd locale e di quello bruzio in particolare.
Due di qua e uno di là
Protagonisti quasi sempre Oliverio e altri due big cosentini: Nicola Adamo e Carlo Guccione. A rotazione due di loro si alleano e l’altro si smarca, con combinazioni di volta in volta differenti. Il solitario di turno in questo modo fa vedere quanto ogni tentativo di vittoria sia impossibile senza lui e i voti che porta con sé. Spesso, per un curioso scherzo del destino, accade quando a contrapporsi al centrosinistra è uno dei fratelli Occhiuto. La storia recente di Cosenza ne è l’esempio più evidente, con l’attuale e ormai uscente sindaco che ha beneficiato dei dissidi del momento tra i tre ex Pci per sbancare alle Amministrative sia nel 2011 che nel 2016.
Il toto-nomi
Sarà così anche alle Regionali? Stavolta gli avvantaggiati dalla sua corsa in solitaria potrebbero essere in due, quel de Magistris con cui Oliverio avrebbe anche flirtato e Occhiuto Jr, seppur con risultati finali ben diversi. Certo è che all’annuncio del sangiovannese è scattato il toto-nomi su chi potrebbe seguirlo in lista. Con lui dovrebbero esserci il fedelissimo Giuseppe Aieta e il suo carico di preferenze e il figlio di quel Brunello Censore che a Vibo i suoi voti li ha sempre. Quanto a Reggio, altri esclusi eccellenti del recente passato, come l’ex consigliere Francesco D’Agostino, potrebbero dar man forte a Oliverio. Una grana non da poco per la Bruni, visto che “Palla Palla” difficilmente non si sarà fatto i conti prima di sciogliere le fatidiche riserve sul suo ritorno in prima linea. Se poi quei conti gli permettano di aspirare davvero alla presidenza della Regione o solo di uscire vincitore dalla guerra fratricida si vedrà.