Il 2 dicembre del 2022 il cardinale Gherard Ludwig Müller ha presentato nel Convento di San Francesco di Paola il suo ultimo libro: Il Papa, Missione e Ministero.
Accolto con tutti gli onori dai frati Minimi, l’alto prelato, dopo aver celebrato messa, ha ricevuto i calorosi saluti del correttore provinciale dell’Ordine, padre Francesco Trebisonda. L’appuntamento ha interessato un uditorio ristretto ma consapevole di partecipare ad un evento significativo.
Non fosse altro per la caratura del big vaticano, che negli ultimi anni si è schierato in maniera aperta contro l’attuale pontefice Bergoglio, rappresentando l’ala intransigente della Chiesa.
Dopo papa Ratzinger
Questo episodio, in relazione alla morte del papa emerito Benedetto XVI, assume una nuova luce nel contesto di una guerra che si è riaperta tra le due fazioni, quella progressista e l’altra più tradizionale, all’ombra della cupola di San Pietro.
Padre Georg, segretario particolare di Ratzinger, ha dato fuoco alle polveri: a salma ancora da inumare dell’ex pontefice, ha rilasciato dichiarazioni non certo tenere verso papa Francesco.
Parole al veleno, le sue, con cui ha anticipato l’imminente uscita di un suo libro pieno di rivelazioni sconcertanti sulla convivenza dei due papi.
Padre Georg alla carica
Per quale motivo Georg Genswein ha rotto la pax vaticana, tra l’altro nel momento meno opportuno? Dietro quest’iniziativa forse c’è l’intenzione di aprire un’offensiva mirata a stabilire nuovi equilibri cardinalizi.
Il tutto in vista di un Concilio, che seguirebbe le ventilate dimissioni di papa Francesco per motivi di salute.
Infatti, scrive l’arcivescovo tedesco nel suo libro Nient’altro che la verità, di essere rimasto «scioccato e senza parole» quando Francesco gli comunicò: «Lei rimane prefetto ma da domani non torni al lavoro».
Secondo padre Georg, Benedetto commentò: «Penso che papa Francesco non si fidi più di me e desideri che lei mi faccia da custode».
Satana contro Ratzinger e l’inquisitore silurato
In una intervista rilasciata a Ezio Mauro, Genswein ha rivelato di aver scorto la «mano del diavolo» durante il pontificato di Ratzinger.
In un’altra dichiarazione alla stampa, il prefetto della Casa Pontificia ha evidenziato che il provvedimento con cui papa Francesco ha ribaltato la liberalizzazione della messa in latino ha «spezzato il cuore» di Ratzinger.
Con queste uscite, l’arcivescovo tedesco ha riacceso le polemiche innescate in precedenza dal cardinale Müller con le sue continue prese di distanza dalla visione di Bergoglio. Per questo motivo, il papa ha destituito Müller da capo della Congregazione per la Dottrina della Fede (cioè l’ex Sant’Uffizio).
Müller alla riscossa
Dopo questa decisione, il prelato tedesco ha deciso di non tornare a Ratisbona ma è rimasto a Roma per accrescere il fronte dei conservatori vaticani.
In questo compito rientra anche il proselitismo, soprattutto nei più importanti centri religiosi e all’interno delle varie confraternite in Italia e nel mondo. Da qui la tappa al Santuario di San Francesco di Paola, dove Müller ha trovato porte aperte e orecchie pronte ad ascoltare le sue tesi radicali. Arricchite dagli spunti polemici, più volte esternati in altre sue pubblicazioni.
La polemica di Müller colpisce le aperture di papa Francesco al riconoscimento dell’affettività omosessuale, le posizioni papali sul ruolo delle donne nella Chiesa e sui divorziati risposati.
L’ambigua diplomazia di un conservatore
Ciononostante, lo stesso Müller ha in più circostanze tentato di non rimarcare troppo queste distanze. Anzi, ha messo in risalto la fedeltà al Papa, pur manifestando una linea a volte non coincidente con quella di Bergoglio.
Tuttavia, non bisogna dimenticare che lo stesso ex inquisitore nel 2015 firmò la lettera dei tredici cardinali in cui si denunciavano irregolarità nello svolgimento del Sinodo sulla famiglia, che avrebbero favorito la prevalenza delle posizioni più avanzate. E c’è da dire che Müller intrattiene rapporti anche con uomini nella Chiesa di stampo progressista, come il peruviano Gustavo Gutiérrez, padre della teologia della liberazione, con cui ha scritto un libro intitolato Dalla parte dei poveri.
Coppie gay: il no di Müller
Dopo l’apertura di Papa Francesco alle unioni civili per le coppie omosessuali, Müller dice di aver ricevuto «centinaia di chiamate» di chi la pensa diversamente.
Teologo e curatore dell’opera omnia di Ratzinger, nominato nel 2012 da Benedetto XVI prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e rimasto in carica fino al 2017, al Corriere della Sera ha spiegato la sua critica al pontefice: «L’ho sempre difeso contro protestanti e liberali, però il Papa non è al di sopra della Parola di Dio, che ha creato l’essere umano maschio e femmina».
Massoni? Alla larga
In un’altra occasione ebbe a dire: «Non mi sono piaciute tutte quelle grandi lodi dei massoni al Papa. La loro fraternità non è la fraternità dei cristiani in Gesù Cristo, è molto di meno. Non possiamo prendere come misura della fraternità quello che viene dalla Rivoluzione francese, che è ideologia, come il comunismo. Una religione universale non esiste, esiste una religiosità universale, una dimensione religiosa che spinge ogni uomo verso il mistero. A volte si sentono idee assurde, come quella del Papa “capo di una religione universale”, ma è ridicolo. Pietro è Papa per la sua confessione o professione di fede: “Tu sei Il Cristo, il figlio del Dio vivo”. Questo è il Papa, non il capo dell’Onu».
«Solo la Chiesa è universale»
Ancora più netto è sul concetto della relativizzazione:
«C’è una orizzontalizzazione del cristianesimo, lo si riduce in modo da piacere agli uomini d’oggi, invece così si inganna la gente. Quando ci si trova con persone di altre religioni non possiamo unirci in una fede generalizzata. Si riduce la fede a una fede filosofica, Dio a un essere trascendente, e poi diciamo che Allah o Dio padre di Gesù Cristo sono la stessa cosa. Così come il Dio del deismo non ha nulla a che vedere con il Dio dei cristiani. Ogni appello ad una “fratellanza universale” senza Gesù Cristo, l’unico e vero Salvatore dell’umanità, diventerebbe, dal punto di vista della Rivelazione e teologico, una corsa impazzita nella terra di nessuno».
Caccia ai fedeli
Questi concetti, esposti in maniera netta e intransigente, non lasciano intravedere una direzione comune con quella di Bergoglio, invece più aperto al dialogo interreligioso. Dopo la morte di Benedetto XVI è in gioco il futuro della Chiesa e la sua proiezione al di fuori dei confini vaticani. Perciò chi vuole riportare la dottrina cristiana in orizzonti più dogmatici, si sta organizzando per acquisire il consenso necessario a delimitare l’espansione di una visione più illuminista, che ha tuttora nel papa il più strenuo sostenitore. In questa ottica si inserisce l’attivismo del cardinal Müller, arrivato anche in Calabria in cerca di interlocutori.
Alessandro Pagliaro