Moderati in camicia nera: Toti e Iorio, la strana coppia

Più volte candidato a Roma in rappresentanza dell'estrema destra, dopo aver flirtato con la Lega oggi il cosentino prova a rifarsi una verginità politica nelle liste del governatore ligure alla Regionali di inizio ottobre

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È un ingombrante Mr X, piazzato in una lista regionale del centrodestra non troppo forte e in una posizione che non dà nell’occhio: è il cosentino Alfredo Iorio, classe’66, candidato in Coraggio Italia.
Essere Mr X non vuol dire essere trasparenti, invisibili o, addirittura incorporei. Infatti, Iorio, che ha una passione smodata per la politica estrema, è uno che lascia tracce. E queste tracce diventano vistose in un partito come Coraggio Italia, nato a maggio da un allargamento di “Cambiamo!”, il partitino del governatore ligure Giovanni Toti a cui hanno aderito Luigi Brugnaro, il sindaco di Venezia, più una pattuglia di parlamentari azzurri, centristi ed ex pentastellati.
Non è un caso che Coraggio Italia, ora come ora, sostenga Draghi, al pari della Lega e del Pd, per capirci. E allora, che ci fa un fascista, orgoglioso di essere tale, in questo partito? Non era meglio Fdi?

L’enigma Iorio

Diciamo pure che è stata sciatteria, attribuibile alla formazione recente del partito: il sito web di Coraggio Italia è piuttosto avaro di informazioni sui suoi candidati calabresi.
Su Alfredo Iorio appare solo una banale didascalia, da cui si apprende che ha cinquantacinque anni, fa l’imprenditore ed è nato a Cosenza. Più, ovviamente, una foto.
Null’altro. Alla faccia non solo della trasparenza ma anche della propaganda.
Ma per fortuna le foto non mentono e il web ha una memoria storica difficile da aggirare.

Cosentino de’ Roma

Iorio, che si occupa di immobili, ha un solido legame con la Calabria: va al mare tutti gli anni a Torremezzo (una delle spiagge cult dei cosentini), dove ha una casa, e frequenta Cosenza piuttosto spesso.
Ma vive stabilmente a Roma, dove lavora e coltiva la sua passione politica estrema, che lo ha elevato all’onore delle cronache nazionali perché questa passione l’ha sviluppata nella Capitale, con due candidature a sindaco contornate da episodi rumorosi, più legati a certo folclore politico a cavallo tra il vecchio neofascismo e la destra radicale che ad altro.

Candidature e saluti romani

Nel 2013, cioè l’immediato post Alemanno, Iorio si candida alle amministrative con la destra che più destra non si può: Forza Nuova.
Iorio è anche il leader storico di Trifoglio, il gruppo politico di destra (sempre estrema) che rivendica l’eredità della storica sezione del Msi a via Ottaviano, nella parte settentrionale della Capitale.

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Iorio non ha mai fatto mistero del suo credo politico, almeno fino alle Regionali 2021

Finita l’effimera amministrazione di Ignazio Marino, il Nostro ci riprova, non prima di aver sistemato un po’ le cose di casa. Cioè, di essere venuto a capo di una scissione fastidiosa, in seguito alla quale il Trifoglio si è diviso in due. Da una parte il Fronte della Gioventù, formato dai militanti più giovani che hanno rispolverato per l’occasione la vecchia sigla del movimento giovanile missino, dall’altra quelli che hanno seguito Iorio, ribattezzatisi per l’occasione Patria.
Stavolta è il momento del salto: il calabroromano si candida come sindaco a capo di una lista civica chiamata, appunto, Patria. E prende lo 0,22%. Nulla di fronte all’ecatombe che devasta tutti e porta al Campidoglio Virginia Raggi.

Tafferugli a Roma Nord

Prima della sortita amministrativa, Iorio si è segnalato alle cronache per un altro episodio: la protesta del 2015 contro il centro d’accoglienza in via Casale di San Nicola, all’estrema periferia nord di Roma, dove la prefettura aveva deciso di accogliere i migranti.
Iorio capeggiò una manifestazione di cittadini italiani, che presidiarono questo centro in tenda. Le proteste, così raccontano le cronache, degenerarono e, il 17 luglio di quell’anno, ne seguirono dei tafferugli. Per fortuna senza conseguenze serie.

Prima gli italiani

Mettere i cittadini italiani (meglio ancora se disagiati) contro i migranti è un escamotage efficace delle destre radicali, che si è trasformato in arma propagandistica vincente nel 2018.
«Prima gli italiani» lo dicevano i “camerati de’ Roma”. «Prima gli italiani», lo ha ripetuto con grande successo Matteo Salvini, che non a caso ha appoggiato le estreme destre e si è appoggiato a loro.

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A Roma Iorio non sembrava avere grande stima per Salvini, salvo poi supportare i leghisti in Calabria

E non è un caso che Iorio abbia deciso di fiancheggiare la Lega, che aveva quasi completato la metamorfosi in destra radicale nel trionfo del 2018 e si preparava a riproporre la formula alle Europee del 2019.
In quest’occasione, il Nostro appoggia Vincenzo Sofo, ex enfant prodige della destra milanese (è stato dirigente del movimento giovanile de La Destra di Storace), che fa il pieno di voti nel collegio meridionale, anche grazie all’aiuto di Iorio, diventato il suo uomo ombra in Calabria.
L’anno successivo il Nostro continua l’esperienza vincente col partito di Salvini in Calabria e fiancheggia Pietro Molinaro, che fa il pieno di voti alle Regionali. Poi arriva il mal di pancia.

2021, fuga da Salvini

Il mal di pancia di Iorio è stato fortissimo. Prima si esprime in maniera polemica nei confronti di Christian Invernizzi, all’epoca commissario calabrese della Lega, “colpevole” a suo dire di eccessiva debolezza politica per essersi accontentato di un solo assessore, cioè il vicepresidente Nino Spirlì. Poi, dopo aver fondato il movimento Calabria prima di tutto, annuncia uno sciopero della fame.
Tempo pochi mesi e la scomparsa prematura di Jole Santelli mette in discussione tutto. Nel frattempo, anche la Lega è cambiata e Vincenzo Sofo, che non gradisce il nuovo corso moderato di Salvini, aderisce a Fratelli d’Italia.

È un tana libera tutti, che crea un esodo massiccio (circa 300 militanti) dal partito del Capitano, che prendono direzioni diverse, che portano quasi tutte a destra.
La scelta di Sofo è simile a quella del consigliere comunale cosentino Vincenzo Granata, che molla Salvini e si butta tra le braccia di Toti. Ma, a differenza di Iorio, Granata non ha un profilo politico di destra radicale e quindi non dà troppo nell’occhio.

La scelta di Iorio desta qualche sorpresa, tanto più che la sua ultima uscita pubblica prima dell’attuale campagna elettorale è avvenuta a maggio, in occasione di un dibattito organizzato a Spezzano Albanese da “Calabria protagonista”, il nuovo movimento del Nostro, a cui, tra gli altri, ha partecipato lo stesso Sofo.

Moderato Iorio, presente!

Sono solo piccole curiosità che la dicono lunga: è quasi impossibile trovare i dettagli anagrafici di Iorio. Giusto uno screenshot delle Amministrative romane del 2016 informa che il “camerata” è nato a Cosenza il 9 marzo 1966.
Ma questo dato non appare su nessun’altra testata, neppure Repubblica e il Corriere della Sera, i più prodighi di informazioni.

Le date non mentono e le foto neppure: essere nati nel ’66 significa avere oggi 55 anni e la foto del prode Alfredo è identica a quelle apparse in occasione delle contese romane.
Perché tanti misteri? Solo sciatterie? Oppure c’è il desiderio di rifarsi una verginità, politica e territoriale, per correre non più in camicia nera, ma con la coppola da calabrese amante della Calabria?

Un fascista è per sempre, tranne se si vota

Il rifugio nelle braccia di Toti è comprensibile per tre ragioni.
La prima è elettoralistica, perché le liste di Fdi sono piene di candidati forti e sono costruite attorno agli uscenti.
La seconda è di strategia politica: serve a recuperare al centrodestra i voti dei “duri” che hanno mollato la Lega e non si sentono di fiancheggiare la Meloni.
La terza è di opportunità, da cui hanno da guadagnare almeno in tre: Occhiuto che mantiene l’elettorato, la Lega che si svuota dei “fasci” e si accredita come “moderata” e lo stesso Iorio, che può affrontare la campagna elettorale senza doversi misurare coi Moloch.
Insomma, un fascista è per sempre e Roma o Cosenza, destra radicale o nuovi centristi non importa: quando si va al voto, tutto fa brodo.

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