Un anno e quattro mesi per il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà. Un anno per l’ex segretario generale e per assessori ed ex assessori. Tutti condannati per abuso d’ufficio, ma assolti dal reato di falso. Per tutti la pena è stata sospesa.
Questa la decisione, dopo diverse ore di camera di consiglio, del Tribunale di Reggio Calabria. Il Collegio presieduto da Fabio Lauria ha letto il dispositivo di sentenza intorno alle 15.15.
La sentenza
Si conclude così il processo di primo grado sul cosiddetto “Caso Miramare”. Celebrato per far luce sull’assegnazione, con affidamento diretto, che la Giunta Comunale di Reggio Calabria fece alla semisconosciuta associazione “Il Sottoscala”, dell’imprenditore Paolo Zagarella. Un’assegnazione che suscitò grande polemica politica e sociale in città. Perché Zagarella era unanimemente riconosciuto come un amico di vecchia data del sindaco.
Secondo l’accusa, tale «regalo» sarebbe stato effettuato in virtù del rapporto di amicizia tra Falcomatà e il noto imprenditore reggino. Questi era ritenuto il dominus della compagine associativa. Nel corso del suo esame in aula, Falcomatà ha definito Zagarella solo «un buon conoscente». Ma sarebbe notorio, a Reggio Calabria, il rapporto datato tra i due. E consolidato attraverso diverse serate danzanti nelle discoteche più esclusive e alla moda della città.
La dialettica tra accusa e difesa
Da qui, dunque, l’assegnazione diretta. Senza un bando di evidenza pubblica. «Il sindaco Falcomatà non solo non si è astenuto, ma è stato il vero regista dell’operazione» aveva detto l’accusa nel corso della propria requisitoria. I pubblici ministeri Walter Ignazitto e Nicola De Caria avevano chiesto un anno e dieci mesi di reclusione per il sindaco di Reggio Calabria. Al termine della propria requisitoria, i rappresentanti dell’accusa ritenevano il primo cittadino responsabile dei reati contestati.
Per tutti gli altri, la Procura aveva chiesto un anno e otto mesi di reclusione ciascuno. Oltre a Falcomatà e a Zagarella erano imputati anche l’ex segretario generale del Comune, Giovanna Acquaviva, l’ex dirigente Maria Luisa Spanò, l’assessore in carica ai Lavori Pubblici e candidato al Consiglio regionale, Giovanni Muraca, e gli ex assessori Saverio Anghelone, Armando Neri, Patrizia Nardi, Giuseppe Marino, Antonino Zimbalatti e Agata Quattrone. Tutti puniti con un anno di reclusione ciascuno e la sospensione della pena.
La requisitoria
La requisitoria della Procura, il 22 ottobre scorso. In questo mese, le arringhe difensive hanno provato in tutti i modi a smontare il costrutto accusatorio. Sostenendo come non vi fosse dolo nella condotta degli imputati. Né alcun illecito profitto per Zagarella. Dato che uno dei punti su cui ha sempre puntato la difesa era il fatto che per il Comune di Reggio Calabria quella delibera (poi ritirata) non avrebbe portato alcun esborso per l’Ente.
L’affidamento della gestione della struttura di pregio, notissima in città, sarebbe avvenuto in maniera diretta a Zagarella. Questi, infatti, è uno storico amico del sindaco Falcomatà. E gli avrebbe anche concesso, in forma gratuita, i locali che avevano ospitato la segreteria politica nella campagna elettorale. La prima, quella che porterà l’attuale primo cittadino alla schiacciante vittoria sul centrodestra nella corsa verso Palazzo San Giorgio
L’inchiesta
«Con Zagarella, Falcomatà aveva un debito di riconoscenza» hanno detto i pm Ignazitto e De Caria. Per questo, quindi, il “Miramare” sarebbe stato affidato all’associazione “Il Sottoscala” dietro cui si celava (seppur senza cariche formali) Zagarella. Questi, esperto di feste e serate danzanti, avrebbe dovuto realizzare eventi e, quindi, intascare soldi, nell’immobile di pregio comunale.
Una delibera, quella del 16 luglio 2015, che sarebbe stata approvata a maggioranza con l’assenza dell’allora assessore, Mattia Neto. Che infatti non verrà coinvolta nell’inchiesta della Procura di Reggio Calabria. Ma secondo alcune testimonianze raccolte nel corso del dibattimento, l’associazione “Il Sottoscala” avrebbe avuto la disponibilità dell’immobile di pregio anche prima della votazione della delibera. Tra le persone escusse, che sosterranno tale versione, anche l’allora sovrintendente per i Beni archeologici della Regione Calabria, Margherita Eichberg. Impegnata con una sua collaboratrice nel sopralluogo di un immobile limitrofo al “Miramare” avrebbe sorpreso Zagarella e alcuni operai intenti a fare dei lavori all’interno della struttura.
La Procura aveva ritenuto di sostenere la penale responsabilità di tutti gli imputati, solo con un minimo distinguo di pena. Ma, certamente, un ruolo maggiore – morale e materiale – era riconosciuto ai due fedelissimi di Falcomatà, l’assessore Armando Neri e l’assessore Giovanni Muraca. Quest’ultimo, nell’impostazione accusatoria, sarebbe stato colui il quale avrebbe, di fatto, consegnato a Zagarella le chiavi per avere la disponibilità del “Miramare”. Forse anche in tempi antecedenti alla delibera stessa, come dichiarato proprio da Eichberg e dalle sue collaboratrici.
La condannata
Unica a scegliere il rito abbreviato, l’allora assessore comunale ai Lavori Pubblici, Angela Marcianò. È già stata condannata, in primo grado, a un anno di reclusione. Già collaboratrice del procuratore Nicola Gratteri, Marcianò, dopo l’esplosione del caso (politico e giudiziario) diventerà la grande accusatrice di Falcomatà. Marcianò ha sempre dichiarato di essersi schierata contro l’assegnazione del “Miramare” a Zagarella.
Ma dagli atti dell’indagine (tra cui diverse chat WhatsApp), emergerebbe in realtà solo un tardivo tentativo di intervenire per la modifica dell’atto. Accusa ancor più grave, quella mossa dalla Marcianò, è quella di risultare presente (e, quindi, con voto favorevole alla delibera) nel verbale della riunione di Giunta. Quando, invece, a suo dire, l’avrebbe abbandonata in aperta polemica con il provvedimento che si voleva adottare.
Cosa accadrà adesso?
Alle elezioni del settembre 2020, si candiderà anche a sindaco, in piena contrapposizione con il giovane primo cittadino del Partito Democratico. Otterrà un buon risultato, classificandosi terza tra i candidati. Ma al momento dell’insediamento in Consiglio Comunale subirà il provvedimento di sospensione spiccato dal prefetto, proprio a causa della condanna nel “caso Miramare”.
Stessa sorte, adesso, potrebbe avvenire per Giuseppe Falcomatà è considerato uno degli esponenti più emergenti del Pd calabrese. Avrebbe così una brusca frenata l’epopea politica del figlio d’arte reggino. Figlio, infatti, del sindaco della “Primavera Reggina”, Giuseppe Falcomatà diventerà primo cittadino dopo gli anni del “Modello Reggio” di Giuseppe Scopelliti e lo scioglimento per contiguità con la ‘ndrangheta del Consiglio comunale.
Ora, però, anche Falcomatà cade sotto i colpi di un’inchiesta giudiziaria. Con conseguenze politiche tutte da vedere. Il primo cittadino, infatti, sarà colpito dal provvedimento di sospensione del prefetto. Così come gli assessori in carica. Poi, si capirà se tutti decideranno di impugnare la decisione.