La sala d’attesa dell’ambulatorio medico Senza confini dell’Auser inizia ad essere affollata intorno alle 15:30. Qualcuno prega, leggendo, forse recitando a voce meno che bassa le sunne del Corano in attesa del suo turno. Una signora africana con un copricapo multicolore non gradisce l’obiettivo della macchina fotografica e si allontana sorridendo. Intanto arrivano una nonna, la sua nipotina con una forte tosse e la mamma che indica al medico un dente. La tormenta da giorni. Storie dei tanti lunedì, mercoledì e venerdì pomeriggio all’Auser di Cosenza.
Noi non denunciamo, noi curiamo i migranti in Calabria
«C’è una fascia ampia di migranti in Calabria, come del resto in tutta Italia, esclusa dal diritto di iscrizione al Servizio sanitario nazionale», spiega il presidente dell’Auser territoriale di Cosenza, Luigi Campisani. Qui trovano assistenza di base e specialistica molti degli invisibili presenti nell’area urbana. La Legge Bossi-Fini era entrata in vigore già da alcuni anni quando l’ambulatorio ha iniziato le sue attività nel 2010. «L’invito era quello di denunciare i cosiddetti clandestini – ricorda Campisani -, la missione è stata sempre quella di prendercene cura. Vuole sapere il nostro motto di allora? Eccolo: noi non denunciamo, noi curiamo».
Dal Gambia all’Ucraina
Ogni anno circa 2000 persone hanno accesso a cure completamente gratuite. Prima erano soprattutto africani, da Gambia e Mali in maggioranza. Oggi la geografia dei conflitti si ferma in queste stanze della solidarietà: curdi, afghani, siriani, iracheni e pure ucraini. Completano l’atlante filippini (vive una nutrita comunità in città), bengalesi, romeni e albanesi. Gli italiani sono in aumento. Le crisi ripetute non risparmiano nessuno. Sofferenza e povertà non hanno passaporto.
L’Auser, finanziato con il cinque per mille, è una diretta emanazione della Cgil e dello Spi Cigl. «Mamma e papà li chiamiamo noi», precisa Campisani. Garantiscono 12mila euro all’anno. Pochi rispetto alle attività svolte. E non sono destinati solo all’ambulatorio, il primo a vedere la luce in Italia. Sono utilizzati, anche se in piccolissima parte, per il centro Auser di Rende (sede della università della terza età) e per gli altri disseminati nella provincia di Cosenza.
I medici dell’ambulatorio
La procedura è sempre la stessa, cambia poco o niente negli altri ambulatori di migranti in Calabria e altrove. Si va dal medico generico dell’Auser. Valuta se sono necessarie visite specialistiche e si procede. Il dottore in questione è Valerio Formisani, volto noto della sinistra in città; da anni presta il suo lavoro e le sue competenze al servizio di chi ha bisogno. Mercoledì pomeriggio è impegnato a medicare un bengalese. Subito dopo esce, saluta, sorride e scambia due parole con il dentista in servizio nella stanza accanto. È Raffaella Formisani, sua sorella.
I dottor Auser dell’ambulatorio sono odontoiatri, un cardiologo, un ginecologo, un oculista, un internista e due ecografisti. Una ragazza rumena e un’altra afghana danno una mano. Completano la squadra uno psicologo e due assistenti sociali.
Il mediatore culturale viene dal Mali. Si chiama Ibrahim Conté, da 12 anni è in Italia. Lavora alla San Pancrazio, altra realtà solidale del tessuto urbano. Michele Bochicchio, segretario dell’ambulatorio, accoglie i pazienti. Ha dato pure il suo numero personale ai migranti che lo contattano per prenotare le visite.
I soldi fermi in Regione
Come tante altre associazioni del terzo settore, anche l’ambulatorio – il direttore sanitario è Valerio Formisani – si è fermato con le restrizioni imposte dalla pandemia. Dal 2022 ha ripreso a funzionare. I locali di via Cesare Gabriele sono piccoli. Ecco perché il Comune di Cosenza ha concesso all’Auser l’utilizzo del vecchio centro anziani di via Milelli. Un locale molto grande, circa 400 metri quadrati. Dove Campisani intende aprire pure uno sportello di ascolto. L’involucro c’è. Manca la fruibilità. E servono tanti soldi per trasformarlo in ambulatorio. Denaro che pure ci sarebbe. In teoria. «Il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali ha finanziato – sostiene Campisani – un progetto per 500mila euro nel 2019. I soldi sono stati trasferiti alla Regione Calabria. Dove sono ancora fermi, in attesa di essere erogati».
Un presidente per il Mali
Un progetto di cui vanno molto fieri all’Auser di Cosenza è “Vengo anch’io” per la mobilità assistita. Un’altra tassello aggiunto grazie a un Fiat Doblò donato all’associazione dalla Fondazione Terzo Pilastro di Roma e dalla Pmg Italia Spa di Bologna. Un mezzo attrezzato che consente anche il trasporto delle persone disabili. L’autoveicolo è stato utilizzato anche per la raccolta e la consegna di coperte e vestiario in collaborazione con il Comune di Belsito.
All’Auser di Cosenza si respira un senso di comunità. Con servizi che non si limitano alle, pur essenziali, prestazioni mediche. Il progetto “Adozione in vicinanza” consente, grazie alle donazioni mensili di alcuni soci, di studiare a una serie di ragazzi stranieri di diverse età. Un giovane del Mali si è diplomato e laureato a Cosenza. Si è specializzato a Parigi in Economia politica. Adesso sogna di tornare nel Paese della mitica Timbuctu per diventare presidente.
Questo articolo fa parte di un progetto socio-culturale finanziato dalla “Fondazione Attilio e Elena Giuliani ETS”. Cosenza sarà per tutto il 2023 Capitale italiana del volontariato. Attraverso I Calabresi la Fondazione intende promuovere e far conoscere una serie di realtà che hanno reso possibile questo importante riconoscimento.