Mendicino contro la Regione: quattrini pubblici e palazzi in avaria

Il Comune alle porte di Cosenza aveva partecipato a un progetto di edilizia agevolata per favorire i più deboli. Poi, dopo le prime complicazioni, la Regione chiede indietro i soldi, circa mezzo milione. Ma l'amministrazione non può restituirli: se lo facesse, rovinerebbe il bilancio. La storia incredibile di un progetto nato bene, cresciuto male e finito peggio

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Il ministero fa, il ministero disfa. E il Comune rischia.
È il riassunto di un lungo braccio di ferro tra Mendicino, un paesone di 9mila abitanti alle porte di Cosenza, e la Regione Calabria, in cui sono stati coinvolti due sindaci e quattro amministrazioni regionali. Anzi sei, se si considerano gli “interregni” di
Morale della favola: Mendicino dovrebbe restituire alla Regione circa mezzo milione.
Se lo facesse, rischierebbe di compromettere il bilancio, che non è tragico come quello del capoluogo, ma neppure troppo allegro.
L’alternativa è il ricorso, annunciato dal sindaco e ribadito dal responsabile dell’Ufficio tecnico. L’oggetto del contendere è un progetto di edilizia agevolata.

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Antonio Palermo, l’attuale sindaco di Mendicino

Il progetto della discordia

Andiamo con ordine. Tutto inizia in piena era Berlusconi. Per la precisione con il decreto 2295 del 26 marzo 2008, attraverso il quale il Ministero delle Infrastrutture attiva un programma di riqualificazione urbana per alloggi a costo sostenibile.
L’idea è notevole, come tante cose italiane: riqualificare catapecchie semiabbandonate, col concorso dei quattrini pubblici, e trasformarle in alloggi per i cittadini più deboli senza espropriare nessuno.
Secondo il ministero, avrebbe dovuto funzionare così: lo Stato mette una parte dei soldi, la Regione un’altra e il Comune, a cui spetta comunque il ruolo di passacarte e controllore, un’altra ancora. Il proprietario mette il resto.
Chiariamo di più: il pubblico (Stato, Regione e Comune) paga gli oneri di urbanizzazione (allacci fognari, strade da fare o rifare ecc) più parte della ristrutturazione (il 35% del costo di tutti i lavori). Il proprietario dell’immobile ristrutturato, in cambio, si impegna a far gestire il bene per vent’anni al Comune perché lo affitti a chi a bisogno a un canone di assoluto favore. Facile no?

I quattrini per Mendicino

Per quel che riguarda la Calabria, a questo progetto non ha aderito solo Mendicino. Lo prova

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Ugo Piscitelli, l’ex sindaco di Mendicino

la somma stanziata da Ministero e Regione dal Pollino allo Stretto: 21 milioni, di cui 12.369.217,31 a carico dello Stato e 8.630.782,69 a carico della Regione.
Mendicino, all’epoca amministrata dallo scomparso Ugo Piscitelli, decide di partecipare. E ottiene l’approvazione di un progetto dal valore di 1.500mila, divisi come segue: 852.900,00 a carico di Stato e Regione, 159.600,00, a carico del Comune, il resto (487.500) a carico dei privati.
Fin qui tutto bene: il Comune invia i documenti alle amministrazioni superiori, anche in tempi accettabili, e si parte.
E, nel 2015, Mendicino incassa 481.574,94 euro per le prime due tranche di finanziamento pubblico.

Iniziano i guai per Mendicino

Troppo bello per essere vero: il Comune procura case a costi stracciati ai cittadini più bisognosi e, allo stesso tempo, recupera zone del suo centro storico (tra l’altro molto bello, come tanti borghi antichi della Calabria) aiutando i proprietari a ridar vita a immobili altrimenti trascurati.
Il “ma” è dietro l’angolo: i privati devono anticipare tutto per recuperare il 35% delle somme. Siccome il Ministero tarda (l’approvazione del progetto è del 2012, ma i quattrini arrivano tre anni dopo), alcuni privati si sfilano. E non sono pochi: cinque su undici che avevano aderito.
A questo punto inizia il braccio di ferro. La Regione chiede chiarimenti, il Comune risponde con documenti e richieste di dilazione.

Un dettaglio del centro storico di Mendicino

Il balletto delle cifre

L’inghippo è questione di numeri. Infatti, la Regione sostiene che, visto che il Comune ha speso troppo in urbanizzazione e troppo poco per gli alloggi, ci sono somme da restituire.
L’amministrazione di Mendicino, invece, replica che quelle spese di urbanizzazione sono state comunque necessarie (se si rifà una fognatura questa copre tutta la zona, a prescindere se un proprietario si sia o meno tirato indietro).

La botta

La Regione agisce in autotutela e, lo scorso 5 aprile, ordina al Comune di Mendicino di restituire i 481.574,94 euro già finanziati.
In tutto questo, si sono succeduti due sindaci: lo scomparso Piscitelli e l’attuale Antonio Palermo, rimasto col cerino in mano.
Il duello giudiziario, che si terrà con tutta probabilità al Tar, sta per iniziare. E dal suo risultato dipende la salvezza finanziaria di un’amministrazione che ha essenzialmente una responsabilità: aver aderito a un progetto per avere di più e ora, tra una disfunzione e un’altra, rischia di restare nelle classiche braghe di tela.

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