Nik, Franz e quel vice sindaco di troppo

Fatta fuori con una Pec. Maria Pia Funaro non era funzionale alla maggioranza di Caruso. E soprattutto dei soliti noti del Pd. L'effetto Schlein qui resta e resterà un miraggio

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«Il Pd? È un partito dalle molte anime, direi fluido, qui è rappresentato sempre dalle stesse persone». Fluido ma alla fine pure granitico. Maria Pia Funaro, ormai ex vicesindaco di Cosenza, defenestrata in modo cinicamente burocratico, tramite una Pec, dà voce a quello che i molti presenti alla sua conferenza stampa già sanno.
La presunta e per adesso solo desiderata rivoluzione della Schlein qui non è mai arrivata, nemmeno come ipotesi, «perché il partito è gattopardesco, cambiare per restare uguale». E il rapporto politico con il plenipotenziario del Pd, Francesco Boccia, si era affievolito da troppo tempo. Altrimenti nessuno l’avrebbe rimossa.
Questa è molto più della storia di un vice sindaco cui sono state ritirate le deleghe. Questa è la storia di un grumo di potere che è così concrezionato da essere parte integrante della storia del Pd, fin da quando aveva un altro nome e forse persino nelle sue radici più antiche.

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Maria Pia Funaro spiega le ragioni della sua defenestrazione da vice sindaco

Il Pd è un partito che tace davanti alla fucilazione alla schiena di un suo significativo rappresentante, cui i vertici nazionali avevano chiesto di mettersi in gioco assumendo la carica di vice sindaco, un partito che adesso si sfila dai commenti, che cerca abbastanza goffamente di far finta che non sia accaduto nulla. Alla conferenza stampa ovviamente del Pd non c’era nessuno, salvo un sorridente Salvatore Giorno, venuto forse per farsi domandare cosa ci facessi lì. Mancavano i vertici regionali e provinciali, mentre per contrappasso c’era chi, come l’anziano Gino Pagliuso, ha passato tutta la vita dentro il ventre della Balena bianca.

L’ex vice sindaco di Cosenza, Maria Pia Funaro

Rimossa con una Pec

Il mondo che sta attorno alla Funaro è variegato e c’era tutto: cattolicesimo di sinistra, volontariato, società civile. Del resto, da candidata alla prima esperienza raccoglie oltre 500 voti, tanti da proiettarla verso il ruolo che fino all’altro ieri ha ricoperto, prima che dalla segreteria del sindaco non giungesse la telefonata che diceva «viene a ritirare il provvedimento qui, oppure glielo mandiamo per email?».

Il provvedimento era l’addio per sempre di Caruso alla sua vice. Non è nemmeno solo una questione di stile, forse anche di coraggio. Ma la questione è propriamente politica, mica di eleganza. E qui la politica si fa con il coltello tra i denti, non ci sono amici, solo alleati e se non durano per sempre i primi, figuriamoci gli altri. Per come la racconta Maria Pia Funaro, che stemperata la tensione affronta l’assemblea con efficacia, la defenestrazione si consuma perché «è mancata la coesione», come recita la mail di licenziamento.

In realtà le cose sono più complesse, mal celando bramosie di spazi, lotte di potere, posizionamenti di pedine nel gioco dell’amministrazione di un territorio. Dunque ben oltre le pur significative distanze tra la Funaro e Caruso su alcuni punti, per ultimo la posizione da assumere verso l’ipotesi avanzata dalla Cgil riguardo il luogo dove far sorgere il nuovo ospedale.

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Nicola Adamo ed Enza Bruno Bossio

E se il partito nazionale, oltre che i vertici regionali, perdono un vice sindaco senza emettere nemmeno un gemito, vuol dire che o questo luogo è destinato a restare inutile periferia, oppure è un feudo intoccabile. La Funaro non esclude la prima ipotesi, ma tende ad avvalorare maggiormente la seconda, in entrambi i casi c’è poco da stare allegri, visto che «non si vuole entrare in conflitto con chi da sempre conta sul territorio».
Come indicibili fantasmi, i nomi di Nicola Adamo ed Enza Bruno Bossio non si fanno mai, salvo quando con consueta irriverenza Claudio Dionesalvi domanda ridendo se il nuovo vicesindaco sarà una donna. Il riferimento è chiaro, la Funaro non elude la domanda né la persona evocata, ridendo di rimando dice che non crede possa essere lei, «più probabile qualcuno di quella scuderia». Chissà dove li addestrano a correre questi politici.

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