Malasanità: nella Presila cosentina si dorme vestiti, ma il freddo non c’entra nulla

Ambulanze che devono fare i conti con strade che franano e nessuno rimette in sesto. Il dramma dei genitori di una bimba in pericolo di vita, sempre pronti a dover scappare nella notte verso l'ospedale più vicino con mezzi propri per salvare la figlia. E un Pronto soccorso che non riapre nonostante sia fondamentale per il territorio

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Mettiamo il caso tu abitassi in un paese montano della Calabria e sia in emergenza. Chiami il 118. L’ambulanza si ferma a metà strada per dei guasti al motore. Devi aspettare l’arrivo di un’altra macchina. Rifai il percorso all’indietro. Altri 50 minuti. Poi ti dicono: «Signora, è arrivata troppo tardi».

È il 5 novembre 2021. Melissa, una bambina di Parenti (CS) con una paralisi cerebrale infantile, ha una crisi epilettica fortissima. Il medico di paese corre nell’immediato a prestare soccorso. Testa prima una bombola di ossigeno presente in casa, poi la utilizza sulla bambina per tamponare precariamente la crisi respiratoria che le ha causato l’ingurgito del vomito.ospedali-montagna-leterna-crisi-acri-san-giovanni-soveria-serra

Si attende l’arrivo dell’ambulanza, ma la situazione è instabile e problematica. Solo dopo 1 ora e 40 minuti dalla chiamata al 118, Melissa arriva in ospedale. Troppo tardi però. La bambina finisce in rianimazione e lì rimane per 10 giorni prima di ritornare a casa.
Ad aprile del 2022 Melissa ha un’altra crisi epilettica. Il 118 viene chiamato alle 5, ma l’ambulanza si rompe a metà strada. Si deve attendere l’ambulanza privata, che riesce ad arrivare in Pronto soccorso alle 08.30.

«Ho paura di dormire in pigiama»

Quelle crisi Melissa le ha superate, non certo per la tempestività dei soccorsi. Quelle ore, però, pesano come un macigno.
Dalla prima crisi i genitori di Melissa hanno paura di dormire in pigiama. Meglio farlo vestiti: «Riusciamo in questo modo a non perdere tempo, mettere la bambina in macchina e raggiungere l’ambulanza». La paura è che arrivare in ritardo stavolta possa rivelarsi fatale. Ma la lotta non è solo quella per la vita. È anche battaglia ad un sistema che guarda a questi luoghi con indifferenza.

Strade che franano e malasanità in Presila

Le corse di Melissa in ospedale hanno riportato all’attenzione i disagi propri di territori come la Presila, loro malgrado simbolo di malasanità e viabilità precaria. La distanza che divide Parenti, il paese dove vive Melissa, dal Pronto soccorso più vicino è di 33 km. Servono 50 minuti per percorrerli. In caso di emergenza si impiega il doppio: dalla chiamata al 118 all’arrivo in ospedale trascorrono, solo se si è in buoni rapporti con la Fortuna, ben due ore.
A far dilatare il tempo è in primis l’attesa dell’ambulanza, che impiega circa un’ora e 40 minuti per raggiungere il paese e ritornare in ospedale. Conteggio non proprio realistico perché ad aggravare la situazione si ci mettono le condizioni disastrate in cui versa un tratto di strada da cui è obbligatorio passare.

Il tratto di strada in questione è soggetto a periodiche frane. Le soluzioni finora? Chiusura temporanea nei periodi più critici o riduzione ad una sola corsia, con tanto di semaforo per gestire il senso alternato. In queste condizioni, nei casi di emergenza, si deve percorre una strada alternativa che raddoppia il tempo di arrivo. Questo con la bella stagione: nei mesi invernali le temperature possono scendere parecchio sotto lo zero e le strade si trasformano in piste di ghiaccio. Con tutto quello che ne consegue.

Riaprire il Pronto soccorso di Rogliano

La riapertura del Pronto soccorso dell’Ospedale Santa Barbara di Rogliano – chiuso nel 2010 – sembra essere per i cittadini la soluzione più ovvia.
Il reparto farebbe da avamposto all’omologo di Cosenza. Risolverebbe così due problemi: da una parte il sovraffollamento del Pronto soccorso dell’Annunziata, dall’altra la gestione momentanea delle emergenze provenienti dai paesi della Presila. Ma questa riapertura non s’ha da fare.

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L’ospedale di Rogliano

Il motivo non è ben chiaro, la struttura e le strumentazioni presenti al suo interno si prestano alla richiesta dei cittadini. Eppure, in un recente incontro tenutosi tra commissari e cittadini proprio davanti all’Ospedale Santa Barbara di Rogliano lo scorso 1 marzo, la richiesta dei cittadini di Parenti di riaprire il Pronto intervento sembrerebbe caduta nel nulla.

Presila a rischio spopolamento, non solo malasanità

Risolvere, seppur in parte, uno dei due problemi – sanità e viabilità – potrebbe alleviare le angosce di chi vive in questi territori e non solo. Lo scorso 22 luglio i cittadini sono scesi in strada al grido di «Nessuno tocchi la sanità». Si sono anche mobilitati per acquistare loro un’ambulanza. I costi elevati di gestione e la mancanza di personale specializzato, però, li hanno costretti a rinunciare. L’ambulanza di stanza a Parenti andrebbe a gestire le emergenze di chi vive nelle contrade limitrofe che, tra l’altro, si trovano ad una distanza dall’ospedale ancora superiore. Ma non dovrebbero essere i cittadini a farsene carico.

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Lo striscione affisso dai cittadini su un guardrail

E poi c’è sempre il problema delle strade. In queste condizioni il rischio di spopolamento è alto. La viabilità, infatti, ha anche un costo sull’economia di un paese fatto da imprenditori e artigiani che hanno deciso di investire nel territorio che ora sembra tradirli. Restare in condizioni simili preoccupa, ma per molti è obbligatorio.

Martina Ada Filice

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