Il loro è un dramma reale, mica scenico. Non aspettano la comparsa del signor Godot, ma che il signor Giuseppe prevalga sul signor Giggino o viceversa. E che uno dei due, alla fin fine, dica loro che tipo di futuro vivranno.
Quella del M5S è una vicenda per certi versi beckettiana, solo che nel loro caso è tutto perfettamente comprensibile. Non c’è nonsense nella loro storia: attendono impazienti il momento in cui succederà qualcosa. Ammesso che qualcosa possa davvero succedere.
Su quella isolata strada di campagna si attardano anche gli 11 parlamentari calabresi. Dietro di loro, un albero continua a perdere le foglie, perché il tempo passa, le elezioni sono vicine e nessuno sa bene da che parte andare: stare col signor Giuseppe o con il signor Giggino? Con Conte o con Di Maio? Con il nuovo corso o con i governisti?
Come i personaggi di Beckett, i pentastellati sono disorientati, vittime della maledetta paura di non essere rieletti. Allora cercano di posizionarsi nel miglior modo possibile. Ma chi può dire quale sia?

M5S senza una guida politica
Non è facile scegliere, soprattutto in questo momento di crisi, interna ed esterna. Il Tribunale di Napoli ha rinviato la decisione sul ricorso presentato da Conte per mettere fine alla sua sospensione da leader del Movimento. Per ora, dunque, i 5 stelle sono privi di una guida politica (l’ex premier ha comunque assicurato che si sottoporrà a una nuova votazione) e tutti i problemi restano sul tappeto, irrisolti: l’alleanza progressista con il Pd alle prossime Politiche si farà? Quale sarà la nuova legge elettorale? Infine, la domanda più assillante di tutte: la regola del doppio mandato sarà cancellata o no?
La questione è dirimente, considerato che le diverse posizioni sul tema hanno contribuito a generare due fazioni distinte, anche in Calabria.
Di Maio in gran spolvero
Conte sarebbe contrario all’eliminazione del tetto e favorevole alla possibilità di concedere deroghe solo in casi particolari («Grillo l’ha detto in più occasioni che per lui il doppio mandato è una regola fondativa del M5S»). Dall’altra parte sta Di Maio, che ha attirato nella sua corrente la stragrande maggioranza dei parlamentari che – come lui – sono già al secondo mandato, oltre ai governisti.

La lotta interna è aspra ed è esplosa in tutta la sua virulenza all’indomani del voto per il Quirinale, culminata poi con le dimissioni di Di Maio dal Comitato di garanzia del Movimento. Solo che, oggi, il ministro degli Esteri – a differenza di Conte, la cui buona stella degli esordi pare averlo abbandonato – sembra in grande spolvero, anche per via della guerra in Ucraina che gli sta regalando una straordinaria esposizione mediatica. Una posizione di forza che il capo della Farnesina, giurano i pentastellati che lo conoscono bene, sfrutterà a suo vantaggio al momento opportuno, anche facendosi trovare pronto nel caso in cui l’ex premier dovesse perdere la leadership del Movimento.
Conte, dal canto suo, sembra aver fatto dell’attendismo e dell’indeterminatezza le sue regole auree. «Non ha una linea chiara sulle questioni, dal green pass alla guerra, passando per la riforma del catasto. Facciamo fatica a seguirlo, siamo come appesi al niente», dice una parlamentare calabrese, parecchio disorientata.
Chi sta con chi nel M5S
Malgrado la confusione, anche tra deputati e senatori eletti tra il Pollino e lo Stretto si sono comunque create due fazioni avversarie, i cui rispettivi perimetri sono tuttavia molto sottili e, spesso, invisibili. Quella di Di Maio è nettamente minoritaria, anche se, da qui a breve, gli ultimi eventi, anche internazionali, potrebbero cambiare i rapporti di forza.
Dalla parte del ministro sta la sottosegretaria Dalila Nesci, la più governista tra i parlamentari calabresi. Decisamente più incerta la collocazione di Alessandro Melicchio. «È un po’ di qua e un po’ di là, anche se in questo momento pende più dalla parte di Conte», osserva un attento osservatore del Movimento.

Tra i contiani di ferro figurano di certo il cosentino Massimo Misiti, il vibonese Riccardo Tucci e il catanzarese Paolo Parentela.
Difficile incasellare con certezza l’ex sottosegretaria Anna Laura Orrico e la deputata Elisa Scutellà, entrambe considerate più vicine a Conte che a Di Maio, così come la crotonese Elisabetta Barbuto.
Indipendenti, quindi non riconducibili a fazioni, i deputati Federica Dieni (anche per via del delicato ruolo di vicepresidente del Copasir) e Giuseppe d’Ippolito (da sempre attestato sulle posizioni di Grillo più che dei capi politici). Tra i fedelissimi di Conte ci sarebbe anche il senatore Giuseppe Fabio Auddino.
Il grosso del pattuglione calabrese starebbe quindi con il leader tuttora sospeso. «Ma se domani dovesse essere defenestrato, tutti passerebbero subito con Di Maio», rileva un attivista molto ascoltato del Cosentino.

Poche seggiole disponibili
Al di là dei posizionamenti, i 5 stelle devono fare i conti con il taglio dei seggi in Parlamento – voluto proprio da loro – e con i risultati poco incoraggianti che riguardano la Calabria.
Alle ultime Regionali – nonostante, con due eletti, sia riuscito per la prima volta a essere rappresentato in Consiglio – il M5S ha preso il 6,5%, meno della metà rispetto al già non esaltante dato nazionale, che oscilla dal 13 al 15%.
La situazione, insomma, è tutt’altro che rosea. Anche per questo i parlamentari aspettano con ansia che uno tra il signor Giuseppe e il signor Giggino prenda la situazione in mano per tempo, facendo il possibile per aumentare i consensi, decisamente in calo, del Movimento. Le Politiche del 2018, quando i 5 stelle sfondarono il muro del 40%, sembrano lontanissime, elezioni di un’altra era geologica.
Altre avventure fuori dal M5S
Da allora, tantissime cose sono cambiate e molti degli eletti – in tutto erano 18 – hanno preso altre strade e tentato, non sempre con successo, altre avventure. È il caso di uno dei cinquestelle un tempo più rappresentativi, Nicola Morra, che rischia di rimanere fuori dal Parlamento perché orfano di partito.
La sua parabola è emblematica e, forse, consiglia prudenza a tutti quelli che sarebbero tentati di abbandonare il dramma stellato per calcare altre scene. Così, non resta che aspettare. Magari domani succederà qualcosa. Magari.
