Per fortuna, Leo Battaglia è vivo e lotta con noi, altrimenti sai che noia a Ferragosto. Grazie alla sua trovata, ispirata al trash più spettacolare, ha dato di che parlare ad avversari, ambientalisti e benpensanti e ha fatto ridere tutti gli altri, cioè la stragrande maggioranza dei calabresi.
Il lancio delle mascherine chirurgiche con sponsor elettorale dall’elicottero sulle spiagge dell’Alto Jonio cosentino ha movimentato le cronache politiche, altrimenti scarne, di questo periodo.
Dalla Lega non c’è alcun imbarazzo apparente per il gesto di Battaglia, famoso nel passato per aver fatto imbrattare le pareti pubbliche e i cavalcavia coi suoi spot elettorali. Anzi, c’è chi dice con un certo candore che in politica contano anche i voti e l’esponente cosentino ne pesa oltre duemila. Di questi tempi, oro zecchino.
E sono proprio i voti la croce e delizia della Lega calabrese.
Candidature big e militanti in fuga
Si può anche pensare tutto il male possibile della Lega. Ma al partito di Salvini occorre riconoscere un merito: è l’unica formazione politica di centrodestra in cui la militanza ha ancora un valore.
E, non a caso, la fuga dei trecento militanti, capitanati dall’ex segretario provinciale di Cosenza ed ex vicesegretario regionale Bernardo Spadafora ha destato non poco scalpore e qualche preoccupazione.
Il capitano Salvini, impegnato a promuovere il suo nuovo corso moderato, non sembra eccessivamente turbato. Anzi, la sua unica preoccupazione, a detta dei bene informati, è presentare in tempo utile liste confezionate con un occhio particolare ai voti. E pazienza se qualcuno si fa venire il mal di pancia: in politica, secondo il cinico capitano, contano anche i risultati. Quindi, pazienza se si perde un pezzo di base.
I vertici calabresi del Carroccio (cioè la terna capitanata da Giacomo Saccomanno e composta da Roy Biase e Cataldo Calabretta), si sono dati un bel da fare per bilanciare tutti gli equilibri e quadrare più cerchi possibili, aiutati in questa missione dal recente tour elettorale del leader nazionale, giunto in Calabria per promuovere i referendum sulla giustizia ma anche per fare campagna acquisti.
Il salto sul Carroccio del vincitore
Iniziamo da Cosenza, dove il Carroccio schiererà in lista, oltre al menzionato Battaglia, il consigliere uscente Pietro Molinaro (che tra l’altro figurerebbe tra gli affetti da mal di pancia, per via del mancato assessorato all’Agricoltura), Antonio Russo, il sindaco di Mirto Crosia, e Simona Loizzo, la cui candidatura è stata presentata con una mega conferenza stampa.
Secondo i malevoli, Loizzo sarebbe anche un’interfaccia di Pino Gentile, la cui candidatura è in discussione a causa di un processo in cui il big cosentino è tuttora alla sbarra. Quindi, con grande probabilità, la famiglia politica più forte di Cosenza darà il proprio contributo elettorale proprio attraverso la dentista cosentina, che vanta di suo un forte radicamento nella Sanità che conta.
Un discorso a parte merita la candidatura di Mariano Casella, ex consigliere comunale di Diamante, imprenditore e amministratore del supermercato Conad a Diamante. Casella è anche il fratello di Anna Francesca, la giovane ex vicesindaca di Diamante e moglie di Ernesto Magorno, attuale sindaco del centro dell’alto Tirreno cosentino, ex segretario regionale del Pd e attuale senatore di Italia Viva.
Si è vociferato a lungo dei tentativi (falliti) di Magorno di portare il suo partito nel centrodestra. Ora, con tutta probabilità, il senatore ha calato il suo carico di briscola. Le ragioni di partito saranno sacre senz’altro, ma per lui è importante avere amici anche nelle forze che, con molta probabilità, governeranno la Regione. Perciò ha preso il toro per le corna, ha bypassato le forze centriste e ha bussato direttamente a destra: un Salvini è per sempre. O quasi.
Nel resto della Calabria vale la militanza
Nel collegio di Catanzaro, invece, il Carroccio ha schierato in prima fila il suo dirigente Antonio Macrì e i consiglieri regionali uscenti Filippo Mancuso e Pietro Raso. Un asset elettorale decisamente più di partito.
Un discorso simile vale per Reggio, dove risulta confermata Tilde Minasi. Squadra vincente non si cambia? Certo. Ma anche logica ferrea di partito più ragion politica.
La Lega, infatti, deve confermare i risultati dalla Sila Greca in giù e acchiappare quanto può a Cosenza, dove l’emorragia dei trecento può creare qualche guaio.
A partire, magari dalle Amministrative del capoluogo bruzio, perché tra le defezioni si registra quella del consigliere comunale cosentino Vincenzo Granata, esponente del Carroccio a Palazzo dei Bruzi, già incaricato di compilare la lista per le prossime comunali.
L’abbandono di Granata, fratello di Maximiliano, attuale presidente del Consorzio Vallecrati, ha a che fare più con ragioni di equilibrio politico che di militanza ideologica: a differenza degli ammutinati di Spadafora, Granata non ha una matrice destrorsa e c’è chi lo considera più vicino agli Occhiuto (Mario o Roberto non importa) che ai vertici regionali leghisti.
Dove andranno a finire i dissidenti?
Un rifugio possibile per i dissidenti potrebbe essere Fratelli d’Italia, che si ostina a esibire nel simbolo la mitica fiamma tricolore (per quanto ridotta a poca cosa, più piccola che nel simbolo della ex An).
Ma nel partito della Meloni, gonfiatosi nei sondaggi grazie a una campagna acquisti aggressiva e incauta, la militanza non è proprio uno degli elementi forti. Resterebbero i mini partiti, cioè i seguaci di Maurizio Lupi e di Giovanni Toti.
Per quel che riguarda Noi con l’Italia di Lupi, ci sarebbe poco da fare: le liste sono quasi completate e l’orientamento è decisamente centrista. Qualcosa, invece, si muoverebbe in Coraggio Italia, il movimento federato che fa capo a Toti e a Luigi Brugnaro, il sindaco di Venezia.
Anche questo movimento starebbe preparando proprie liste. E per il collegio di Cosenza spunta già un nome: Alfredo Iorio, calabrese trapiantato a Roma già vicino alla Lega. Anzi, vicinissimo, visto che è stato l’uomo ombra di Vincenzo Sofo durante le ultime europee e poi, durante le Regionali 2020, di Pietro Molinaro. Che sia lui il Mosè a cui toccherà il compito di portare i dissidenti verso qualche improbabile terra promessa?
Neodemocristiani alla carica
I seguaci di Maurizio Lupi si sono dati un gran da fare e, quatti quatti, hanno quasi completato le liste per le Regionali e si preparano ad aggredire anche Cosenza.
Noi con l’Italia vanta un organigramma regionale non numeroso ma compatto, in cui c’è lo zampino di Pino Galati, un altro evergreen del centrismo calabrese, intenzionato a “morire democristiano” (infatti, ha smentito come gossip ferragostani le voci che lo darebbero pronto a inciuciare con Salvini…).
Lo stato maggiore dei lupacchiotti calabri è costituito da altri tre evergreen: il cosentino Franco Pichierri, già notabile dell’Udc, e aspirante sindaco di Cosenza, il vibonese Michele Ranieli, che gestisce il collegio di Catanzaro-Vibo-Crotone (insomma, la “Grande Catanzaro”), e il reggino Nino Foti, già parlamentare azzurro.
Pichierri si è mosso in due direzioni: ha preparato due liste (una con la sigla di partito e l’altra personale) con cui tenterà l’avventura a Palazzo dei Bruzi in “amichevole concorrenza” col centrodestra e ha compilato la lista per il più importante collegio elettorale regionale.
Ne fanno parte l’ex sindaco di Acri Nicola Tenuta e il big della Cisl Franco Sergio, già consigliere regionale con Oliverio.
A Catanzaro, invece, sono schierati Concetta Stanizzi, avvocata e presidente provinciale della Lega italiana tumori, Tea Mirarchi, consigliera comunale di Soverato, Tranquillo Paradiso, consigliere comunale di Lamezia, e Levino Rajani, presidente provinciale dell’Ordine dei farmacisti di Crotone.
Più delicati gli equilibri a Reggio, dove figura il nome di Maria Tarzia.
Conto alla rovescia
Secondo i bene informati la Commissione Antimafia è già all’opera sui nominativi inviati dai responsabili calabresi e dovrebbe fornire il suo responso nei primi giorni della prossima settimana.
Ovviamente, a chi ne ha fatto richiesta, visto che i Masanielli di de Magistris hanno risposto picche in maniera sdegnata: il loro codice etico sarebbe più forte del regolamento della Commissione parlamentare.
Mario Oliverio, invece, si è limitato ad annunciare la propria candidatura con due liste a supporto e non è dato sapere se aderirà alla sfida “legalitaria” lanciata da Roberto Occhiuto.
Il conto alla rovescia per confermare o smentire il totonomi è iniziato…