La terra raccontata dal giornalista e saggista Santo Srati, nel suo ultimo libro dal titolo “Calabria, Italia”, è un luogo utopico, straordinariamente ricco di opportunità eppure trascurate. Una colpa grave, cui tuttavia l’autore non dispera si possa porre rimedio. La potenza della bellezza della Calabria, la sua atavica incapacità di metterla a buon frutto, le vie da percorrere per mutare il destino, son stati i temi dell’incontro promosso dalla Fondazione Giuliani, uno degli appuntamenti che il presidente Walter Pellegrini apostrofa come «Libri in Villa».
Al fianco dell’autore c’era il professore Mauro Alvisi e in platea il sindaco Franz Caruso. Qual è la Calabria raccontata da Strati? E’ la terra che sembra sommersa dalle criticità e che pare disconoscere invece la bellezza di cui è portatrice. Un libro, come spiega Walter Pellegrini, che non elude i problemi, ma che suggerisce un mutamento di rotta, sembra indicare un cambiamento possibile. Si tratta solo di una “narrazione” negativa? Chiede Francesco Kostner stimolando il dibattito. Certamente no, pur esistendo un problema di comunicazione. Il dato che maggiormente sembra impedire ai calabresi di capovolgere il destino di Cenerentola del Paese sta nella storica incapacità dei calabresi di fare comunità, di vincere il localismo.
Strati ne è certo e questo spiegherebbe una delle ragioni per le quali numerosi calabresi, lontani dalla loro terra, riescono ad affermarsi con grandi successi, trovando altrove contesti sociali maggiormente favorevoli. Manca, per dirla con la parole di Alvisi «l’intelligenza di connessione», la capacità, o forse la volontà, di fare squadra, di uscire dal proprio piccolo orizzonte e avviare progetti di cooperazione, i soli in grado di offrire a una comunità periferica come la nostra «la possibilità di pesare» nelle decisioni politiche nazionali. Ma questo tuttavia potrebbe non bastare, l’obiettivo più ambizioso riguarda la “reputazione”, concetto che nelle parole di Alvisi ha una sua materialità misurabile, in termini di affidabilità delle istituzioni e qualità concreta della vita, mentre nelle parole dell’autore assume anche un senso più vasto, propriamente politico e civile. Reputazione intesa come senso di appartenenza e cittadinanza orgogliosa. Sarebbe un primo passo, faticoso ma ineludibile.