La domanda assilla chi è solito preoccuparsi di questioni marginali: ma Italia viva, in Calabria, va a destra o a sinistra? Si potrebbe rispondere alla maniera di Guzzanti/Rutelli: «Iv non è di destra né di sinistra, Iv è di Magorno. Se te compri ‘na machina è di destra o di sinistra? È ‘a tua, ahò: se vuoi anda’ a destra, vai a destra, se vuoi anda’ a sinistra, vai a sinistra».
Il senatore e sindaco di Diamante, il più renziano tra i renziani, a sud del Pollino èpadrone assoluto e conducente unico di quella macchina nuova, ma già malconcia, chiamata Italia viva. Anzi, di più: «Iv, in Calabria, è Magorno», conferma un seguace calabrese dell’ex premier.
Destinazione Parlamento

Quel macinino, così scassato da non essere nemmeno riuscito a raggiungere le urne alle ultime elezioni regionali, può comunque assolvere la sua funzione più importante: accompagnare Magorno davanti al Parlamento per la terza volta consecutiva, sempre al fianco del leader indiscusso e indiscutibile, Matteo. Le sigle, i partiti, che siano il Pd o Iv, contano nulla. Per «Ernestone» – nomignolo affettuoso che gli sarebbe stato affibbiato dallo stesso Renzi – l’importante è far parte del mitico giglio magico, oggi decisamente appassito dopo anni di assoluto dominio. Fa niente che Italia viva, a due anni e mezzo dalla sua nascita, non abbia messo radici nei territori calabresi e che sia praticamente fuori da tutti i giochi politici, come dimostra la mancata presentazione della lista alle Regionali che hanno incoronato il centrodestra.

Eppure, il partito di Renzi, dopo la sospensione di Giuseppe Falcomatà, esprime il sindaco di Reggio, la più grande città della Calabria. Ma Iv, finora, si è guardata bene dal rivendicare o supportare l’azione politica del reggente Paolo Brunetti. «Magorno – spiega un militante dello Stretto – lo tratta come fosse un clandestino a bordo, e finora nessuno ha capito perché».
Il senatore cosentino può anche permettersi di snobbare il sindaco metropolitano, cambia poco: il suo futuro politico è comunque assicurato.
Renzi blinda Ernestone
Negli ambienti politici si racconta sempre un episodio che spiega bene il legame del sindaco-parlamentare con l’ex primo ministro. Vigilia delle Politiche 2018: Renzi è ancora segretario del Pd e sta inserendo nelle liste i suoi uomini più fidati. A un certo punto gli viene sottoposto il dossier Calabria. E lui lo approccia con una sola domanda: «Ernestone c’è?». Il Pd calabrese è alle prese con le solite faide tra capibastone che cercano spazio e i responsabili delle liste non sanno ancora rispondere. Renzi taglia corto, perentorio: «Ernestone al primo posto al Senato». Poi va via, disinteressandosi del resto.
Per Magorno è candidatura blindata, mentre per la maggior parte dei capibastone sono dolori. Se Ernestone è riuscito a spuntarla pure in un bus affollato come quello del Pd, figurarsi se potrà andargli male al prossimo giro – le Politiche del 2023 –, ora che è alla guida della sua piccola utilitaria. «Renzi lo metterebbe al primo posto anche se l’alternativa fosse Obama», assicura divertito un italovivo di primo piano.
L’amico leale
Ecco, Iv Calabria è Magorno, politico capace di mille acrobazie ma costante nella sua lealtà a Renzi, anche quando la parabola dell’ex rottamatore ha cominciato a declinare. Pochi giorni fa, in Senato, mentre Renzi arringava l’aula contro i magistrati di Firenze (e non solo), ottenendo infine il voto favorevole che ha sollevato il conflitto d’attribuzione davanti alla Consulta sul caso della Fondazione Open, Ernestone era lì. Proprio dietro di lui, quasi a volerlo proteggere. Sempre sollecito nel battere le mani con enfasi nei passaggi più importanti di un’invettiva che ha poi compattato tutti, esclusi il M5S («attacco della politica alla magistratura? Si vergogni chi lo pensa: stiamo chiedendo che la politica faccia i conti con la realtà») e Leu.
Dove va Italia Viva?
Detto del legame indissolubile tra Renzi e Magorno, resta intatta la domanda: dove va Iv? Le adesioni più recenti non aiutano a spiegare il tragitto di un partito dalla natura sempre più incerta. L’ultimo arrivo, in ordine di tempo, è stato quello dell’ex sindaco di Crotone, Ugo Pugliese, in passato vicinissimo ai centristi Flora e Vincenzo Sculco.

Ma a sorprendere è stato soprattutto l’ex pezzo da novanta del Pd vibonese, Brunello Censore, che ha celebrato il suo ingresso in Iv nel corso di un dibattito a Serra San Bruno, il suo feudo, al quale hanno preso parte il presidente nazionale, Ettore Rosato e, manco a dirlo, Magorno. L’ex deputato, dopo aver sottolineato che il ritorno nelle fila renziane «nasce dalla condivisione sulle politiche», ha ipotizzato la nascita di un «grande centro» e si è rammaricato del fatto che «non c’è più una rappresentanza vera dei territori in Parlamento». Malgrado abbia chiarito che «candidature non ne devo più fare», diversi osservatori hanno rilevato come la nuova avventura di Brunello arrivi in un momento favorevole, cioè all’indomani dell’addio della senatrice Silvia Vono, passata a Fi anche – mormorano – per via del pessimo rapporto con Magorno.

Brunello o aceto?
Censore, in pratica, come forse anche Pugliese, sarebbe salito a bordo di Iv per coprire lo spazio che l’ex 5 stelle ha lasciato vuoto nella Calabria centrale, con l’obiettivo di fare il bis in Parlamento. Un attento conoscitore della sua storia politica, tuttavia, è abbastanza scettico: «È stato un Brunello d’annata, ma ormai è aceto…».
Pure Censore – cosa che lo accomuna a Magorno, segretario mai troppo amato dai dem – è spesso vittima del sarcasmo degli ex compagni di partito. Un dem vecchia scuola sorride e butta giù una perfidia: «Presto chiederà un congresso come fece da noi ed Ernesto lo caccerà via».
Perché, spazi vuoti o pieni, la tiritera è sempre la stessa: la macchina la guida Ernestone, nessun altro. Vale dunque poco la presa di posizione di un giovane renziano come il consigliere provinciale di Cosenza Alessandro Porco, convinto che Iv debba essere «un partito di centrosinistra».
Magorno ha svoltato a destra con decisione, malgrado lo stesso Renzi, a Roma, sia al lavoro per verificare la possibilità di costruire un «campo largo» con il Pd e altri centrini.

La corte al centrodestra
Il senatore calabrese, invece, ha dichiarato pubblicamente di aver sostenuto il centrodestra del governatore Roberto Occhiuto e si è addirittura proposto come candidato di coalizione per la presidenza della Provincia di Cosenza. Anche questa mossa ha scatenato gli sfottò di alcuni ex compagni d’armi: «Vuole andare dall’altra parte a tutti i costi, ma non lo vogliono». Affermazione sensata, visto che il centrodestra cosentino ha poi candidato la sindaca di San Giovanni in Fiore, Rosaria Succurro.
Poco male, per Ernestone: è al volante di Italia Viva e viaggia spedito verso il tris, con la benedizione di Matteo. Molto male per gli altri aspiranti parlamentari: un partito fermo al 2,4% rischia di essere solo una monoposto.