Calabresi: ultimi in tutto, primi nell’ottimismo

L'ultimo rapporto Bes dell'Istat crocifigge la regione che, come sempre, si piazza nelle parti più basse di tutte le classifiche possibili. Eppure, a dispetto delle statistiche (e delle evidenze) restiamo i più fiduciosi nel futuro

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Nei giorni scorsi l’istat ha pubblicato l’undicesimo rapporto Bes (Benessere equo e sostenibile) in Italia. Questo si basa su 88 indicatori per 12 categorie che inquadrano questioni concrete e rilevanti.
Il dossier conferma il divario tra le regioni italiane nelle 12 categorie eaminate: salute, istruzione e formazione, lavoro e conciliazione dei tempi di vita, benessere economico, relazioni sociali, politica e istituzioni, sicurezza, benessere soggettivo, paesaggio e patrimonio culturale, ambiente, innovazione ricerca e creatività e qualità dei servizi.
La Calabria ne esce male, in alcuni casi molto
Sono solo un paio gli indicatori in miglioramento: l’ottimismo e la mortalità per tumori.

 lo dice l’Istat: la Calabria è la più ottimista

Nel 2021 si registra la più alta percentuale di chi guarda al futuro con ottimismo.
Lo scorso anno, invece, gli ottimisti calano di botto.
L’analisi territoriale mostra come il Nord-ovest abbia recuperato nel 2022 in tutti gli indicatori di benessere il proprio vantaggio sul resto del Paese, perso durante la pandemia.
In particolare, per quel che riguarda la soddisfazione per il tempo libero, calata nel 2021 e risalita al 68,4% di persone molto o abbastanza soddisfatte.
Questo risultato tuttavia non è sufficiente a raggiungere i valori del 2019 (71,7%).
Il Molise ha un valore di crescita superiore alla media e una percentuale di soddisfatti prossima alla media. ma la Calabria si distingue per il più elevato livello di crescita rispetto al 2019: dalla 20esima alla 11esima posizione.

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L’Istat “fotografa” il Paese: un’immagine-simbolo del rapporto Bes 2922

Per quanto riguarda la soddisfazione per il tempo libero la situazione è ancora più articolata e non si individuano condizioni omogenee. Tuttavia la Calabria raggiunge una posizione in linea con la media nazionale e, insieme a Umbria e Campania, rappresenta l’unico territorio che ha recuperato e superato i livelli di soddisfazione del 2019. I soddisfatti della propria vita, in Calabria sono il 46,8%, su una media del 40.5% al Sud. I soddisfatti per il tempo libero sono il 65,8%, su una media del 63,8% al Sud. In entrambi i casi la Calabria non è la regione con più ottimisti in termini percentuale ma quella dove sono aumentate di più le persone ottimiste.

Tumori: per l’Istat in Calabria si muore meno

L’Istat indica un netto miglioramento nel Sud profondo. Infatti tra il 2019 e il 2020 la mortalità per tumore cresce in quasi tutte le regioni del Mezzogiorno, con la felice eccezione della Calabria, che è al primo posto delle regioni virtuose (o “graziate”).
Ma contemporaneamente diminuisce in tutte le altre regioni italiane, salvo in Liguria in cui rimane stabile.

La Calabria invecchia male

La media nazionale è di 60,1 anni, ma la Calabria è la maglia nera di questa sotto classifica con 53 anni. Per la precisione, sono 53,1 per gli uomini (su una durata media della vita di 79,5 anni) e di 53 per le donne (su 83,8 anni).
Nel 2022, la speranza di vita in buona salute si stima pari a 60,1 anni, mentre nel 2021 ammontava a 60,5 anni e nel 2020 a 61,0, a fronte di 58,6 nel 2019.
L’indicatore manifestava una certa stabilità prima della pandemia, con un range compreso tra 58,2 e 58,8 anni nel periodo 2012-2019. Gli ultimi 3 anni sono, un periodo di turbolenze eccezionali, che richiedono una forte cautela nell’interpretazione.
A livello territoriale si conferma nel 2022 lo svantaggio del Sud. Le regioni del Nord, con le eccezioni della Liguria (59,1 anni) e dell’Emilia Romagna (59,9 anni), mostrano valori della vita media in buona salute tutti al di sopra della media nazionale.
Stesso discorso nel Centro, ad eccezione delle Marche (60,2) che ha un valore in linea con la media dell’Italia.
Nelle regioni del Sud si registrano tutti valori inferiori alla media nazionale. La Calabria, pur migliorando rispetto al 2019, continua a posizionarsi ai più bassi livelli (53,1, ben 16 anni in meno rispetto al livello più alto raggiunto dalla Provincia autonoma di Bolzano).

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Terza età; sempre più precaria la salute degli anziani

Troppi morti si potevano evitare

Il concetto di mortalità trattabile e prevenibile proposto dall’Istat si basa su un concetto particolare: che certe morti (per gruppi di età e malattie specifiche) si sarebbero potute evitare se ci fosse stato un sistema di salute pubblica più efficace e interventi medici immediati.
Anche in questo caso la Calabria presenta criticità.
Sardegna e Valle d’Aosta hanno una mortalità prevenibile al di sopra della media nazionale e tassi di mortalità trattabile nel livello medio. Al contrario, Puglia e Calabria si caratterizzano per tassi di mortalità trattabile al di sopra della media nazionale e tassi di mortalità prevenibile al livello medio o lievemente al di sotto della media nazionale.

Istat e scuola: la Calabria è la meno istruita

Nel 2022 ricresce il numero di diplomati e laureati, ma l’Italia è ancora lontana dalla media europea. Nel 2022 il 63,0% delle persone tra i 25 e i 64 anni ha almeno una qualifica o un diploma secondario superiore (più 0,3 punti percentuali rispetto al 2021) rispetto a una media europea di circa il 79,5%.
Superano il 70% Friuli-Venezia Giulia (71,2%), Umbria (71,5%), Provincia Autonoma di Trento (72%) e Lazio (72,1%). Sono meno del 60% Sicilia (52,4%), Puglia (52,5%), Campania (53,8%), Sardegna (54,6%) e Calabria (56,6%).

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Secondo l’Istat la Calabria è la regione meno istruita

Analfabeti anche nel digitale

Le competenze digitali restano una prerogativa delle persone con titolo di studio più elevato. Infatti il 75,9% di chi ha almeno la laurea possiede delle competenze digitali almeno di base, contro il 53,8% dei diplomati e il 21,9% di chi ha un titolo di studio più basso.
Dall’analisi territoriale emerge un forte gradiente tra Centronord e Mezzogiorno. In particolare, le regioni con la quota più alta di persone con competenze digitali almeno di base sono il Lazio (52,9%), seguito dal Friuli Venezia Giulia (52,3%) e dalla Provincia Autonoma di Trento (51,7%). All’opposto si collocano Sicilia (34,0%) e Campania (34,2%) e ultima la Calabria (33,8%).

Studenti: secondo l’Istat in Calabria i più “ciucci”

Gli studenti hanno livelli ancora profondamente diseguali e questa forbice è cresciuta con la pandemia.
Nell’anno scolastico 2021-2022, il primo di ritorno quasi totale alle lezioni in presenza, le competenze dei ragazzi di terza media non sono ancora tornate ai livelli pre-pandemici. Calabria agli ultimi posti.
I ragazzi e le ragazze che non hanno raggiunto un livello di competenza almeno sufficiente (i low performer) sono il 38,6% per la competenza alfabetica (in aumento rispetto al 2019, +3,4 punti percentuali e stabili rispetto al 2021) e il 43,6% per quella numerica (in aumento rispetto al 2019, 4 punti percentuali di più ma comunque in miglioramento rispetto al 2021, (meno 0,9).
In alcune regioni del Mezzogiorno l’indicatore evidenzia forti criticità: più del 50% dei ragazzi e delle ragazze insufficienti nelle competenze alfabetiche (in Calabria 51,0% e in Sicilia 51,3% ) e in quelle numeriche (Calabria 62,2%, Sicilia 61,7%, Campania 58,2%, Sardegna 55,3% e Puglia 50,3%).

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Lavoratori in protesta

Redditi: per l’Istat la Calabria è ultima

Nel 2021 persiste un’elevata disuguaglianza dei redditi. In Calabria c’è il dato medio peggiore d’Italia rispetto al reddito lordo pro capite: 14.108 euro, laddove la media al Sud è di 15.11 euro.
Rischio di povertà: terzultimi, dietro solo al Campania e Sicilia ma di poco: 33,2% contro il 37,6% e il 38,1%.
Nel 2021, gli indicatori non monetari che descrivono le condizioni di vita delle famiglie hanno registrato un peggioramento rispetto al 2019. Tuttavia il numero di poveri assoluti è in calo.
Nelle regioni del Mezzogiorno il rischio di povertà più elevato si associa a una più alta disuguaglianza (rapporto tra il reddito posseduto dal 20% più ricco della popolazione e il 20% più povero) che supera il valore medio dell’Italia (adesso 5,9, rispetto al 5,7 dei redditi del 2019). Ecco le maglie nere: Sardegna (6,1), Calabria (6,4), Sicilia e Campania (7,2 e 7,5 rispettivamente).

Incendi: la Calabria brucia di più

Incendi in salita nel 2021, sia nella quantità (+23,1% sull’anno precedente) sia nella dimensione media (più che raddoppiata, da 11,4 a 25,4 ettari).
In tutto sono andati in fumo 152 mila ettari, pari al 5 per mille della superficie italiana. L’indicatore dell’impatto degli incendi boschivi, in crescita per il terzo anno consecutivo, ha un valore largamente superiore a quello medio degli altri paesi Ue dell’Europa meridionale, fra i quali ci batte solo la Grecia (8,2 per mille).
Più del 75% della superficie bruciata è localizzata in Calabria, Sicilia e Sardegna, dove condizioni climatiche avverse (temperature elevate, forte ventosità e siccità prolungata) hanno favorito gli incendi e reso più difficili gli spegnimenti.

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Cenere e desolazione nel Parco d’Aspromonte dopo i terribili incendi dell’estate 2021

L’aria peggiore si respira in Calabria

Peggiora in Calabria la qualità dell’aria. Nel 2021 Centro e Sud si tallonano (rispettivamente 65,0% e 63,9%) ma, per fortuna, in meglio (erano, rispettivamente, 71,7% e 72,3% nel 2020). Fanno eccezione il Molise e la Calabria dove si registra un peggioramento della qualità dell’aria.

Cchiù acqua ppe’ tutti? In Calabria proprio no

Reggio Calabria è tra i Comuni capoluogo che hanno adottato le misure di razionamento idrico più drastiche.
Nel 2021, 12 capoluoghi di provincia (più Reggio Calabria, Catania e Palermo, come capoluoghi di città metropolitana) hanno razionato l’acqua potabile, con un incremento (più 4 Comuni) rispetto al 2020. Questo problema non è più esclusivo del Mezzogiorno: infatti anche Prato e Verona hanno disposto il razionamento dell’acqua nei mesi estivi.

Depurazione: in Calabria si intorbidano le acque

Circa 1,3 milioni di cittadini risiedono in Comuni completamente privi di depurazione.
Gli impianti di depurazione delle acque reflue urbane sono infrastrutture essenziali per la salute pubblica.
L’assenza di depurazione coinvolge 296 Comuni. Il dato è in calo rispetto al 2018 (-13% di comuni, -19% di residenti).
Il 67,9% di questi Comuni è localizzato nel Mezzogiorno (soprattutto in Sicilia, Calabria e Campania, coinvolgendo rispettivamente il 13,1%, 5,3% e 4,4% della popolazione regionale).
Molti impianti in queste regioni sono inattivi poiché sotto sequestro, in corso di ammodernamento o in costruzione.
Dei 296 comuni privi di depurazione 67 si trovano in zone costiere, per lo più in Sicilia (35), Calabria (15) e Campania (7), per circa 500mila abitanti.

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Il depuratore di Caulonia

Clima: secondo l’Istat la Calabria è la più insensibile

La maggiore sensibilità ai cambiamenti climatici si osserva nelle regioni del Centro (72,7%, maglia rosa alla Toscana con il 73,4%) e del Nord (72,1%, Veneto sul podio con il 75,9%).
Ad eccezione di Emilia-Romagna (69,8%) e Bolzano (68,6%), in tutte le regioni settentrionali, centrali e insulari la percentuale risulta sopra la media (71,0%). Invece, al netto dell’Abruzzo (71,8%), la preoccupazione risulta inferiore alla media in tutte le regioni del Sud (67,3%), dove “vince” la Calabria (62,0%).

Sanità: troppo pochi gli infermieri

Per la distribuzione territoriale del personale infermieristico la maglia nera è ancora calabrese. Nel 2021 nel Nordest e al Centro la quota è rispettivamente 6,8 e 7,1 per 1.000 abitanti, mentre nel Nordovest e nelle Isole ci sono solo 6 infermieri per 1.000 abitanti.
La Calabria è la regione con la minor dotazione, pari a 5,6 per 1.000 abitanti. I territori con maggior disponibilità di infermieri sono il Molise (8,6), seguito dalla provincia autonoma di Trento (8,1), Liguria e Umbria (7,7). E cresce la sfiducia.
Le percentuali più elevate di sfiducia (0-5) verso medici e altro personale sanitario si riscontrano in Calabria (25,2% verso i medici e 26,1% per l’altro personale), in Molise (21,3% per i medici e 21,7% per l’altro personale) e in Sardegna (20,2% per i medici e 20,6% per l’altro personale).

Emigrazioni ospedaliere: la Calabria sempre peggio

La ripresa delle emigrazioni ospedaliere tra 2020 e 2021 ha colpito tutto il territorio nazionale, ad eccezione del Lazio che rimane stabile al 7,1%.
Le regioni dove la crescita è stata più consistente (circa 2 punti percentuali) sono Calabria, Basilicata, Molise, Liguria e Valle d’Aosta. Nelle regioni più piccole il fenomeno è da sempre particolarmente intenso, anche per la vicinanza di strutture ospedaliere fuori regione: Molise 29,2%, Basilicata 26,9% e Valle d’Aosta 15,4%. In Calabria la percentuale è pari a 20,8%, probabilmente a causa di una carenza infrastrutturale. Infatti è la regione con la minore dotazione di posti letto in degenza ordinaria per acuti: 2,15 per 1.000 abitanti contro 2,55 della media nazionale nel 2020.

Una protesta contro la Sanità calabrese

Istat e internet: in Calabria è più lento

La fibra è la connessione a banda larga dominante nella metà dei Paesi Ocse.
In Italia la situazione è a macchia di leopardo. Infatti, si passa da regioni che hanno una buona rete come il Lazio (61,3%), la Campania (55,1%) e la provincia autonoma di Trento (52,2%), a situazioni critiche in Basilicata e Calabria (26,9% e 22,8%). Il fanalino di cosa è la Provincia autonoma di Bolzano, dove solo il 12,3% delle famiglie abita in zone servite da Internet veloce.

Rete idrica: in Calabria la peggiore

Le famiglie che dichiarano irregolarità del servizio idrico nel 2022 sono il 9,7%, nel 2002. Questo dato è pressoché stabile nell’ultimo triennio.
Tale quota non è uniforme sul territorio: si passa dal 3,4% del Nord al 7% del Centro per arrivare al 18,6% del Sud e al 26,7% delle Isole.
Da sempre le situazioni più critiche sono quelle della Calabria (45,1%) e della Sicilia (32,6%), dove si registra un serio problema delle infrastrutture idriche, che causa una costante scarsa qualità dell’offerta del servizio. La Calabria, tra l’altro, è peggiorata rispetto al 2021 (16 punti percentuali in più). Le irregolarità del servizio idrico sono legate anche alla dimensione comunale. La percentuale di famiglie che denunciano irregolarità è pari all’11,9% nei Comuni tra 2.000 e 10.000 abitanti e all’11,5% nei comuni tra 10.000 e 50.000, mentre si dimezza nei Comuni principali delle aree metropolitane (4,1%).

Corrente a singhiozzo

Tra le infrastrutture indispensabili c’è la rete elettrica. Nel 2021 l’Autorità per l’energia elettrica (Arera) ha rilevato in Italia 2,1 interruzioni accidentali lunghe (superiori a 3 minuti) e senza preavviso per utente. Questa irregolarità del servizio non riguarda tutto il Paese. Infatti, è quasi assente in Valle d’Aosta, Province Autonome di Trento e Bolzano e in Friuli-Venezia Giulia dove le interruzioni per utente avvengono meno di una volta l’anno. Supera le 3 interruzioni annue per utente in Campania, Calabria, Puglia.

Sicurezza e crimine: mafia a parte, ce la caviamo

La Calabria è a metà classifica per la sicurezza urbana. Ma va detto che il dossier non prende in considerazione i reati di mafia.
Si sentono più sicuri i residenti nei Comuni fino a 2 mila abitanti e in quelli tra 2 mila e 10 mila abitanti, rispetto ai residenti nei comuni di grandi dimensioni.
Nei comuni tra 2 mila e 10 mila abitanti le persone maggiori di 14 anni che si dichiarano molto o abbastanza sicure quando camminano al buio da sole è più alta di 17 punti rispetto a quella riscontrata nei Comuni delle aree di grande urbanizzazione (68,4% contro 51,4%).
Stessa cosa per la percezione del rischio di criminalità (11,2% contro 40,6%) e per il degrado sociale e ambientale (4,0% contro 13,9%).
La situazione cambia anche in relazione alle fasce di età: i più insicuri sono gli over 75 (41,6%), mentre i giovani e gli adulti percepiscono un maggiore livello di sicurezza (oltre il 66% tra i 20 e i 54 anni).
Le differenze di genere si mantengono in tutte le fasce di età. In particolare tra i giovani di 20-24 anni. Tra questi il 78,4% dei ragazzi si sente sicuro mentre tra le ragazze della stessa età il valore scende al 51,5%.

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