Imprese calabresi, oltre 99 su 100 irregolari per l’Inail

Le verifiche hanno avuto luogo in tutta la regione sulla base di numerosi criteri: l’emersione del lavoro nero o non regolare per contribuzione, previdenza e assicurazione, compensi, evasione fiscale, infortuni sul lavoro e malattie professionali

Condividi

Recenti

La Calabria è una terra di poco lavoro e spesso irregolare. Sono in diminuzione invece gli infortuni e le malattie professionali ma purtroppo sono in aumento le morti bianche. Questo il quadro che emerge dal lavoro ispettivo dell’Inail in un dossier annuale con dati aggiornati fino ad aprile scorso. Le ispezioni hanno interessato la nostra regione su un campione di 184 imprese. E ben 183 sono risultate irregolari. Le verifiche hanno avuto luogo nelle 5 province e sulla base dei seguenti criteri: l’emersione del lavoro nero o non regolare per contribuzione, previdenza e assicurazione e compensi, evasione fiscale, e infortuni sul lavoro e malattie professionali.

Calabria sopra la media nazionale

Nel 2020 il 99,46%, sono risultate irregolari. Il dato è 12,8 punti percentuali sopra il valore nazionale (86,57%). Dalle ispezioni effettuate sono stati accertati 2,8 milioni di premi omessi, il 28,30% in meno rispetto al 2018 ma il 43,00% in più rispetto al 2019. A livello nazionale si è registrato un calo del 27,96% rispetto al 2018 e un aumento del 6,28% rispetto al 2019. Nel 2020 in Calabria sono state rilevate 7.260 denunce di infortunio corrispondenti all’1,27% del totale nazionale, in calo rispetto sia al 2018 (-28,40%), sia al 2019 (-26,87%). A livello nazionale le denunce di infortunio sono diminuite rispetto al biennio precedente di oltre l’11%.

I numeri delle denunce

In Calabria nel 2020 sono state protocollate 1.545 denunce di malattia professionale, in diminuzione del 41,17% rispetto al 2018 e del 40,53% rispetto al 2019. A livello nazionale il dato è in calo del 24,40% rispetto al 2018 e del 26,55% rispetto al 2019. Le denunce di infortunio con esito mortale in Calabria sono state 42, in diminuzione rispetto al 2018 (-9 casi) ma in aumento rispetto al 2019 (+7 casi). Le malattie professionali riconosciute con esito mortale in Calabria nel 2020 sono state 13, 2 in più rispetto al 2018 (11) e 9 in meno rispetto all’anno precedente (22).

Per quanto riguarda le denunce per infortunio sul posto di lavoro, la provincia di Cosenza fa registrare i numeri più alti a livello regionale purtroppo anche per quelli con esito mortale. Nessun dato invece per le presunte evasioni fiscali o per l’emersione di lavoro nero o irregolare per le quali sono in corso attività di indagine da parte della magistratura.

Il Covid contratto nei luoghi di lavoro in Calabria

Rispetto alla ultima data di rilevazione Inail del 31 agosto 2021 le denunce di infortunio sul lavoro da Covid-19 sono aumentate di 36 casi (+2,7%, superiore all’incremento nazionale pari allo 0,9%), di cui 16 avvenuti nel mese di settembre, 17 ad agosto, i restanti casi sono riconducibili ai mesi precedenti. L’aumento ha riguardato tutte le province, in particolare in termini assoluti emergono Cosenza e Reggio Calabria, in termini relativi Vibo Valentia e Cosenza.

La distribuzione dei contagi per genere evidenzia che la quota maschile supera quella femminile, in controtendenza rispetto al dato medio nazionale. L’analisi nella regione evidenzia che il 63,5% dei contagi sono riconducibili all’anno 2020, il restante 36,5% ai primi nove mesi del 2021, l’incidenza regionale nell’anno in corso è superiore a quanto osservato a livello nazionale (18,5% delle denunce complessive). Il picco dei contagi professionali si rileva nel mese di novembre (29,4% di denunce).

Dati più confortanti nel 2021

Il 2021 è caratterizzato, sia a livello regionale che nazionale, da un’attenuazione del fenomeno, con la Calabria che registra sempre, nel corso dei nove mesi, percentuali più elevate rispetto alle medie nazionali con, in particolare, due risalite in corrispondenza di aprile (7,8% delle denunce complessive) ed agosto (aumento più contenuto pari al 2,4%). Gli eventi mortali non sono invece aumentati rispetto alla precedente rilevazione. Ovviamente la maggior parte delle denunce per Covid contratto sul posto di lavoro risulta nel settore sanitario: 53,6%. Seguono: commercio, 12,4%; trasporti e magazzinaggio, 11,4%; attività professionali, scientifiche e tecniche, 5,3%; costruzioni, 3,4%; amministrazione pubblica, 3,3%; Altre attività di servizi, 3,0%; altro, 7,6%.

In collaborazione con le forze dell’ordine

I controlli dell’Inail sono stati effettuati spesso in collaborazione con le forze dell’ordine. Per quanto riguarda le ipotizzate evasioni fiscali o il lavoro a nero sono state successivamente inviate dettagliate rendicontazioni alle autorità giudiziarie. Da quel momento in poi, con attività indagini in corso, l’Inail “perde” il contatto con i vari fascicoli, per ovvi motivi legati al segreto istruttorio. Inoltre, le azioni penali non riguardano più l’ente.

Diverso è il discorso per le eventuali azioni civili di risarcimento dove l’Inail rappresenta sempre parte integrante del contenzioso perché deputato a stabilire i gradi di gravità, degli infortuni o delle malattie contratte sui luoghi di lavoro, con punteggi e tabelle ben precise e stabilite a livello nazionale.
Il contenzioso penale e quello civile viaggiano su differenti binari e un’assoluzione penale non mette al riparo datori di lavoro ed enti da eventuali risarcimenti del danno o nel caso di morte del lavoratore, sia nel caso di morte sul posto di lavoro sia nel caso di successivo decesso per malattie professionali, di danni agli eredi.

Sostieni ICalabresi.it

L'indipendenza è il requisito principale per un'informazione di qualità. Con una piccola offerta (anche il prezzo di un caffè) puoi aiutarci in questa avventura. Se ti piace quel che leggi, contribuisci.

Iscriviti alla Newsletter

Ricevi in anteprima sul tuo cellulare le nostre inchieste esclusive.