Il controsenso di marcia tra i crolli del centro storico

Il tour del Comitato Piazza Piccola fa tappa tra le macerie della parte vecchia di Cosenza. In contrapposizione al giro turistico della Succurro

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Un turista israeliano pensava fosse stato bombardato il centro storico di Cosenza. La professoressa Marta Maddalon racconta questo aneddoto durante il Sesto senso di marcia, il tour fra le macerie della città vecchia organizzato stamane dal Comitato Piazza Piccola. Succede a via Galeazzo Tarsia, sventrata e abbandonata dopo alcuni crolli. L’idea del Sesto senso di marcia nasce in contrapposizione ai Cinque sensi di marcia, ideato e organizzato dall’assessorato alla Cultura del Comune di Cosenza, guidato da Rosaria Succurro.

Crolli e carcasse

Crolli, carcasse di auto e un sole da controra accolgono i camminatori del Sesto senso di marcia a Santa Lucia. Ma «le zone più colpite – commenta Stefano Catanzariti del Comitato Piazza Piccola – sono anche la Garrubba e via Giuseppe Campagna». L’abbandono del centro storico non è una questione vicina nel tempo. Sono «30 anni di abbandono diffuso, assenza istituzionale e servizi spostati altrove». E poi ci si lamenta se cresce il disagio sociale.
Catanzariti si propone di «sovvertire l’idea che il centro storico sia un problema solo dei residenti». Residenti e abitazioni in mano a molteplici eredi sono uno degli ostacoli alla sua messa in sicurezza. Ecco perché l’attivista punta tutto su «una legge speciale che dovrebbero caldeggiare amministrazioni locali e parlamentari». C’è da capire ancora la sua applicabilità giuridica a questo contesto.

Marta e John, l’acqua fino alla testa a via Gaeta

«Avevamo l’acqua fino alla testa, per più di un anno». Marta Maddalon è una linguista dell’Unical che vive insieme al glottologo John Trumper proprio in via Galeazzo di Tarsia.
«I topi erano centinaia, abbiamo passato mesi di inferno, era tutto bloccato» – continua la professoressa universitaria – e le «macerie sono state lì finché non abbiamo bloccato corso Telesio chiedendo che venissero rimosse».
Quando «si abbatte succede anche questo» – precisa la Maddalon: «Quelle case non erano a pericolo crollo».
Perché «quando una casa è recuperabile, la si svuota lasciando le pareti perimetrali per non dare l’idea di un bombardamento». E i turisti israeliani, abituati a situazioni di conflitto, non hanno avuto difficoltà a notarlo.

Demolire e mandare via la gente

«Tutta l’area di Santa Lucia risulta chiusa e transennata con enormi difficoltà per chi ci vive». Parole pronunciate dell’attivista Roberto Panza davanti a una piccola folla di camminatori in pausa. E se i «contratti di quartiere hanno fallito, serve comunque verificare – puntualizza Panza – il percorso dei milioni che la settimana scorsa il Comune ha destinato a Santa Lucia, ma noi crediamo sia sempre il solito giochetto».
Gli attivisti temono il destino di altri centri storici: buttare giù e demolire, mandare via la gente per favorire la nascita di b&b.
Timori e proposte si uniscono al caldo che continua a battere duro. Un pugno di superstiti del tour nel centro storico raggiunge alcune sedi istituzionali, compreso Palazzo dei bruzi. In dono portano una pietra e una cartolina della città vecchia. Una di quelle dei crolli, giusto per ricordare di aggiornare i cinque sensi di marcia a sei.

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