Grillini ma non troppo, ecco i 9 calabresi alle “Regionarie” del Lazio

Dall'ex renziana che «ha la candidite acuta» al militare sdegnato dalla Calabria che ci riprova : una carrellata tra i nostri corregionali che si sfidano oggi per provare a entrare in Consiglio a Roma

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Oggi, 5 gennaio, dalle 10 alle 22 si vota alle “regionarie” del Movimento 5 Stelle, l’ormai nota selezione online delle candidature dei pentastellati in vista delle elezioni, in questo caso, regionali.
Alcune esclusioni preventive stanno suscitando dibattito tra gli attivisti. Quella dell’avvocata Claudia Majolo, ad esempio, già fuori dalla lista definitiva per le elezioni politiche del M5S a causa di vecchi post in cui dichiarava il suo amore per il leader di Forza Italia, con tanto di hashtag #BerlusconiAmoreMio. Ma anche altri candidati, come vedremo, sono destinati a far discutere.

Intanto c’è da rilevare che sono ben 9 i candidati alle “Regionarie” nel Lazio (tutti del collegio di Roma) calabresi o originari dalla Calabria che tentano il grande salto per correre al seguito della candidata Presidente (e capolista) Donatella Bianchi.

La “carica” dei grillini calabresi

Tra loro troviamo l’ingegnere e project manager di Catanzaro, Andrea Mungo che nel suo profilo sul sito del M5S rivendica l’esperienza giovanile nell’Udc del capoluogo calabrese.
Presente anche il dottore cosentino Domenico Guarascio, che svolge un post-dottorato in neurobiologia a Roma. Nel suo profilo specifica di essere stato responsabile della comunicazione del M5s alle elezioni comunali di Cosenza nel 2016, quelle con candidato sindaco il “morriano” ex presidente del Rotary club, Gustavo Coscarelli (la lista arrivò ultima con il 2,36% e non elesse nessun consigliere).

In lista anche il 49enne Giuseppe Fazzari, nato a Sellia Marina, impiegato a Roma presso una società fornitrice di energia elettrica, e Giovanni Brescia, docente di economia aziendale in istituti secondari a Roma, originario di Scandale e fratello di Gaspare Brescia, l’artista e scultore incaricato di realizzare la statua di Pitagora a Crotone.

A volte ritornano

Spazio anche all’avvocato Federico Amato, nato ad Amantea e già candidato alle elezioni comunali di Roma nel 2021 a sostegno di Virginia Raggi (ottenne 190 preferenze personali e non fu eletto), e a Pierpaolo Coluccia, dirigente sanitario del Policlinico Umberto I di Roma, originario di Cosenza, nominato dalla sindaca Raggi vicepresidente del Cda dell’azienda pubblica di servizi alla persona Iras di Roma Capitale. Coluccia vanta un passato tra le file dei giovani del PCI.

«Credo che le competenze che ho maturato in questi anni possano essere utili ad una forza politica che ha sempre difeso il servizio sanitario pubblico contro i tentativi di privatizzarlo, tutto o in parte, della destra ed anche, purtroppo, della giunta Zingaretti», ha dichiarato sui social Coluccia, noncurante che in quella stessa Giunta regionale siede anche il M5S con due assessori (di cui una crotonese, Valentina Corrado).

Ci ritenta Silvana Denicolò, nata a Vibo Valentia e già Consigliera regionale nel Lazio per il M5S dal 2013, eletta con 1.553 preferenze. Le 1.171 del 2018, invece, non le bastarono per il bis. È stata poi assessora comunale alla cultura nel municipio di Roma X (Ostia). E ora si ripresenta alla corsa regionale.

Un candidato “Vero”

La Calabria deve aver deluso l’ufficiale delle forze armate Nicola Vero, originario del catanzarese e già candidato alle elezioni regionali calabresi dell’ottobre 2021.
«Scegli un Vero candidato consigliere, vota Nicola Vero (…) se ci credi aiutami a smuovere il sistema», scriveva l’ex componente della struttura del generale Figliuolo.
Ottenne 750 preferenze personali. Il giorno dopo le elezioni scrisse su Facebook «non sapevo di essere quasi solo in questa esperienza sul territorio catanzarese, non immaginavo lo scarso senso di appartenenza ad una nazione da parte dei calabresi, non immaginavo lo scarso dovere civico dei calabresi». Ci riprova ora vagliando il “dovere civico” dei romani.

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Un santino Vero per le regionali calabresi

Maria Saladino e la candidite

È stata candidata a tutto: elezioni europee, primarie per le comunali di Castrovillari, segreteria nazionale del Pd, elezioni regionali calabresi, elezioni politiche in Calabria.
Ora ci riprova con le regionali del Lazio, tanto che un suo ex collega democrat ironizza «ha la candidite acuta».
Lo scorso luglio, quando la Saladino lasciò il Pd per approdare nel M5S, venne accolta dall’allora coordinatore regionale Massimo Misiti (che ha recentemente abdicato al ruolo) con queste parole: «La sua esperienza politica a servizio del Movimento in Calabria sicuramente consentirà di aprire nuovi orizzonti in una terra che ha bisogno di sempre maggiore attenzione e di proposte di crescita e sviluppo».

L’unico orizzonte che si aprì da lì a poco fu una candidatura (rivelatasi perdente) nell’uninominale nord del Senato alle politiche in Calabria. Nonostante questo, nel suo profilo sul sito del M5S, giudica quella candidatura una «battaglia epocale» in cui si attribuisce i 119mila voti ottenuti dal M5S in quel collegio.
Ora ha scelto di «scendere in campo nella città in cui vivo e lavoro da oltre 20 anni, Roma, perché ritengo che sia questa ancora una tappa da vivere per contribuire ad affermare il verbo del Presidente Conte», si legge sul suo profilo Facebook e facendo storcere il naso a più di un attivista calabrese.

Con Renzi tra gli ultimi

Saladino molla il Pd nel 2022 puntando il dito sulla linea politica di Enrico Letta e Dario Franceschini: «Il Pd è lontano dagli ultimi».
Nel Pd, però, la neo grillina ha tentato la scalata nel 2014 con una candidatura alle Europee che le portò ben 25.710 preferenze (arrivò terzultima nella lista del Pd nell’Italia meridionale, di molto distaccata dai cosentini Mario Pirillo, che ottenne 63.934 preferenze e Mario Maiolo, che ne ottenne 72.205, entrambi non eletti).
Nel 2015 tentò la strada delle primarie per diventare candidata sindaca del Pd nella sua città, Castrovillari. Arrivò ultima e non si presentò come candidata consigliera. Sulla stampa si qualificava però come “delegata nazionale alle politiche per l’occupazione giovanile Labdem-Pd”.

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Renzi e Saladino

Nel 2016, in piena epoca di Pd renziano, Saladino lo abbraccia con fervore. «La passione per la bella Politica ed il rivedersi nella linea del Leader del proprio partito è un mix esplosivo di energia positiva» scriveva nel 2016.
«A mio modo di vedere, il PD che oggi guida Matteo Renzi è lontano dagli aumma aumma, quello che alle Europee 2014 ha segnato percentuali uniche nella storia, proprio grazie al segnale di cambiamento anche nella classe politica esposta in prima linea, voluta da Matteo Renzi e dal PD», continuava nelle sue dissertazioni a favor di stampa.

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Saladino referendaria

La fede renziana che l’ha portata ad entrare nel coordinamento nazionale “Basta un SÌ Roma” a favore del referendum costituzionale Renzi-Boschi. «Quale componente del Coordinamento Nazionale dei Comitati del SÌ, dalle voci di notevole impegno territoriale che giungono da ogni parte di Italia, ritengo, inviare alle Regioni Meridionali, che ho rappresentato alle Europee 2014, ai tanti elettori che mi hanno sostenuta, alle tante realtà sociali con cui mi sono confrontata in questi anni, l’appello a votare un SÌ convinto alla Riforma Costituzionale, per non perdere questa grande occasione, garantirci futuro e prospettiva d’avvenire», scriveva Saladino in una lettera aperta.

Una calabrese per Emiliano

Nel 2017 Saladino consolida però il rapporto con il più anti renziano dei democrat: Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia ed ex sindaco di Bari.
Tant’è che quando presentò alla Camera dei Deputati l’associazione politico-culturale Piazza Dem, da lei presieduta, al suo fianco c’era proprio Emiliano. La Saladino lo definì «indiscusso e forte riferimento del Mezzogiorno d’Italia».
Pochi mesi dopo si tenne la “Cerimonia federativa tra Fronte Democratico di Michele Emiliano e Piazza Dem di Maria Saladino”.

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Un selfie ricordo con lo smemorato Maurizio Martina

Un amore spezzato in poco meno di un anno, il loro. Alle primarie nazionali del Pd la Saladino si candidò (ottenendo lo 0,9%), mentre Emiliano sostenne il favorito Nicola Zingaretti.
Giova ricordare che nella sfida finale alle urne delle primarie tra Zingaretti e l’ex ministro dell’agricoltura Maurizio Martina la Saladino sostenne quest’ultimo. Che, però, pochi mesi prima aveva dichiarato a La7: «Mi sfugge il nome della sesta candidata alle primarie del Pd».

Coerenza innanzitutto

Nel 2020 Maria Saladino, che occupava la casella di componente dell’assemblea nazionale del Pd a seguito delle primarie, è stata capolista per il collegio di Cosenza alle elezioni regionali calabresi a sostegno di Pippo Callipo (e contro il M5S).
A sostenerla c’era Nicola Oddati, coordinatore dell’iniziativa politica del Pd nazionale e plenipotenziario del segretario Nicola Zingaretti nel Mezzogiorno (e recentemente coinvolto in una inchiesta su un presunto scambio di favori a Pozzuoli). Arrivò ottava su nove candidati del Pd, con 1.572 preferenze personali.

Pochi mesi dopo venne inserita dall’allora commissario regionale del Pd, Stefano Graziano, nel coordinamento regionale del Partito.
«Meditate, compagne e compagni, mentre alcune esprimono, ancora, pretese e chiedono poltrone, c’è chi crede in questo PD, non per opportunismo e senza chiedere prebende (…) Ora è arrivato il momento di stringersi attorno al Partito ed al Segretario Nazionale Nicola Zingaretti, non di cavalcare le verdi praterie di chi ha, senza vergogna, portato il consenso elettorale del 2018, degli elettori democratici, alla corte della Lega. È giusto invece chiedere coerenza». Queste le parole di Saladino all’Ansa nel marzo del 2021, poco prima della folgorazione pentastellata.

Un berlusconiano “nerazzurro”

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Pasquale Saladino con Alessandra Mussolini – 2007

Il padre della ex democrat, ora pentastellata, è stato assessore comunale a Castrovillari con il Psi e due volte candidato sindaco con Forza Italia.
Nel 2002, da candidato perdente (ottenne il 12,4%) divenne consigliere comunale e capogruppo dei Berluscones. Due anni dopo non gli riuscì l’elezione alla provincia di Cosenza, sempre tra le fila degli azzurri. Nel 2007 non venne rieletto nemmeno consigliere. Ottenne il 5,8%, venendo sostenuto anche da Alternativa per la Calabria con candidata capolista Alessandra Mussolini.
«Castrovillari ha bisogno di ritrovare il sorriso» disse la Mussolini a sostegno di Saladino, alla presenza anche del leader di Forza Nuova, Roberto Fiore.
Insomma, tra il passato renziano di Maria Saladino e quello berlusconiano del padre, c’è materia per far discutere i grillini più ortodossi.

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