Fondi comunitari e Calabria, la regina delle frodi prova a correre ai ripari

Fiumi di denaro in arrivo dall'Europa anche per il nuovo settennato di programmazione comunitaria. Ma gran parte dei finanziamenti precedenti non è andata a buon fine, con la nostra regione a primeggiare per irregolarità e incapacità di recuperare i soldi già erogati. Nuovo accordo con la Guardia di Finanza per provare a invertire la rotta

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Le modalità di spesa dei fondi comunitari in Italia – soprattutto nelle regioni meridionali – illustrano un itinerario di scelleratezze che getta ombre inquietanti sul futuro prossimo. Da un lato si è verificata costantemente una forbice rilevante tra risorse disponibili e capacità effettiva di spesa. Dall’altro, spesso è capitato che i fondi comunitari siano stati occasione per frodi ed irregolarità. In entrambe queste specialità poco commendevoli la Calabria si è sinora distinta. A metterlo nero su bianco è stata la Corte dei Conti col suo report su “I rapporti finanziari con l’Unione Europea e l’utilizzazione dei fondi comunitari”.

Calabria regina delle frodi

Per il periodo 2014-2020 la Calabria ha ottenuto in programmazione 1,9 miliardi sui fondi per lo sviluppo regionale e 0,4 miliardi attraverso il fondo sociale europeo. Alla fine del 2020, gli impegni ammontavano rispettivamente al 63,3% e al 30,2% delle risorse, i pagamenti al 35,3% e al 24,6% del totale. Le irregolarità e le frodi comunicate nel solo 2020 sui fondi strutturali comunitari sono state complessivamente in Italia 155, di cui 91 (pari al 58,7%) in Calabria; il valore complessivo è pari a livello nazionale a 65,5 milioni di euro, di cui 34,3 in Calabria (52.5%).

In Italia è stato recuperato il 10% del valore, in Calabria nulla. Se ci riferiamo alla politica agricola le irregolarità e frodi sono state pari nel 2020 a 326 casi in Italia, di cui 68 in Calabria (20,9%); il valore complessivo è pari a 35,6 milioni di euro di cui 7 in Calabria (19,7%); in Italia sono stati recuperati 5,4 milioni di euro (15,2%), in Calabria 0,97 milioni (13,8%).

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La sede della Regione Calabria a Germaneto

Fondi recuperati? Pochissimi

Queste pessime abitudini sono radicate nel tempo. In Italia, considerando la somma dei piani territoriali per il fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) nel periodo 2007-2013, i casi di irregolarità e frode sono pari a 1.324: il valore complessivo degli importi irregolari pesa per 401,7 milioni di euro, con un valore da recuperare pari 236,1; l’importo recuperato è di 63,5 milioni di euro.
Il POR della Calabria registra per lo stesso FESR, sempre nel periodo 2007-2013, 513 casi (38,7% sul totale nazionale); l’importo irregolare complessivo è pari 129,9 milioni di euro (pari al 32,3% del totale italiano), con importo irregolare da recuperare di 63,4 milioni (26,8% del valore nazionale), ed un importo recuperato pari a 2,9 milioni (il 4,5% del totale nazionale).

Se si considerano i casi irregolari e di frode segnalati nel periodo 2007-2013 per il fondo sociale europeo (FSE), i casi complessivi in Italia sono 278. La Calabria svolge la parte dominante per la numerosità (38,8% dei casi), mentre la regione pesa per il 10,7% in termini di valore dell’importo irregolare complessivo. E incide per il 17,6% sull’importo irregolare da recuperare e l’8,7% dell’importo recuperato.
Nel caso dei fondi europei per l’agricoltura, i casi irregolari in Calabria sono 584, pari all’8,3% in termini di numerosità sul totale nazionale, all’8.6% in termini di valore economico, al 9,6% in termini di importo ancora da recuperare.

Un passato da lasciarsi alle spalle

Questa è la storia recente dalla quale veniamo. Ora è richiesto al nostro sistema istituzionale ed amministrativo di fare un salto di qualità rispetto al passato, in uno scenario che è ancora più complesso. L’intero sistema del Next Generation EU è caratterizzato da un regime di condizionalità (definita anche “aggravata”) riferita quindi non più alla dimostrazione delle spese effettuate, ma ai risultati raggiunti, anche in termini di riforme che devono essere attuate con l’obiettivo di essere maggiormente conformi con il contesto comunitario. Le risorse disponibili sono complessivamente ingenti. Ma vanno conquistate con serietà.

Il bilancio a lungo termine dell’UE 2021-2027, insieme al Next Generation EU, rappresenta una “risorsa combinata” complessivamente pari a 2.018 miliardi di euro a prezzi correnti. Il pacchetto comprende da un lato il bilancio a lungo termine per il periodo 2021-2027 (il quadro finanziario pluriennale), da 1.211 miliardi di euro a prezzi correnti e dall’altro lo strumento temporaneo per la ripresa, Next Generation EU, da 806,9 miliardi di euro a prezzi correnti.

Il saldo cambierà?

Se il nostro Paese sarà in grado di gestire con efficacia ed efficienza il processo di gestione delle risorse comunitarie, cambierà anche il saldo per la contabilità nazionale. Secondo i dati della Commissione europea, nel 2020 l’Italia ha partecipato al bilancio unionale con versamenti a titolo di risorse proprie per complessivi 18,2 miliardi (+1,4 miliardi rispetto al 2019). Le risorse assegnate all’Italia dal bilancio UE nel 2020 sono state pari a 11,66 miliardi di euro, in aumento di circa 486 milioni rispetto all’anno precedente (+4,4%).

Nell’esercizio considerato, il saldo netto tra versamenti e accrediti è stato dunque negativo per 6,5 miliardi, più ampio rispetto a quello del 2019, in cui era stato di 5,6 miliardi. Nel periodo 2014-2020, il saldo netto cumulato è negativo per un ammontare di 37,92 miliardi. In tale periodo, l’Italia ha pertanto contribuito alle finanze dell’Europa con un saldo medio annuo di 5,4 miliardi. Gli Stati membri con i saldi positivi più rilevanti, nel settennio in considerazione, sono in ordine decrescente: Polonia, Ungheria, Grecia, Romania, Repubblica Ceca e Portogallo.

Fondi, la duplice sfida per la Calabria 

I dati che fotografano la situazione a fine 2020 rappresentano il portato di una forza inerziale che andrà gradualmente, ma decisamente, spegnendosi, a condizione che le amministrazioni sappiano impiegare le risorse che saranno assegnate. La tradizionale posizione di contributore netto dell’Italia, con ogni probabilità, andrà incontro ad una inversione. Si può, anzi, affermare che tale inversione è già visibile nelle stime effettuate sui flussi del 2021: l’accredito netto per l’Italia sarebbe di poco superiore a 3 miliardi di euro. L’Italia ha davanti una duplice sfida, in relazione alle prossime mosse da mettere in atto: su un fronte, dovrà considerare le “normali” attività, quali la conclusione della Programmazione 2014-2020 ed il contestuale avvio di quella 2021-2027; sull’altro fronte, peraltro strettamente connesso, l’impegno forte riguarderà il pieno sfruttamento delle risorse messe a disposizione per il PNRR.

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Roberto Occhiuto e il generale Guido Mario Geremia firmano il protocollo

Dai tanti errori che sono stati commessi negli anni precedenti, in Italia ed in Calabria in particolare, dobbiamo trarre gli insegnamenti necessari per non ripercorrere le stesse orme. Nelle ultime ore il presidente regionale Occhiuto ha firmato un protocollo d’intesa integrativo con la Guardia di Finanza. L’addendum mira proprio a ridurre le frodi nella spesa dei fondi Ue e favorire il recupero delle somme erogate erroneamente. C’è da sperare che l’integrazione basti, visti i risultati dell’accordo precedente.

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