Michele Funaro ha degli occhi che sanno parlare e una voce limpida. Racconta con sintesi puntuale (del resto è un ingegnere, ma con un taglio umanistico) i 19 anni di attività della Fondazione che porta il nome di Lilli, sua sorella. Scomparsa troppo presto. La famiglia ha trasformato questa grande perdita in un grande dono per le persone che lottano contro il cancro.
Michele è il portavoce. «Ma il vero motore della fondazione sono le mie sorelle Maria Pia e Checca» -dice.
In 19 anni sono stati devoluti 200mila euro in progetti di ricerca e borse di studio. «Partecipano prioritariamente i ricercatori dell’Unical ma anche della Magna Graecia di Catanzaro, qualcuno viene anche da fuori» – sostiene Michele Funaro.
La Fondazione continua ad essere anche sportello informativo. Tante persone che si trovano ad essere spiazzate dinnanzi a una diagnosi del genere, chiedono informazioni per sapere come potere affrontare i diversi percorsi.
Il convegno scientifico condensa gli sforzi di un anno intero. A giugno verranno – come di consueto – relatori del territorio e altri da fuori: dal policlinico Gemelli di Roma, dall’ospedale di Bologna. Sono in programma lectio magistralis per medici, infermieri, fisioterapisti.
Intanto oggi c’è pure Medicina all’Unical. Sul punto dice: «Noi ci auguriamo che cresca sempre di più. In un certo senso l’abbiamo stimolata. Con l’assegnazione delle borse di studio ci siamo resi conto che tanti bravi ricercatori sono presenti anche qui, come biologi, chimici, alcuni nel settore farmaceutico. L’Ateneo di Cosenza è una realtà fertile».
Musica e ricerca, le due anime di Lilli
La Fondazione articola le sue attività sulla base di due aspetti importanti della vita di Lilli. Il tradizionale concerto di agosto – che finanzia larga parte dei progetti – rappresenta la sua anima gioviale e la grande passione per la musica. Da Pino Daniele, il suo preferito, fino a De Gregori e Bennato. L’altra anima di Lilli era quella della studentessa di Medicina, quindi amante della scienza. Ecco spiegato il senso del convegno annuale.
Da futuro camice bianco lei sapeva perfettamente cosa stesse affrontando. Al contempo aveva il grande dono della fede.
Una fede mai ostentata. E legata a Natuzza Evolo, la mistica di Paravati. «Molto spesso c’era una nuova cura sperimentale – racconta Michele -. Lei non ci credeva molto. Quasi casualmente arrivava a casa la telefonata di Natuzza. Parlava con Lilli per un quarto d’ora al telefono. Lilli usciva da quella stanza e diceva: sono convinta, partiamo».
«Ho visto Lilli entrare in Paradiso»
Chiaramente è un aspetto personale, però poi ha caratterizzato i primi anni di attività della Fondazione fino allo stop inevitabile imposto dalla pandemia. «Ogni anno, il 2 luglio, noi organizzavamo diversi pullman – ricorda Michele – da Cosenza a Paravati. Per ascoltare una messa. Una messa speciale. In alcuni frangenti i pullman sono arrivati a sette».
Perché il 2 luglio? «Lilli muore a febbraio, a giugno ci chiama padre Michele insieme a Natuzza. Che disse di andare a Paravati per una Messa in Gloria il 2 luglio. Natuzza aveva avuto una visione: Lilli che entra in Paradiso. Rappresentata poi dalle vetrate che stanno nella Chiesa di Sant’Aniello a Cosenza. Noi ogni anno ricordiamo questo passaggio. Ultimamente lo facciamo con una Messa a Sant’Aniello. Dopo la Pandemia non abbiamo più organizzato i pullman».
La colazione per gli ambulanti della Fiera
Il pranzo della solidarietà era partito prima che il Covid imponesse nuove abitudini sociali. È ripartito quest’anno, una domenica al mese nella chiesa di Sant’Aniello. Un pranzo per chi è solo, non solo per chi ha bisogno. L’ultima di volontariato è stata una colazione offerta agli ambulanti della Fiera di San Giuseppe. «Abbiamo percorso questo chilometro e mezzo di fiera ogni mattina – spiega Michele Funaro – con l’aiuto di bar che ci hanno supportato, volontari che preparavano ciambelle e dolci, tè e latte caldo. Dare un buongiorno a chi porta colore alla nostra città ci sembrava un piccolo gesto da fare».
Una rete del terzo settore
La Fondazione Lilli si muove insieme ad altre esperienze del terzo settore. Per esempio Hasta cuanto podemos. un progetto nato prima della pandemia con la famosa asta delle maglie di calcio organizzata da Daniele e Federica Piraino. «Noi abbiamo sostenuto questa iniziativa a inizio anno con l’asta delle magliette. Fondi utilizzati poi per donare una piccola biblioteca all’ospedale civile dell’Annunziata». E «Collaboriamo con il Moci di Gianfranco Sangermano».
In passato «abbiamo fatto cose anche con la Terra di Piero. Ci chiesero di ricordare Lilli. Infatti c’è un angolo del Parco Piero Romeo dedicato proprio a lei».
Questo articolo fa parte di un progetto socio-culturale finanziato dalla “Fondazione Attilio e Elena Giuliani ETS”. Cosenza sarà per tutto il 2023 Capitale italiana del volontariato. Attraverso I Calabresi la Fondazione intende promuovere e far conoscere una serie di realtà che hanno reso possibile questo importante riconoscimento.