«Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi»: è quasi automatico pensare alle parole di Tancredi Falconeri ne Il Gattopardo dopo la decisione della Figc di non riammettere già da ieri mattina il Cosenza in serie B.
Una scelta inedita, quella di attendere le motivazioni della sentenza prima di eseguirla, che ha fatto storcere il naso a parecchi. Il nuovo modus operandi adottato per la prima volta con (o, secondo qualcuno, a danno de)i Lupi, che già pregustavano la riammissione, non è privo di fondamenti giuridici. O, almeno, non lo è del tutto.
A spiegarlo a I Calabresi è Vincenzo Ferrari, professore emerito dell’Università degli Studi di Milano e già preside e direttore della Scuola di dottorato della facoltà di Giurisprudenza dell’ateneo meneghino. «L’attesa della motivazione rientra nella discrezionalità della Federazione che deve dare esecuzione alla sentenza», spiega l’accademico. Ma quella discrezionalità ha comunque vita breve: «Cesserà immediatamente – aggiunge Ferrari – non appena verrà depositata la motivazione».
Lo Sport si inchina al Tar?
Quello che al professore non torna è che la Figc, nel lasciare la patata bollente in mano al suo presidente Gravina, abbia chiamato in causa in un comunicato di ieri anche «le eventuali impugnazioni al Tar con richiesta di provvedimento monocratico» che potrebbero arrivare dal Chievo. «Non sarebbe in ogni caso legittimo – precisa Ferrari – attendere la decisione del Tar, poiché quello sportivo è un ordinamento autonomo e le decisioni vanno attuate senza ritardo dagli organi sportivi».
Eppure a coinvolgere nel discorso i tribunali amministrativi è proprio la Figc, quasi come se quelli che hanno già respinto il ricorso dei veronesi (a cui invece dovrebbe fare riferimento la Federazione) rinunciassero alla propria autonomia. O come se nelle udienze “contro” il Chievo non ci fosse la Federazione stessa. «È un po’ strano – prosegue ancora Ferrari – che si dica “aspettiamo il Tar”, la giustizia sportiva è indipendente da quella ordinaria. Ed è alle decisioni della prima che la FIGC si dovrebbe adeguare». Stranezza che aumenta quando si pensa che ad esprimersi contro i veneti sono già stati la Covisoc, il Consiglio federale e il Collegio di Garanzia del Coni. Tre gradi di giudizio evidentemente non bastano, se nel calendario della prossima stagione di B, quantomeno fino al 2 agosto, per il momento resta una X al posto della ventesima squadra iscritta.
La politica alza la voce
In riva al Crati, nel frattempo, si grida al complotto per paura che dopo una riammissione che sembrava ormai certa possano arrivare spiacevoli sorprese. La politica, com’è scontato che sia, prova a blindare la “vittoria” dei rossoblu. Il consigliere comunale Giovanni Cipparrone invita alla battaglia «tutta la deputazione cosentina e calabrese», chiedendo che presenti un’interrogazione parlamentare «cazzuta». «Non solo si sta perpetrando un danno ad un’intera città calcistica, ma si sta cercando di far passare per giusti degli evasori riconosciuti da tutti fino ad oggi.». Il suo collega Sergio Del Giudice, a propria volta, non usa troppi giri di parole, commentando «l’ennesima grottesca baggianata degli organi federali». Auspica anche lui interrogazioni parlamentari, ma anche che sia Cosenza stessa a dare un segnale. «Chiedo – scrive – al sindaco Occhiuto ed alla Giunta tutta, nonché allo stesso presidente Guarascio ed ai suoi legali, di presentare formale diffida alla Figc ed al suo presidente Gravina al fine di predisporre l’immediata riammissione del Cosenza Calcio al campionato di Serie B. Diciotto anni fa, per cose molto meno gravi, proprio il Cosenza fu fatto sparire dal calcio che conta per favorire la Fiorentina».
Occhiuto alle diffide per ora non pensa. Ma dichiara che «alla luce del pronunciamento del Consiglio federale, la serie B per il Cosenza non può più essere messa in dubbio, né dalle motivazioni del Collegio di garanzia che il presidente Gravina ha chiesto di attendere, né da tardivi ricorsi al Tar. Cosenza e la sua squadra di calcio – prosegue – meritano rispetto. Fiduciosi nella positiva conclusione di questa vicenda – conclude il sindaco – vigileremo contro ogni eventuale colpo di mano affinché trionfino i valori dello sport e della correttezza».
Le differenze tra 2021 e 2003
Quanto al precedente del 2003 rievocato da Del Giudice, quasi vent’anni dopo quella decisione che favorì la Viola è ancora dura da digerire per i tifosi rossoblu. Ma anche per chi a quei tempi guidava il Cosenza. Luca Pagliuso – figlio dell’allora presidente dei Lupi, Paolo Fabiano – racconta come il parallelo tra quanto accaduto allora e gli ultimi avvenimenti sia però improprio. «All’epoca subimmo un danno economico enorme, con un parco giocatori che valeva decine di milioni che si svincolò». «Penso che fosse stato tutto deciso già da mesi, il Cosenza fu ucciso dalla Figc e da altri», aggiunge alludendo all’inchiesta del pm Facciolla che vide coinvolto – e poi assolto con formula piena negli anni successivi – suo padre.
Tornando all’attualità, Pagliuso Jr preferisce non esprimere giudizi sulla gestione Guarascio. Ma la scelta della Figc ha lasciato pure lui perplesso e un consiglio al presidente rossoblù alla fine prova a darlo. «La società dovrebbe diramare un comunicato in cui dichiara che in base alle decisioni arrivate si considera riammessa in B, cominciare ad acquistare giocatori per la categoria e depositare i loro contratti. Così facendo metterebbe spalle al muro la Federazione, paventandole il rischio di dover risarcire poi i Lupi se quei contratti si dovessero stracciare per la mancata riammissione».
Difficile pensare che a via degli Stadi gli diano retta: la proverbiale parsimonia di Guarascio non lascia immaginare esborsi nel breve, tanto più con la possibilità di ritrovarsi sul groppone stipendi più alti della media di un eventuale campionato di C.
La riforma dei campionati dietro la scelta della Figc
Il vero nodo della questione, più che la giurisprudenza, le dietrologie e le strategie, sembra essere la riforma del calcio professionistico che Gravina e Figc vorrebbero concludere nel giro di tre anni. La riduzione da 20 a 18 squadre della B mal si concilia con l’ipotesi che nella stagione 2021/2022 ce ne possano essere 21 a sfidarsi. Riammettere il Cosenza fin da subito, come logica avrebbe voluto dopo l’ennesima bocciatura delle ragioni del Chievo, non implica automaticamente che i veronesi non possano vederle riconosciute dal Tar nel futuro prossimo. Questo obbligherebbe la Figc a far rientrare in serie cadetta anche i gialloblu oltre ai Lupi. E passare da 21 a 18 è più complicato che farlo partendo da 20.
E allora, proprio come nel libro di Tommasi di Lampedusa, per far restare tutto come è ora, senza squadre di troppo, meglio cambiare tutto. Ossia non fare quello che si chiedeva di fare – in aula contro il Chievo c’era la Figc stessa, non il Cosenza – nonostante la decisione arrivata sia favorevole. Poi prendere ancora tempo in attesa delle fatidiche motivazioni della propria vittoria. Se è per essere sicuri che l’esclusione dei veronesi sia blindata e non modificabile dal Tar oppure per far fuori il Cosenza si potrà capire solo tra qualche giorno.