Sono centinaia le persone che da qualche giorno a San Giovanni in Fiore sono riunite chiedendo un lavoro. Sono donne e uomini di età diversa, che affrontano la fatica di una crisi che morde, particolarmente i più deboli, quelli cui è stato sottratto il sostegno del reddito di cittadinanza e si trovano ad affrontare l’impossibilità di soddisfare i bisogni più elementari.
A dispetto della narrazione dominante, che vorrebbe i disoccupati inclini al non far nulla su improbabili comodi divano, ecco che questa moltitudine si raccoglie a San Giovanni reclamando un lavoro.
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La crisi è generalizzata, ma alcune aree del territorio, come appunto quelle di montagna, la sentono più feroce. Per questo un gruppo spontaneo, denominatosi “Gruppo disoccupati San Giovanni in Fiore”, ha dato vita a una mobilitazione, rivolgendosi alle autorità loro più prossime, esattamente come i disoccupati raccontati da Franco Costabile che nelle sue poesie descriveva le notti passate in attesa di un incontro con i politici.
Ieri come oggi, quelle autorità hanno fin qui taciuto. Non una attenzione da parte della Succurro, sindaco del paese silano e presidente della Provincia. Così come ancora nessun segnale è giunto da parte di Roberto Occhiuto.
L’impegno del gruppo sangiovannese va oltre la richiesta di un lavoro che dia dignità all’esistenza. Si proietta verso la speranza di bloccare l’emorragia della migrazione dei giovani, dello spopolamento dei paesi, dell’impoverimento della Calabria.