Pericolo scampato. Cosenza rischiava di ricordarsi che la sua parte più antica e bella si sgretola sotto il peso di anni di incuria dei privati e chiacchiere del pubblico. Una trentina di facinorosi di ogni età aveva fatto notare il susseguirsi dei crolli nel centro storico, passeggiando tra i vicoli del quartiere in una calda mattina di fine luglio. Ne erano successe di tutti i colori: persone che indicavano tetti caduti o calcinacci sparsi qua e là, altre addirittura che se ne lamentavano, magari pure ascoltando la gente del posto che gli apriva casa. Un clima di tensione tale da far temere il peggio, come dimostra il video girato dal nostro Alfonso Bombini in quell’occasione.
Manifestazione o camminata?
Ma i leader di quel manipolo di sovversivi, a quanto pare, non la passeranno liscia. La Questura di Cosenza ha notificato a tre di loro che dovranno rispondere di fronte alla legge di quella camminata non autorizzata. E che la sanzione da pagare ammonterebbe a 1180 euro ciascuno. I tre, invece di avvisare con almeno altrettanti giorni d’anticipo le autorità come se la loro fosse una vera e propria manifestazione, hanno dato appuntamento a chiunque volesse partecipare in piazza Valdesi.
Il senso della questione
Da lì, apriti cielo: qualche decina di persone ha passeggiato chiacchierando con residenti e stampa delle «gravi omissioni e l’incuria contestate alla Provincia, alla Soprintendenza ai Beni culturali, al Comune e alla Prefettura, ritenuti degli imputati responsabili dello stato di abbandono dell’intero centro storico». Il tutto dando pure un nome alla passeggiata – Il sesto senso di marcia – che prendeva in giro nientepopodimeno che i Cinque sensi di marcia, tour a piedi tra le bellezze ancora in piedi della città storica organizzato periodicamente da Palazzo dei Bruzi. Irriverenza ai limiti del vilipendio alla bandiera, meglio intervenire subito. Il buon nome di Cosenza vecchia è salvo, il buonsenso chissà. E se crollano i palazzi meglio non dirlo.