Cane non mangia cane: il “bilancio Occhiuto” passa, ma che farà Franz da grande?

Il documento contabile approvato all'unanimità in consiglio comunale. Per adesso niente tracce dell'annunciata operazione verità: l'opposizione gongola e si autoassolve, la maggioranza sbriga la questione nel segno della continuità. E i cosentini restano in attesa dell'alternativa promessa, tra evasione monstre e l'ombra di un dissesto bis all'orizzonte

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È sfuggito qualcosa, durante la discussione del Bilancio preventivo di Cosenza per il triennio 2021-2023, avvenuta a Palazzo dei Bruzi il 29 dicembre. Preso in sé, il dibattito non fa notizia. Scontato il voto unanime alla relazione dell’assessore al Bilancio Francesco Giordano, frutto di un lavoro certosino sui conti. Scontate, inoltre, le punzecchiature volate qui e lì durante gli interventi. Persino banali i plausi della minoranza: il documento contabile proposto dalla giunta Caruso appartiene solo nominalmente all’amministrazione attuale, ma in realtà è farina del sacco di Mario Occhiuto.

A proposito di Occhiuto: l’ex sindaco aveva lanciato alcune frecciate al curaro dalla propria pagina Facebook poco prima delle festività natalizie. «Quando ci siamo insediati – aveva detto – avevamo trovato una situazione contabile disastrosa, ma non abbiamo accusato gli altri e ci siamo dati da fare». Sarà. Ma cose simili le aveva dichiarate pure Franco Santo, lo spin doctor di Salvatore Perugini: «Trovammo una situazione disastrosa ed esortammo Perugini a dichiarare il dissesto». Cosa che non avvenne.
Insomma, il voto unanime ha un significato ben preciso: cane non mangia cane. Neanche quando c’è poco altro da mangiare, come dimostrano gli 11 milioni di disavanzo ereditati dal 2019. Ma cosa è sfuggito?

Pantalone non paga più

Contabile di spessore ed esperto in dissesti, l’amanteano Francesco Giordano è approdato nella giunta Caruso dopo aver fatto parte della Commissione di liquidazione del Comune di Cosenza nominata a febbraio 2020, quando il dissesto era ancora “fresco”. È uno che conosce bene la voragine delle casse comunali e tenta di salvare il salvabile. Lo rivelano due passaggi della sua relazione. Il primo: «I beni comunali dovrebbero essere messi a frutto, cioè affittati o liquidati, prima che l’ente vada (di nuovo, ndr) in dissesto».

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Palazzo dei Bruzi, sede del Comune di Cosenza

Secondo passaggio: «Non si può più ragionare come quindici anni fa, quando si badava più ai costi che alle entrate, perché dal 2011 è cambiato tutto». Ovvero: le rimesse statali sono calate in maniera drastica e gli enti locali devono far da sé, riscuotendo a più non posso. Il che non è stato per Cosenza. Anzi, è proprio questo il dato più sconfortante: gli uffici di Palazzo dei Bruzi hanno incassato solo il 20% della somma prevista (circa 17 milioni) di tributi urbani, in particolare Tari e fornitura idrica.

Tocca svendere l’argenteria

Cane non mangia cane, ma in compenso si morde la coda. Impossibilitato a risparmiare come dovrebbe, pena il collasso dei servizi, il Comune non riesce ad incassare. Anzi, secondo i bene informati, ci sono quartieri in cui riscuotere è utopia, anche a causa della povertà dei cittadini.
Allora tocca svendere l’argenteria. Posto che sia in buone condizioni e posto che ci siano acquirenti. Altrimenti, la messa in liquidazione si tradurrà in voci attive virtuali e inutilizzabili. Sono i conti della serva? Certo.
Ma non occorre una specializzazione in finanza pubblica per cogliere il vero rimprovero di Giordano: non si è risparmiato quando si poteva, non si è incassato quando si doveva. In compenso, si è speso.

L’operazione verità? Un’altra volta

Che ne è stato delle dichiarazioni con cui Franz Caruso prometteva fuoco e fiamme all’atto del suo insediamento? Una probabile risposta sta in un passaggio dell’intervento dell’ex vicesindaco Francesco Caruso, sconfitto alle Amministrative di ottobre: «Giordano non ha ravvisato elementi tali da portare le carte in nessuna procura. Non sono affermazioni eclatanti queste, ma vanificano l’operazione verità che si sta rivelando una bolla di sapone».

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Francesco Caruso e Mario Occhiuto durante la campagna elettorale

L’ex vicesindaco non si ferma qui e – forse in maniera autoassolutoria – rivolge lo sguardo al passato: «È una situazione delicata ma non tragica, effetto di cause di un processo evolutivo che guarda a situazioni di amministrazioni di 10 anni fa». E ancora: «Noi abbiamo trovato nel 2011 un comune in dissesto».
E, a proposito ancora di operazioni verità: «Non ho mai digerito l’operazione verità perché ha il sapore di una ricerca dei colpevoli. Siamo dei comuni mortali e a fasi alterne occupiamo posti di responsabilità. Oggi, se si vuole andare avanti, il bilancio si deve votare così come sono stati votati i bilanci con perdite significative».

Il decennio intoccabile

Non si poteva pretendere dall’attuale maggioranza una riflessione critica sugli anni ’90, quando iniziò in lire il debito che avrebbe travolto Cosenza in euro. Ma il rinvio alle responsabilità passate, fatto tardivamente da Occhiuto e rilanciato dai suoi sodali superstiti in consiglio (tranne da Antonio Ruffolo, arrivato in ritardo e silente come sempre) non è sufficiente. Né ci si può consolare col fatto che Cosenza è in dissesto al pari dell’80% dei Comuni al Sud.

Alla classe politica cosentina è mancato il coraggio del parricidio. Non lo fece l’amministrazione Perugini, che aveva liquidato il decennio manciniano nell’immobilismo. Non l’ha fatto l’amministrazione Occhiuto, che anzi ha completato i progetti del vecchio Leone socialista, in particolare il ponte di Calatrava e il parcheggio di piazza Bilotti, attirandosi le critiche di chi negli anni ’90 applaudiva.
Tuttavia, anche l’eventuale “revisionismo” su quegli anni oggi sarebbe inutile. Di sicuro non colmerebbe il deficit in bilancio che costerà ai cosentini lacrime e sangue. Né restituirebbe alla città la voglia di progettare e di sognare di quel decennio.

La partita inizia ora

Le schermaglie sono state poca cosa: un botta e risposta tra gli evergreen Mimmo Frammartino e Spataro, qualche stoccata di Bianca Rende che si è tolta i classici sassolini dalla scarpa più qualche precisazione. Ma resta un dato, ancora una volta evidenziato da Giordano e ribadito dal sindaco: quello approvato dal Consiglio comunale del 30 gennaio non è un bilancio di previsione dell’amministrazione Caruso.

È l’ultimo consuntivo di quella Occhiuto, votato in zona Cesarini e quasi a scatola chiusa per evitare rischi più gravi. Niente interventi della Procura, più dichiarati che minacciati, né inchieste. Solo continuità, per il momento. La partita vera dei conti cosentini inizierà in primavera, quando Franz Caruso e i suoi diranno per davvero cosa faranno “da grandi” e, soprattutto, potranno fare.

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