Mai più da sole: nove anni di lotte del centro antiviolenza di Reggio Calabria

L'associazione dedicata ad Angela Morabito aiuta le donne vittime di soprusi in tutta la provincia. E ora può contare sul dono generoso di sette artiste di fama internazionale

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Quella del Centro antiviolenza Angela Morabito è una storia di donne che aiutano le donne.
Questa storia è partita da Reggio e ora ha esteso il suo raggio d’azione anche in provincia. A Polistena prima e ad Ardore poi, per una “guerra” in cui si recita sempre lo stesso copione: le donne nel ruolo di vittima e gli uomini in quello di carnefici.

Violenze di genere: vittima una donna su tre 

Le violenze di genere sono un dramma quotidiano che investe un terzo della popolazione femminile italiana.
Una donna su tre, dicono le statistiche, ha subito almeno una volta un atto violento da un maschio: sberle, botte, abusi sessuali, ma anche delegittimazioni sociali e professionali, umiliazioni e privazioni economiche.
Il Centro Morabito, costituito da donne calabresi preparate e risolute, prova a fermare questo campionario degli orrori. Lo fa con l’impegno sul campo e , adesso, con un fondo di oltre 200mila euro. La somma proviene da un gruppo di artiste ed è il frutto del maxi concerto al Campovolo di Reggio Emilia.

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Francesca Mallamaci (a sinistra) e le sue colleghe del Centro antiviolenza

Centri antiviolenza: tutto iniziò da Angela

Il Centro antiviolenza (e la relativa casa rifugio in grado di ospitare fino a sei persone) nasce nel 2013, in collaborazione con “Piccola opera Papa Giovanni”. È intitolato alla memoria di Angela Morabito, la donna che solo durante le terapie contro la sua leucemia trovò il coraggio di accusare il padre orco che tante volte la aveva insidiata da ragazzina.
Da allora, centinaia di donne si sono appoggiate ai loro servizi e sono riuscite a rompere il muro di silenzio, paura e vergogna che le imprigionava. Un muro spesso invalicabile, perché costruito all’interno di relazioni familiari tossiche.

Un numero verde per chiedere aiuto sempre

Psicoterapeute, avvocate, assistenti sociali e mediatrici culturali: queste professioniste aiutano le donne che si rivolgono allo sportello di ascolto o al numero verde 800 170 940 operativo a tutte le ore, sette giorni su sette. Loro sono, per le vittime, il punto di partenza di un percorso estremamente delicato e complesso.
«Il nostro percorso – racconta a I Calabresi la responsabile del centro e della casa rifugio, Francesca Mallamaci – mira a elaborare le violenze subite e a ridefinire un nuovo progetto di vita per le donne che trovano il coraggio di contattarci.
Noi offriamo, totalmente gratis, servizi che vanno dall’assistenza legale all’accoglienza residenziale e forniamo consulenze psicologiche e specialistiche in ambito sociale e di orientamento lavorativo».
È un lavoro estremamente complicato. Anche perché, a fronte di una quotidianità sempre più drammatica, il Centro antiviolenza Angela Morabito è, nel Reggino, l’unica realtà specializzata sulla violenza di genere.

L’ufficio del Centro antiviolenza di Reggio

Centri antiviolenza Calabria: a Crotone zero totale

Il “vuoto” è preoccupante, ma in Calabria c’è di peggio. Nel Crotonese, ad esempio, non esiste nessuno sportello sulle violenze di genere. E mancano posti letto per le donne che vogliono allontanarsi dai loro contesti.
Dallo scorso marzo, i servizi dell’associazione sono disponibili anche sul versante jonico della provincia di Reggio.
Grazie ad una collaborazione con il Comune di Ardore e con l’Auser, tre professioniste del posto – la psicologa Loredana Oppedisano, l’assistente sociale Daniela Andrianò e l’avvocata Vincenza Corasanti – hanno aperto uno sportello d’ascolto dell’associazione in una stanzetta del municipio messa a disposizione dal Comune.
Lo sportello è aperto il martedì e il giovedì ma è possibile rivolgersi a tutte le ore al numero verde 800 177 507. Quest’esperienza dura da pochi mesi ma i riscontri sono già evidenti.

 

Solo una donna ha chiesto aiuto a Polistena

L’associazione finora ha preso in carico quattro donne vittime di violenza di genere.
Il contesto è la provincia profonda, dove il “sommerso” pesa più che altrove. Perciò farsi avanti diventa ancora più complicato. E i risultati sono altalenanti.
Ad Ardore i servizi dello sportello d’ascolto cominciano a fare breccia. A Polistena, dove l’associazione è presente dal luglio 2021, le cose vanno altrettanto bene: solo una donna ha chiesto aiuto.
«Raggiungere le realtà periferiche è molto importante», sottolinea ancora Francesca Mallamace, «perché spesso a una donna può risultare difficile anche giustificare la propria assenza da casa per qualche ora. La nostra presenza sul territorio può rappresentare un notevole passo in avanti».

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Lo staff dello sportello d’ascolto di Ardore

La generosità dell’arte

In aiuto all’associazione e ai suoi tentativi di radicamento nella Locride, a breve arriveranno gli oltre 200mila euro di cui si parlava prima. Li hanno donati sette cantanti italiane: Fiorella Mannoia, Gianna Nannini, Laura Pausini, Giorgia, Elisa, Emma e Alessandra Amoroso. Le artiste hanno raccolto lo scorso 11 giugno con lo spettacolo Una, nessuna, centomila, i fondi per sostenere sette diverse realtà su tutto il territorio nazionale.
Tra queste, lo sportello di Ardore, che con quei soldi conta, tra l’altro, di organizzare una casa rifugio per accogliere le donne che ne faranno richiesta, su un territorio che ne è rimasto finora sprovvisto.
Sulla bontà della scelta non ha dubbi Celeste Costantino, presidente dell’Osservatorio sulla parità di genere del ministero della Cultura, e “delegata” dalle artiste all’individuazione dei centri.
«La selezione dei centri da finanziare ha richiesto un lavoro lungo e approfondito», spiega Costantino. «L’associazione Angela Morabito rispondeva a tutti i requisiti. Noi vogliamo intervenire nei contesti più difficili, proprio come Ardore. E per essere ancora più incisivi abbiamo scelto di aiutare singole realtà con contributi importanti e diretti».

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