A Catanzaro se non ti chiami Noto, Abramo, Speziali, giusto per citare i big, ben difficilmente farai strada nei posti che contano. Il capoluogo è il regno di poche potentissime famiglie che fanno il bello e il cattivo tempo nella politica e nella pubblica amministrazione senza avere di fatto mai incontrato sulla loro strada una vera opposizione politica e sociale.

Catanzaro: il capoluogo senza una stazione
Il dibattito politico catanzarese è fatto di beghe interne, di trasversalismi che durano lo spazio di un mattino e che interessano solo i protagonisti. La borghesia cittadina ha legami storicamente molto forti con il potere e con gli inquilini che si sono succeduti a Palazzo de Nobili, tant’è che a nessuno di loro è mai stato chiesto conto del declino vissuto dal capoluogo di regione che, a poco più di un mese dalle elezioni comunali, non ha più una stazione ferroviaria o un’autostazione degna di questo nome e sono quasi quarant’anni che nel cuore pulsante della movida di Lido non si riesce a realizzare un vero porto turistico.

Catanzaro aspetta le elezioni comunali del 12 giugno
Catanzaro vive un declino che interessa tutti i comparti della vita cittadina; anche il glorioso passato calcistico delle Aquile è solo uno sbiadito ricordo.
La destra catanzarese ha “campato politicamente per anni” con la realizzazione di un Parco pubblico che per quanto utile e ben fatto, non può far dimenticare le gravi mancanze in tema di politiche del lavoro, infrastrutture, viabilità, commercio e sicurezza.
Ora partiti e movimenti più o meno civici stanno scaldando i motori in vista delle elezioni amministrative previste per il prossimo 12 giugno insieme ai cinque referendum sulla giustizia che hanno ottenuto il disco verde da parte della Corte costituzionale.
Arrivato quasi al termine del suo quarto mandato, non sarà presente in questa tornata l’attuale sindaco Sergio Abramo. In attesa dei sondaggi ufficiali, il centrodestra dopo anni di dominio non sembrerebbe essere più certo della vittoria. Nonostante la discesa in campo dell’avvocato Antonello Talerico, Forza Italia e Lega sosterranno la corsa del docente universitario Valerio Donato, che ha già incassato il sostegno di Italia viva e Udc.

Niente accordo per i meloniani di FdI. Prima sembravano aver virato sull’assessore regionale alle Risorse umane, Filippo Pietropaolo. Poi c’è stata la carta Wanda Ferro sul tavolo, e pare che all’uscente Abramo l’idea non dispiacesse. Infine la scelta è caduta su Rino Colace: medico al Mater Domini, ex presidente del Consiglio comunale ed ex amministratore unico dell’Amc, la società di mobilità cittadina. Nella prima dichiarazione pubblica ha parlato subito di «rigenerazione della classe amministrativa cittadina».
Per bocca del coordinatore calabrese Maurizio D’Ettore rivendica autonomia anche Coraggio Italia: «Ove possibile – ha detto – presenteremo nostre liste anche con il simbolo del partito». La sinistra schiera invece un altro avvocato, Francesco Di Lieto, sostenuto anche dalla lista di Carlo Tansi, Tesoro Calabria.

Speziali boccia Donato
Il Partito democratico ha scelto di appoggiare la corsa a sindaco di Nicola Fiorita, con il Movimento 5 stelle a comporre l’area civica della coalizione.
In questo momento il quadretto elettorale di Catanzaro è questo, ma non è detto che sia destinato a rimanere così fino alla fine. «Donato? Amabile persona e valevole cattedratico ma la politica è un’altra cosa». Le parole sono di Vincenzo Speziali, membro della direzione nazionale Udc e fresco dimissionario dal ruolo di commissario cittadino dello Scudocrociato che ha preso molto male il diktat romano di confluire sul professore dell’Unicz. «Dobbiamo cercare una figura di centrodestra perché ci sono». Chi? Abramo, («è stimatissimo, persino da Salvini») e poi «c’è sempre Tallini».

Centrodestra e centrosinistra: l’unità da trovare
Come è facile intuire, l’unità del centrodestra non è ancora cosa fatta. Ma se Sparta piange, Atene non ride. Così il centrosinistra riunitosi intorno al docente leader del movimento Cambiavento, Nicola Fiorita, se da una parte si trova a dovere affrontare la corazzata dell’alfiere Donato («un gattopardo alla testa di una gigantesca opera di trasformismo») dall’altra deve fare i conti con i mal di pancia di una parte della coalizione che non ha mai digerito l’accordo col Movimento 5 Stelle e il superamento delle primarie di coalizione che in un primo momento erano state proposte dal Pd.

Un esempio, uno dei più rumorosi, è la fuoriuscita del socialista Fabio Guerriero in polemica con i vertici nazionali Democrat e la decisione di schierarsi al fianco di Donato.
Insomma, la partita si preannuncia aperta e agguerrita anche in vista delle politiche del prossimo anno e della necessità di rilanciare la città capoluogo di regione che, a detta di tutte le forze in campo, ha bisogno di un definitivo rilancio politico e amministrativo.
Michele Urso