Le elezioni del capoluogo di Regione erano le più attese e le più discusse con un centrodestra diviso tra faide personali, giochi nazionali e uno sguardo alle imminenti politiche. E il centrosinistra? Piazze piene, urne non altrettanto.
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Il ballottaggio
I risultati ci consegnano un capoluogo tendenzialmente di centrodestra, pur mandando al ballottaggio due docenti di centrosinistra e sinistra: Valerio Donato, che ha stracciato poco prima della competizione elettorale la tessera del Pd ma avrebbe certamente fatto il candidato sindaco dei dem; e Nicola Fiorita che non è mai stato iscritto al Pd ed in passato ne è stato avversario.
Quello che caratterizza Fiorita è la capacità di attrarre il voto disgiunto a suo favore, oltre sei punti percentuali (a fronte degli oltre dieci del 2017) rispetto alla coalizione che lo sostiene. Per lui l’impronta civica prevale nettamente. Le “sue” liste Cambiavento e Mo’ che toccano rispettivamente il 7,35% e il 7,23%, a fronte di un Pd che raggiunge il 5,8 (nonostante big e portaborse piazzati in lista per la battaglia elettorale) e un M5S che raggiunge il 2,77%.
Molto diversa la figura di Donato che ottiene otto punti percentuali in meno rispetto al risultato ottenuto dalle liste della sua coalizione. Una coalizione capitanata dal presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso, che si dimostra il più grande “tutore” politico di Valerio Donato. Ha messo a tacere i malumori leghisti (in due liste civiche oltre al simbolo mancano i militanti ”storici” del Carroccio), il deputato Domenico Furgiuele e lo stesso Matteo Salvini, che non si è fatto vedere per come desiderato dal candidato sindaco. Il risultato, però, si è palesato. La lista Alleanza Per Catanzaro ottiene il 7,56%, mentre Prima L’Italia il 6,38%.
Catanzaro: anatra zoppa in vista
Le dieci liste di Valerio Donato, però, avendo ottenuto il 52,3% hanno portato ad una situazione abbastanza atipica. Si chiama “lame duck” o “anatra zoppa”, praticamente non scatta il premio di maggioranza e, pertanto, spettano meno seggi alla coalizione donatiana che, se vincerà, si troverà ad avere una maggioranza risicata ma, qualora vincesse Nicola Fiorita al ballottaggio, sarebbe un sindaco di minoranza. Non un grande problema in una città dove regna politicamente il trasformismo e il trasversalismo più perverso.
Nel 2010 a Lamezia Terme il sindaco Gianni Speranza governò con una maggioranza di centrodestra. Nel 2018 ad Avellino il sindaco del Movimento 5 Stelle governò con una maggioranza di centrosinistra. Dal 2021 a Latina il sindaco di Pd-M5S governa con una maggioranza di Lega, Fi e Fdi. Anatra zoppa potrebbe realizzarsi ora a Molfetta che va anch’essa al ballottaggio.
Difficilmente, quindi, consiglieri comunali neo-eletti dopo una campagna elettorale estenuante, manderanno a casa un sindaco su due piedi, a prescindere da chi a Catanzaro la spunterà al ballottaggio. Una competizione che vede favorito Valerio Donato sui numeri (nonostante il segnale politico di “sfavore” arrivatogli dal voto disgiunto) ma, come ha ricordato sui social Antonello Talerico, nel 1994 Benito Gualtieri partì sfavorito con 9 punti in meno rispetto a Zunzio Lacquaniti, superandolo poi di 3500 voti al ballottaggio. La partita, quindi, è aperta.
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E le altre destre?
Citando i risultati del 1994, il presidente dell’Ordine degli avvocati di Catanzaro, Antonello Talerico, ha anche annunciato: «La storia si ripeterà, è già segnata», chiarendo già che sarebbe impossibile un suo appoggio alla coalizione sostenuta dalla sua nemesi politica, il senatore e coordinatore regionale di Forza Italia, Giuseppe Mangialavori. Insomma, una resa dei conti anche personale. Talerico, però, porta in dote un abbondante 13,1%, risultato rivendicato anche dal leader nazionale di Azione, Carlo Calenda (che elegge il segretario provinciale, Raffaele Serò, candidato in “Io Scelgo Catanzaro”), ma anche dal leader di Noi Con L’Italia, Mimmo Tallini. Un bottino certamente ambito e ricercato, che Nicola Fiorita dovrà riuscire a carpire con un valido accordo politico. «Vogliamo incidere sull’amministrazione» è il diktat di Talerico.
Per quanto riguarda Wanda Ferro, invece, il risultato è stato certamente ragguardevole con un 9,16% (in linea con il risultato ottenuto a Catanzaro città alle regionali) a fronte del 4,82% della lista.
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Certo, se i consiglieri comunali uscenti legati al consigliere regionale Antonio Montuoro – tra cui la sua portaborse Roberta Gallo e i parenti degli altri suoi portaborse Antonio Angotti, Emanuele Ciciarello, oltre che a Luigi Levato, candidati nella lista Progetto Catanzaro di Valerio Donato – , avessero “foraggiato” di consenso Fratelli D’Italia, quest’ultima lista avrebbe raddoppiato il risultato. Loro hanno ottenuto 2692, superando i 2777 raccolti dalla singola lista a sostegno di Wanda Ferro.
Giorgia Meloni risponde pubblicamente a Matteo Salvini dicendo che il centrodestra non è stato unito nei territori, tra cui Catanzaro, «per motivi locali». Wanda Ferro, invece, quasi fosse una partita di ping-pong, specifica che ad orientare Fratelli D’Italia al ballottaggio sarà il ragionamento complessivo fatto dai leader nazionali. Tutto fa pensare, però, che una manina a Valerio Donato arriverà a prescindere.
La restaurazione in consiglio comunale
Quello che non vedremo al secondo turno, però, sarà un surplus di impegno dei consiglieri comunali “in bilico”, essendo i giochi già fatti per quanto concerne i seggi. La composizione (potenziale, fino alla proclamazione) del nuovo consiglio comunale, però, è molto simile alla precedente per cui chi parla di “rinascita”, si troverà di fronte un’assise all’insegna della restaurazione.
Salvo errori, omissioni e potenziali ricorsi, la coalizione di Valerio Donato avrà 18 seggi, una maggioranza risicata, dove oltre a Donato stesso, entrerebbero per Alleanza per Catanzaro gli ex consiglieri di Svolta Democratica, oggi novelli pseudo leghisti, Eugenio Riccio e Manuel Laudadio (quest’ultimo è il figlio dell’ex consigliere e assessore regionale Franco Laudadio). Con loro ritorna in aula (dove è presente, al pari di Riccio, da oltre 15 anni), Rosario Mancuso.
Con l’altra lista leghista, Prima l’Italia, viene rieletto l’ex esponente di centrosinistra con Calabria in rete ed ex assessore comunale, Rosario Lostumbo, oltre alla new entry Giovanni Costa.
Con Progetto Catanzaro tornano in aula i già citati ex forzisti ora “montuoriani” Emanuele Ciciarello e Luigi Levato. A casa, invece, la portaborse Roberta Gallo e l’uscente Antonio Angotti. Flop per l’ex candidato regionale Gianluca Tassone, figlio del democristiano Mario.
Con Catanzaro Azzurra vince la coppia Marco Polimeni e Alessandra Lobello, che rientrano in consiglio comunale. Fuori, invece, gli amministratori uscenti Ezio Praticò, Danilo Russo e Concetta Carrozza.
Con la lista Riformisti Avanti, ispirata dai fratelli Fabio e Roberto Guerriero, con l’ottimo risultato del 5,56%, entrano l’ex candidato regionale di Forza Azzurri (ma sostenitore del centrosinistra nel 2017) Giorgio Arcuri, e l’ex esponente di Fare per Catanzaro, Stefano Veraldi.
La lista Cambiamo! di Giovanni Toti riporta in Consiglio l’ex talliniana Manuela Costanzo e l’ex portaborse ed ex assessora comunale Lea Concolino (ora vicina a Francesco De Nisi). La lista Fare per Catanzaro riporta in Consiglio il suo leader Sergio Costanzo, che rimane il più votato in città con 1195 preferenze. Silurata, invece, la sua ex compagna di viaggio, l’uscente Cristina Rotundo.
Rispetto alle liste dei partiti del centrodestra (e di quella di centrosinistra dei Guerriero), la lista del candidato sindaco, Rinascita si ferma al 4,93% portando in consiglio l’ex Presidente del CdA del Sant’Anna Hospital, Gianni Parisi. Fuori l’ex esponente Udc e consigliere uscente Giovanni Merante, l’ex segretario Pd Antonio Menniti e l’ex grillina Roberta Canino.
Italia al Centro piazza Francesco Scarpino, già consigliere comunale “abramiano” di due consiliature fa. Rientra con la lista Volare Alto, invece, il consigliere comunale uscente Antonio Corsi.
Sinistra amarcord
Più indietro il centrosinistra. Il campo largo è, per ora, solo decantato. La coalizione di Nicola Fiorita avrà 9 seggi incluso il suo. Ritorna in aula con la seconda elezione in Cambiavento, Gianmichele Bosco, già esponente di Potere al popolo e tra i fedelissimi del candidato sindaco. Con lui Vincenzo Capellupo, già consigliere comunale nel Pd dal 2012 al 2017. La new entry (una delle poche dell’assise) è la docente di diritto romano della Umg, Donatella Monteverdi.
Ritorna in aula con la lista Mò la docente Daniela Palaia e Tommaso Serraino, quest’ultimo sostenuto dall’ex consigliere comunale di centrodestra Roberto Rizza.
Il Pd si ferma al 5,8%, ma riesce ad eleggere due consiglieri. Fa il botto di preferenze la ex candidata regionale e ora presidente regionale del Pd Giuseppina Iemma e segue il segretario cittadino Fabio Celia, già consigliere comunale di Fare per Catanzaro in una parte della scorsa consiliatura. Flop, invece, per l’ex coordinatore cittadino Salvatore Passafaro, che non viene eletto.
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Con il 2,77% il Movimento 5 Stelle entra per la prima volta in consiglio comunale con l’ex consigliere dell’Italia dei Valori, Danilo Sergi, che porta a casa 434 preferenze, a fronte delle 236 del capolista Francesco Mardente. Da rilevare il ruolo di mero riempilista dell’ex coordinatore provinciale di Catanzaro (per la campagna elettorale regionale) Pietro Maria Barberio con 0 voti. Infine, la lista Catanzaro Fiorita con il 2,7% dovrebbe eleggere l’esponente socialista Gregorio Buccolieri.
Gli altri…
Determinante per i futuri assetti dell’assise sarà Antonello Talerico che, oltre a se stesso, e al già citato coordinatore di Azione, Raffaele Serò, riporta in consiglio comunale l’ex azzurra Giulia Procopi, ora con Noi con l’Italia. Dovrebbe entrare con Catanzaro al centro anche il giovane Antonio Barberio. Fuori l’ex capogruppo del Pd Lorenzo Costa, oggi leader del movimento di centrodestra Officine del sud che fa capo al notabile di centrodestra Claudio Parente. Flop per l’ex assessore comunale Mimmo Cavallaro, candidato nella stessa lista, fermo a 88 voti.
Con Fratelli D’Italia dovrebbe “scattare” solo il seggio a Wanda Ferro, che ritorna in consiglio comunale dopo 11 anni. Nella consiliatura iniziata nel 2006 governava il centrosinistra di Rosario Olivo, che la stessa Ferro votò al ballottaggio insieme a Michele Traversa contro l’ex Udc, Franco Cimino. Da segnalare che qualora la Ferro lasciasse il seggio comunale, le subentrerebbe Anna Chiara Verrengia, figlia di Emilio Verrengia, ex consigliere provinciale dell’Udc e poi di Forza Italia.
Insomma, una assise con ben poche sorprese, tra blocchi di consenso consolidato e nepotismo, tutto un grande minestrone di Consiglieri che si sono “piazzati” e sono certamente pronti a sostenere qualsiasi sindaco uscirà vincitore dal ballottaggio.