Dodici persone dovranno comparire davanti al giudice per le indagini preliminari di Firenze il prossimo 4 aprile. L’accusa, a vario livello e titolo, è di aver interrato rifiuti tossici provenienti dalle concerie del Pisano in alcune strade provinciali della Toscana. In particolare, nella Sp 429 che è di fatto stata ribattezzata “la strada dei fuochi” nel processo Calatruria.
Dei dodici sono nove quelli nati in Calabria: Domenico Vitale; Bruno Vitale; Nicola Chiefari; Ambrogio Chiefari; Antonio Chiefari; Nicola Verdiglione; Pasquale Barillaro; Rocco Bombardiere; Francesco Lerose. Gli altri tre sono Graziano Cantini (nato a Vicchio), Luca Capoccia (nato a Bagno a Ripoli) e Massimo Melucci (nato a Caserta).
Politici e ‘ndrine nel mirino della Dda
La Dda di Firenze ha chiuso le indagini, sempre a novembre scorso, e chiesto il rinvio a giudizio anche per altre 26 persone nel processo originario denominato Keu, dal nome del materiale di risulta delle concerie. I due procedimenti fanno parte di una maxi inchiesta unica, iniziata nel 2019 e terminata nel 2021 con arresti e denunce per politici, imprenditori, amministratori e referenti dei clan calabresi di ‘ndrangheta, in particolare Gallace e Grande Aracri.
Calatruria: i conciatori e i calabresi
Alcune ditte di movimento terra, in mano ai calabresi, avevano ottenuto – secondo l’accusa – il mandato da alcune concerie toscane di smaltire i loro rifiuti, tossici e pericolosi, ma per risparmiare invece di seguire il normale iter si era deciso di sotterrarli, dopo averli trasformati in materiale per l’asfalto. Per gli inquirenti a organizzare il pactum sceleris sarebbero stati i conciatori, in accordo con alcuni politici e amministratori toscani, e grazie ad alcune ditte complici dei calabresi.
Le presunte minacce e l’azienda “amica”
I dodici del processo Calatruria dovranno difendersi, a vario titolo, dalle accuse di associazione per delinquere, illecita concorrenza ed estorsione aggravate dal metodo mafioso, corruzione, detenzione e spaccio di stupefacenti.
Il filone d’inchiesta che coordinano il pm Eligio Paolini e il giudice Luca Tescaroli (il magistrato che sta indagando sulle stragi di mafia del ’93 e sui mandanti esterni) riguarda la presunta estromissione di un imprenditore dai lavori di movimento terra nel cantiere del lotto V della strada provinciale toscana 429. Soggetti vicini alla cosca Gallace e ai “fratelli” Grande Aracri avrebbero minacciato l’uomo per far subentrare un’azienda “amica” dei clan.
Calatruria, cromo e arsenico
Successivamente, sempre secondo la Dda, i rifiuti sono finiti nell’asfalto di alcune strade provinciali della Toscana. A quel punto la Dda ha chiesto ad Arpat (l’Agenzia regionale per l’ambiente della Toscana) di mettere in sicurezza i siti coinvolti nell’inchiesta per poi stabilire cosa fosse successo all’ambiente. Ma non si tratta di una situazione definitiva perché potrebbero manifestarsi mutamenti nel medio e lungo periodo. Mutamenti che potrebbero essere determinati anche da carenze di manutenzione del manto stradale o da altri elementi.
Per questo il dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa sta conducendo uno studio proprio su incarico di Arpat e Regione Toscana. Il problema sono le sostanze che vengono fuori dal Keu, in particolare cromo esavalente e arsenico, che sono tra i principali materiali di scarto di chi lavora il cuoio. Dopo la messa in sicurezza nei giorni scorsi sono partite anche le bonifiche delle strade toscane coinvolte.
La strada dei fuochi
Nei giorni scorsi sono partite le bonifiche delle strade mentre la messa in sicurezza di emergenza era stata effettuata già lo scorso anno nei tratti dove la Dda ha ritenuto potesse essere presente materiale di risulta contenente Keu. E si parla di centinaia di tonnellate. Il tratto di strada “incriminato” è lungo circa 300 metri, ma bisogna capire bene dove sia finito il Keu: sotto l’asfalto, inglobato nel cemento armato o anche in altri punti?
La Regione Toscana è già all’opera ma sarà lo studio scientifico dell’Università di Pisa i cui risultati dovrebbero arrivare a inizio estate prossima a fare luce sul tipo di inquinanti eventualmente presenti.