Hanno superato il momento più difficile: l’elezione del Presidente della Repubblica. Ce l’avesse fatta un altro al posto di Sergio Mattarella, tipo un signore di nome Mario, sarebbero stati dolori, causati dallo spettro del voto anticipato.
Invece, i parlamentari l’hanno sfangata anche stavolta, dopo aver superato un rischio analogo in occasione della crisi scatenata da Salvini al Papeete, da cui è nato il Conte II, e dalla mossa del cavallo di Renzi, che ha poi dato i natali al Governo Draghi.
Il passato è passato, ora bisogna pensare al presente e all’anno che manca alla fine della legislatura. Sarà una lunga campagna elettorale durante la quale deputati e senatori faranno di tutto per accaparrarsi i posti sopravvissuti al taglio determinato dalla legge costituzionale del 2020: restano “solo” 400 scranni a Montecitorio e 200 a Palazzo Madama. La Calabria sarà rappresentata da 13 deputati (oggi sono 20) e sei senatori (10). Come nel gioco delle sedie musicali, qualcuno – più di qualcuno – resterà in piedi.
Chiosa demagogica: se le cose stanno così, bisogna votare bene, al prossimo giro. Ecco quindi il pagellone semiserio dei 31 parlamentari e mezzo (c’è Tilde Minasi che non ha ancora deciso) della Calabria. I giudizi, oltre che sintetici, sono insindacabili come quelli di Alessandro Borghese in 4 Ristoranti, anche se non possiedono la capacità di confermare o ribaltare alcunché.
Abate, Rosa Silvana (senatrice, Misto):
È un effetto della valanga grillina che, nel 2018, spazzò via parte della vecchia classe dirigente. La sua invece rimane una faccia nuova, al punto che quasi nessun calabrese la riconoscerebbe per strada. Sulla sua pagina Fb si descrive così: «Mi occupo di agricoltura, pesca, trasporti e sanità». Ineffabile. Voto 6 di incoraggiamento.
Auddino, Giuseppe (senatore, M5S):
Nel 2010, da candidato in una lista civica legata al Pci, non era stato eletto nel Consiglio di Polistena. Ha presentato un disegno di legge per il divieto di fumare fuori dai locali pubblici e in spiaggia. È il Sergio Cammariere del Parlamento. Sosia. Voto 6 per l’intonazione.
Barbuto, Elisabetta (deputata, M5S):
Chiede da tempo le bonifiche post-industriali nel Crotonese. Su Fb non arriva a 4mila amici: troppi post impegnati e nemmeno un meme. I suoi comunicati chilometrici provocano smoccolamenti nelle redazioni calabresi. Professorale. Voto 6,5 per l’austerità.
Bruno Bossio, Enza (deputata, Pd):
Sembra che stia in Parlamento da una vita, e ci starà ancora a lungo se, con il marito Nicola Adamo, continuerà a dettare legge nel Pd cosentino. In questa legislatura ha rafforzato le sue posizioni garantiste. Del procuratore Gratteri ha detto: «Arresta metà Calabria. È giustizia? No è solo uno show». Scontri anche con De Magistris. Barricadera. Voto 6 per la tenacia.
Caligiuri, Fulvia (senatrice, Fi):
Ha strappato il seggio calabrese a Matteo Salvini. Era l’agosto 2019 e da quel momento il leader della Lega non ne ha più imbroccata una. Effetto Papeete. Voto 7 per la reazione a catena.
Cannizzaro, Francesco (deputato, Fi):
Ogni settimana annuncia l’arrivo di vagonate di milioni per la provincia di Reggio. Dove c’è l’azione, c’è lui. Voleva fare il governatore al posto di Occhiuto e poi anche il coordinatore regionale del suo partito. È giovane e si farà. Furia aspromontana. Voto 6 per l’ambizione.
Corrado, Margherita (senatrice, Misto):
Dopo l’addio al M5S, si è candidata a sindaco di Roma. Ha preso 618 voti, lo 0,06%. Incommentabile. Voto 4 per l’imbarazzo.
D’Ippolito, Giuseppe (deputato, M5S):
Si batte per inasprire le norme di controllo nella filiera di rifiuti. Suo il disegno di legge costituzionale per abolire il pareggio di bilancio sulle spese sanitarie. Sembra il gemello dell’ex ministro Giovanni Maria Flick. Arcigno. Voto 6 per la somiglianza.
Dieni, Federica (deputata, M5S):
È vicepresidente del Copasir, l’organo che controlla l’operato dei servizi segreti. Ha la responsabilità di dossier delicati per la sicurezza nazionale e dunque, a differenza di molti suoi colleghi a 5 stelle, non crede nelle scie chimiche e nemmeno nei chip sottocutanei. Istituzionale. Voto 7 per la serietà.
Ferro, Wanda (deputata, Fdi):
È la commissaria regionale del partito di Giorgia Meloni ma delle liste elettorali si occupa sempre qualcun altro. È la kingmaker di Catanzaro ma non vuole fare il nome del candidato sindaco. In compenso, pubblica un sacco di foto sfocate su Fb. Mossa. Voto 4 per la confusione.
Forciniti, Francesco (deputato, Misto):
Avvocato, è il Di Battista calabrese. Infatti non perde occasione per perculare il M5S, nelle cui file è stato eletto. Nemico giurato della Bce, dei poteri forti e delle lobby. Grillino ante litteram. Voto 6 per la convinzione.
Furgiuele, Domenico (deputato, Lega):
È il protoleghista calabrese, il primo, a queste latitudini, a credere nella svolta nazionale di Salvini. Poi le inchieste che hanno riguardato lui e alcuni membri della sua famiglia ne hanno appannato l’appeal agli occhi del Capitano (e non solo ai suoi). Lui continua a sgomitare a Montecitorio e a indossare abiti che non passano inosservati. Dandy lametino. Voto 6 per l’intraprendenza.
Gentile, Andrea (deputato, Fi):
Rampollo di uno dei casati politici più potenti della storia calabrese, è arrivato in Parlamento dopo l’elezione a presidente di Regione di Roberto Occhiuto, per cui stravede. Proprio come il governatore, anche lui, in un’intervista al Quotidiano del Sud, ha fatto un bilancio dei suoi primi 100 giorni alla Camera. Ha più o meno ammesso di aver combinato poco, ma sono dettagli. Gentile never die. Voto 5 per la dynasty.
Granato, Bianca Laura (senatrice, Misto):
Può contare su un esercito di 67mila follower. È un’icona dei no vax. Sostiene che ci siano troppe morti sospette tra i guru negazionisti e che il super Green pass sia un colpo di Stato. Dice che esistono i nazisanitari e che i «vaccini sono la malattia». Ha pubblicato sulla sua pagina Fb il video choc del docente che si è dato fuoco a Rende. Ha sorriso solo quando Berlusconi l’ha chiamata, presentandosi come il «signore del bunga bunga». È Vulvia di Rieducational channel. Voto 3 per il complottismo.
Magorno, Ernesto (senatore, Iv):
È più renziano di Renzi, perfino più spericolato di lui. Si è autocandidato per il centrodestra alla presidenza della Provincia di Cosenza. Ha sostenuto Occhiuto alle Regionali. Nel giglio magico lo chiamano «Ernestone». Mutante. Voto 7 per la disinvoltura.
Mangialavori, Giuseppe (senatore, Fi):
Ha la faccia da bravo ragazzo, ma chi lo conosce giura che l’estetica non dice nulla del suo carattere. Il ricorso di Wanda Ferro lo aveva estromesso dal Consiglio, ma da allora ha scalato il partito di Berlusconi (oggi ne è il coordinatore regionale) e ha vinto tutte le elezioni in cui si è impegnato. Revenant. Voto 7 per la cazzimma.
Melicchio, Alessandro (deputato, M5S):
Faccia acqua e sapone, ha proposto il commissariamento del liceo di Castrolibero dopo i casi di molestie. Giuseppe Conte lo ha cazziato pubblicamente per aver votato con le opposizioni sulle pregiudiziali di costituzionalità della riforma della giustizia: «Ha esercitato libertà di incoscienza». Duro e puro. Voto 6 per gli occhi azzurri.
Misiti, Carmelo Massimo (deputato, M5S):
È il coordinatore calabrese del Movimento. Parlamentare tra i più attivi, ha presentato una proposta per la riorganizzazione di tutti i servizi di emergenza. Insomma, è un politico preparato. Anomalo. Voto 6,5 per la professionalità.
Morra, Nicola (senatore, Misto):
Ha lasciato il Movimento ma non la commissione Antimafia. Filosofo citazionista e manicheo, giustizialista, è un acerrimo nemico della massoneria deviata, per cui il cappuccio che ha messo nel corso del suo blitz negli uffici dell’Asp di Cosenza è tutta un’altra cosa. Sarà ricordato per le parole irripetibili su Jole Santelli ma anche per la battaglia sulla qualità del mangime nel canile di Donnici. Savonarola. Voto 2 per il fondamentalismo.
Nesci, Dalila (deputata, M5S):
Sottosegretaria per il Sud, da mesi è in pellegrinaggio per far conoscere a tutta l’Italia i Contratti istituzionali di sviluppo. Da neo-governista, ha quasi dimenticato le sue battaglie a favore della sanità calabrese. Smemorata. Voto 5 per la metamorfosi.
Orrico, Anna Laura (Deputata, M5S):
Già sottosegretaria ai Beni culturali, ha alzato la voce per la tutela del centro storico di Cosenza, prima di dedicarsi a un silenzio quasi religioso. Mistica. Voto 5 per l’afasia.
Parentela, Paolo (deputato, M5S):
Fervido sostenitore dell’apicoltura, è tra i principali artefici della legge sul biologico. A Catanzaro sostiene la candidatura di Nicola Fiorita, che potrebbe non averla presa benissimo. È al secondo mandato e aspetta la deroga di Grillo. Speranzoso. Voto 6 per l’acconciatura.
Sapia, Francesco (deputato, Alternativa):
È il picconatore calabrese: ha ingaggiato lotte senza esclusione di colpi per la sanità e la trasparenza amministrativa. Ha definito Draghi «quel gesuita». Cossiga. Voto 8 per l’irriducibilità.
Scutellà, Elisa (deputata, M5S):
Tiene moltissimo alla piccola stazione ferroviaria di Rossano. Gli addetti ai lavori faticano a riconoscerla. Eterea. Voto 5 per il camuffamento.
Siclari, Marco (senatore, Fi):
Amico e sostenitore di lunga data del coordinatore azzurro Tajani, si occupa prevalentemente di sanità. L’inchiesta Eyphemos e la condanna per il presunto appoggio elettorale ricevuto dalla cosca Alvaro di Sinopoli ne hanno stoppato ogni iniziativa. Inespresso. Voto 5 per le circostanze.
Stumpo, Nico (deputato, Leu):
È talmente “romano” che in pochi ricordano la sua elezione in Calabria. In occasione del voto per il Quirinale è stato incluso tra i «pallottolieri», gli uomini macchina che conoscono tutti i segreti dell’urna. È un grande sostenitore del ministro Speranza. Sinistroide. Voto 5 per il disinteresse.
Torromino, Sergio (deputato, Fi):
A Montecitorio per volontà altrui. Domenico Giannetta doveva scegliere tra il seggio alla Camera e quello al Consiglio regionale. Ha optato per quest’ultimo, in una legislatura durata poco più di un anno, e ora è fuori dalle istituzioni. Torromino, invece, è ancora in gioco e cerca una riconferma. Casuale. Voto 6 per la buona stella.
Tripodi, Maria (deputata, Fi):
Open Parlamento ricorda che si occupa di personale militare, marina, esercito, terrorismo e potere legislativo. La provincia reggina che l’ha eletta, invece, non sembra entusiasmarla più di tanto. I maligni ritengono che ecceda con l’uso dei filtri nelle sue foto. Ringiovanita. Voto 4 per l’assenza.
Tucci, Riccardo (deputato, M5S):
Su di lui pende una richiesta di rinvio a giudizio per frode fiscale che ne ha limitato lo slancio. Viene descritto come un contiano di ferro. In passato è stato “facilitatore regionale alle relazioni interne” del Movimento. Incomprensibile. Voto 5 per la difficoltà.
Viscomi, Antonio (deputato, Pd):
Ha sfruttato il lockdown per partecipare a webinar di ogni tipo. È un cattedratico che ha saputo costruire buoni legami nella capitale. Tra i pochi politici calabresi a usare Twitter, è uno dei più autorevoli rappresentanti del Pd. Infatti si dice che i big del partito calabrese vorrebbero farlo fuori (politicamente). Resistente. Voto 6,5 per la compostezza.
Vono, Silvia Gelsomina (senatrice, Fi):
Ha studiato e messo in pratica il camaleontismo mastelliano. È stata in Italia dei valori, in una lista vicina al Pd, nel M5S, in Italia viva e, da poche settimane, è in Fi. Non classificabile. Voto 10 per il trasformismo.
Minasi, Tilde: (senatrice, Lega):
La mattina del 5 ottobre era fuori da tutto. Poi Occhiuto l’ha ripescata per la sua Giunta, prima di essere proclamata anche in Senato. Aspetta indicazioni da Salvini, ma nel frattempo è passata dal votare le delibere del governatore al voto per il Presidente della Repubblica. Double face. Voto 8 per la tenuta mentale.