Caos fitti: l’Asp di Cosenza prova a fermare il salasso

Contratti inesistenti, immobili non sicuri o fuori dai requisiti minimi: i vertici della Sanità cosentina mettono mani alle forbici per risparmiare milioni di euro l'anno e, forse, assicurare un po' di legalità....

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L’Asp di Cosenza è pronta a lasciare tutti gli immobili che prende in affitto sul territorio provinciale. Quella dei cosiddetti fitti passivi, d’altra parte, è questione che da tempo occupa le cronache locali. Nella sola Area Cosenza (una delle 5 accorpate dopo lo scioglimento delle vecchie Asl) stando agli ultimi dati disponibili l’Azienda sanitaria ha sborsato un milione e 660mila euro circa ogni anno. Solo tra Cosenza (21 immobili per oltre 820mila euro di spesa), Rende (8 immobili) e Castrolibero (2) nel 2020 si sfiorava il milione e mezzo di euro.

Nella stessa conurbazione, l’Asp dava in affitto tre immobili incassando circa 260mila euro ogni dodici mesi. Le proporzioni tra uscite ed entrate non erano da meno in altre zone. A Rossano-Corigliano le prime ammontavano a circa 635mila euro, a fronte di 30mila euro in ingresso. A Castrovillari i 14mila euro incassati con l’affitto del bar nell’ospedale erano ben poca cosa rispetto ai circa 186.500 che l’Asp di Cosenza sborsa ogni anno per affittare 8 immobili.

L’Asp di Cosenza e i fitti passivi: il dossier di Guccione

Ma il problema dell’Asp con i fitti passivi, già evidente nei numeri, non si ferma qui. Era settembre del 2020 quando l’allora consigliere regionale Carlo Guccione rese pubblici con un dossier i risultati di una sua ispezione all’Ufficio Patrimonio. Nel documento del democrat c’era una formula che ricorreva sempre: «Dai documenti in atti non si rileva alcun dato riguardo ai “contratti di fitto” e, pertanto, nulla emerge circa la data di stipula, la data di scadenza, la clausola del rinnovo e l’adeguamento del canone». Con una piccola aggiunta nel caso si trattasse di terreni e non di fabbricati: «e la loro destinazione urbanistica».

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L’ex consigliere e assessore regionale Carlo Guccione, autore del dossier sui fitti passivi

La task force di La Regina

Quella denuncia – Guccione inviò tutto anche alla Corte dei Conti – pare aver smosso le acque, seppur in ritardo. Nella primavera dello scorso anno il neo commissario dell’Asp di Cosenza, Vincenzo La Regina, istituì un gruppo di lavoro. Aveva un unico compito: cercare di sbrogliare la matassa dei fitti passivi con una ricognizione completa e razionalizzare la spesa. Compito non semplice, considerato che – al momento di fare un resoconto dopo otto mesi di attività – la mini task force ha risposto chiedendo rinforzi.

Sicurezza non garantita e carenze strutturali

Seppure in pochi, però, i controllori scelti da La Regina a una conclusione erano già arrivati: gli immobili sono «non utilizzati in maniera efficiente e conveniente sotto il profilo economico». Ma, ancor più grave, presentano «criticità in merito alla sicurezza e alla carenza dei requisiti minimi strutturali». Dulcis in fundo, permangono i problemi «in merito al contenuto dei contratti». Insomma, sono fuori legge, tant’è che tocca «ricondurre i contratti di locazione passiva in linea con la vigente normativa in materia».

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Uno stralcio della delibera dell’Asp di Cosenza

La soluzione? Rescinderli tutti. Subito dopo, andare alla ricerca di nuovi spazi, possibilmente di proprietà di altri Enti pubblici per risparmiare. O, in alternativa, sedersi con gli attuali locatori per ridiscutere dell’intera faccenda su basi differenti dal passato. Già, tutti quelli che in questi anni hanno incassato affittando immobili a condizioni misteriose avranno sei mesi di tempo dalla ricezione della comunicazione di recesso già approvata dal fresco erede di La Regina, Antonio Graziano, per convincere l’Asp a non andare via.

Fitti passivi: l’ultimatum dell’Asp di Cosenza

Per riuscire nell’impresa dovranno fornire entro 30 giorni le visure catastali e planimetriche degli immobili attualmente in locazione e una copia del contratto in corso che ne attesti l’avvenuta registrazione. In più, toccherà loro dirsi disponibili a uno sconto sul canone, adeguandolo ai valori medi di mercato ed escludendo la clausola di aggiornamento Istat da contratti che potranno avere una durata massima di sei anni (rinnovabili). Infine, soprattutto, adeguare le strutture alla normativa vigente. Senza impianti a norma, condizioni minime di sicurezza, corrispondenza delle destinazioni d’uso e conformità edilizia-urbanistica, addio al gruzzoletto garantito dall’Asp.

Sei mesi dopo…

L’Azienda sanitaria, così, almeno inizierà a risparmiare qualcosa. In fondo, prima o poi, dovrebbe arrivare la fantomatica e pluriannunciata Cittadella della Salute ad accorpare tutti gli uffici della Sanità locale nell’attuale Annunziata con la nascita dell’altrettanto pluriannunciato nuovo Ospedale. Dove si svolgeranno da qui a sei mesi le attività oggi ospitate negli immobili a rischio recesso, nel caso l’addio si concretizzi, resta invece un mistero.

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