L’orto digitale con il cuore nella Sibaritide che piace a Microsoft

Torna in Calabria per aiutare l'impresa di famiglia a rischio chiusura. E fonda Biorfarm, azienda agricola diffusa con 55mila persone che adottano alberi. Prezzi equi per i produttori. E clienti come banche e multinazionali

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Negli uffici della multinazionale statunitense Kellog’s a Vimercate, la pausa pranzo produce una ricaduta positiva sull’economia di un piccolo coltivatore calabrese. Nella sede milanese di Banca Intesa il coffee break è a base di spremuta d’arance di Corigliano. I dipendenti della Microsoft a Natale al posto del panettone hanno ricevuto ceste di limoni femminelli prodotti nella piana di Sibari. Marchi come Tiffany, Colgate, Sony, Iliad hanno adottato orti digitali sostenendo la rete di produttori che fanno fatica a rimanere sui mercati, pressati dai costi dell’intermediazione della filiera agroalimentare.

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Con Biorfarm si può scegliere un albero e adottarlo

Agricoltura etica e sostenibile

Una rivoluzione dal basso, portata avanti da contadini che vogliono continuare a coltivare la terra, si battono per avere un guadagno più equo e allo stesso tempo per garantire la qualità e il contatto diretto con i consumatori. Alla guida di questa impresa c’è un giovane calabrese, Osvaldo De Falco, 35 anni, fondatore di Biorfarm, la prima azienda agricola diffusa e condivisa attraverso una piattaforma web con numeri da record: 108 agricoltori e aziende agricole coinvolti in tutta Italia, 55mila utenti della community che adottano alberi, partnership importantissime.

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Biorfarm ha scelto la strada dell’agricoltura etica e sostenibile

Addio Milano: il ritorno a Corigliano-Rossano 

Quella di De Falco è una storia di radici e innovazione. È andato via dalla Calabria per studiare, nel 2014 lavora a Milano nella multinazionale Siemens come consulente finanziario, dopo la laurea in economia e una breve esperienza a New York. Quell’anno suo padre, che ha una piccola azienda di arance e clementine a Corigliano Calabro (che adesso è Corigliano-Rossano), è in difficoltà, rischia di chiudere. Così lui torna per dargli una mano. «Come la maggior parte dei piccoli produttori locali – racconta – mio padre era schiacciato da un sistema che economicamente non è più sostenibile: costretto a vendere per pochi centesimi la frutta che viene poi messa sul mercato a prezzi lievitati. Tutto questo a discapito dei consumatori e della qualità, perché il prodotto viene trasportato diverse volte e stoccato anche per mesi».

Dal produttore al consumatore 

È a questo punto che De Falco unisce alla sua passione per la terra le competenze acquisite. Ha un’intuizione: aggregare i piccoli produttori e metterli in contatto diretto con i consumatori, eliminando ogni intermediazione. Così, nel 2015 insieme al suo socio Giuseppe Cannavale, fonda Biorfarm che raccoglie le adesioni degli agricoltori e cresce rapidamente grazie anche alle fortunate operazioni di crowdfunding nel 2018 e nel 2021.

L’idea è semplice: chiunque, in qualsiasi parte del mondo, può diventare un agricoltore digitale, adottare un albero o un frutteto, seguire le fasi della crescita delle piante e interagire con gli agricoltori, per poi ricevere a casa i prodotti biologici, oppure andare a raccoglierli.

«Diamo un supporto concreto alla produzione locale – spiega De Falco – perché paghiamo l’agricoltore fino a tre volte di più rispetto alla filiera tradizionale. Il progetto coinvolge i privati, ma soprattutto le aziende. Abbiamo partnership che adottano alberi e frutteti, sono azioni di green marketing che oggi sono molto importanti per trasmettere credibilità e affidabilità. L’adozione dura un anno e poi può essere rinnovata». Ci sono aziende che decidono di destinare la frutta ai dipendenti, di regalarla ai clienti o anche di non ritirarla, per sostenere – senza nulla in cambio – agricoltori che si trovano in un momento di difficoltà. Un’importante casa editrice ha appena acquistato 17mila alberi per un progetto sull’educazione ambientale che coinvolgerà tutte le scuole d’Italia.

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Gli agricoltori sono pagati fino a tre volte di più

L’agricoltura dei piccoli produttori

Chi adotta un albero o un frutteto segue tutto il processo, dalla piantagione alla raccolta, attraverso il “Diario di campagna”, una bacheca con contenuti multimediali postati dall’agricoltore per mostrare ciò che fa quotidianamente e come e dove crescono i prodotti. Entro massimo due giorni dalla raccolta la frutta viene spedita. «Promuoviamo un’agricoltura sostenibile – dice De Falco -supportando i piccoli agricoltori bio che ogni anno rischiano di scomparire e sono preziosi per la tutela del territorio e per salvaguardare la biodiversità ed evitare lo spopolamento delle campagne».

Dal Trentino alla Sicilia, ci sono i volti e le storie di decine di produttori che fanno parte di questa grande azienda agricola digitale. Dalle mele ai vigneti, dai mandarini ai mirtilli, la community è un’esplosione di colori e profumi, da un angolo all’altro dello Stivale. Ma c’è anche la frutta che non t’aspetti. E arriva soprattutto dalla Calabria, dove si producono giuggiole, feijoa, passion fruit, fichi secchi, kiwi, lime, ribes, zafferano. Non solo uliveti e agrumeti: la biodiversità, parola-jolly da utilizzare nei convegni sull’agricoltura da sempre cari alla politica regionale.

Uno degli imperativi di Biorfarm è salvaguardare la biodiversità

Senza finanziamenti o sovvenzioni

«Mai avuto a che fare con la politica o con gli ambiti istituzionali – precisa De Falco – non chiediamo finanziamenti o sovvenzioni. Biorfarm è apolitica» – sorride. Ma quando si parla dell’agricoltura calabrese, il tono si fa serio: «Abbiamo due grandi problemi: il primo è la mancanza di infrastrutture, il secondo è la mentalità. Perché non si comprende quanto sia importante lavorare insieme, fare rete. Fino ad ora gli agricoltori  non sono stati in grado di farlo, ma ho 35 anni e sono ottimista. Le nuove generazioni riusciranno certamente a fare di meglio».

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