2020 fuga dalla scuola, in Calabria il 16,6 % abbandona i banchi

I dati di Openpolis e Istat fotografano lo stato delle cose nella nostra regione. Dove la Dad funziona a mezzo servizio perché meta delle famiglie non hanno tablet, computer e internet. Il Covid ha amplificato le disuguaglianze

Condividi

Recenti

Gli effetti del coronavirus sulla scuola sono devastanti, soprattutto in regioni come la Calabria. Docenti, studenti e famiglie negli ultimi mesi hanno perso, infatti, ogni certezza tra chiusure, sospensioni, casi sospetti e contact tracing. Il mondo della didattica si è adeguato con tante difficoltà e l’art. 34 della Costituzione ha vissuto un autentico stravolgimento.

Dad, mezza Calabria tagliata fuori

In questo senso l’ultimo rapporto sul Bes (Benessere equo e solidale), pubblicato annualmente dall’Istat, fotografa da vicino la fase molto particolare della didattica a distanza, esplosa durante il lockdown anti-Covid, per cui è necessario avere a disposizione una buona connessione e un dispositivo elettronico per interagire con la scuola e gli insegnanti, ormai dunque un requisito indispensabile per l’accesso all’istruzione. In Calabria un laptop o un tablet e Internet, nel 2020, lo possedevano circa metà delle famiglie.

Il rapporto Istat illustra un quadro dei principali fenomeni economici, sociali e ambientali che caratterizzano il nostro Paese e la Calabria, attraverso l’analisi di un ampio set di indicatori suddivisi in 12 domini. Dalla sicurezza all’ambiente fino alla fruizione di attività culturali e la qualità dei servizi essenziali. Un’analisi scientifica di enorme valore che aiuta a conoscere le disuguaglianze e i bisogni dei territori.
Il periodo storico ha reso infatti evidente, a 2 anni dall’inizio della pandemia, l’inadeguatezza del Pil come unica misura del benessere di una popolazione e principale parametro da prendere in considerazione per le scelte politiche ed economiche da assumere.

Scuola e futuro… in salita 

Andiamo più specificatamente sulla Calabria: i dati sui bambini iscritti al nido in Calabria evidenziano forti disparità con le altre regioni italiane in rapporto anche alla disponibilità di strutture, su 100 bambini (0-2 anni) solo 17 sono iscritti ad un nido in regione a differenza, ad esempio, della Lombardia dove su 100 ben 26 partecipano alle prime attività didattiche. Anche la spesa (pro capite) nei grandi Comuni del Sud per i servizi di prima infanzia risulta bassa, come segnalato recentemente da un’indagine della fondazione Openpolis.

Per la serie “chi ben comincia è a metà dell’opera” l’inserimento dei bambini da 0 a 2 anni nei servizi dedicati alla prima infanzia è la base di ogni apprendimento successivo, con effetti positivi sulle abilità comportamentali e sull’alleggerimento del carico di lavoro familiare, gestito soprattutto dalle donne. Sulla partecipazione al sistema scolastico dei bambini più grandi, 4-5 anni, invece va meglio dalle nostre parti: il 97,1% dei calabresi di questa età frequenta una scuola d’infanzia o primaria. La media nazionale si attesta al 94,8%.

Mens sana in corpore sano

La didattica e l’apprendimento sono insomma un fattore chiave per il benessere? E le aree più povere come partecipano? Il tasso di occupazione dei laureati è più alto rispetto a quello di coloro che hanno un titolo di studio più basso, l’istruzione è anche associata a longevità e migliore stato di salute. In Italia, come in tutti i paesi europei, chi è più povero di competenze e di risorse si ammala più spesso e ha una speranza di vita più bassa, anche grazie a una maggiore attenzione tra i più istruiti a comportamenti salutari.

Sul tema della istruzione l’Unione europea fissa per l’anno 2020 degli obiettivi specifici e ha inteso garantire, attraverso vari strumenti multilivello, il 95% di partecipazione dei bambini alle scuole materne, meno del 15% dei quindicenni con risultati insufficienti in lettura, matematica e scienze, meno del 10% dei giovani dai 18 ai 24 anni ad abbandonare gli studi o la formazione.

Internet e diseguaglianze

«L’impatto della didattica a distanza e della chiusura delle scuole ha inciso su una popolazione di studenti percorsa già da profonde disuguaglianze», denuncia Istat nel suo rapporto. La Dad si è inoltre scontrata con le difficoltà nelle competenze digitali della popolazione regionale: nel 2019, tra gli individui di 16-74 anni, soltanto il 16,7% dei calabresi ha dichiarato di avere competenze digitali elevate (contro il 22% in Italia e il 31% nella Ue27), cioè di essere in grado di svolgere diverse attività nei 4 domini dell’informazione, della comunicazione, nel problem solving e nella creazione di contenuti.

La maggioranza degli individui a livello nazionale è in possesso di competenze basse (32%) o di base (19%) e l’età rimane un fattore importante: i giovani di 20-24 anni hanno livelli avanzati di competenze nel 41,5% e i ragazzi di 16-19 anni nel 36,2% mentre la quota diminuisce all’aumentare dell’età e arriva al 20,3% tra le persone di 45-54 anni e al 4,4% tra le più anziane di 65-74 anni.

La regione che legge meno

Fari puntati in Calabria anche sulla quota di studenti della scuola secondaria di secondo grado che non raggiungono un livello sufficiente di linguaggio e competenze numeriche. L’Istat nel 2018/2019 ha riscontrato 47 studenti calabresi delle superiori su 100 che hanno una competenza alfabetica non adeguata e 58 su 100 non hanno una predisposizione adeguata a pensare in numeri. In Piemonte gli alunni carenti sarebbero, rispettivamente, 24 e 28 su 100. A ciò si affianca la quota sul totale di persone di 6 anni e più che hanno letto almeno quattro libri l’anno per motivi non strettamente scolastici e professionali o hanno letto quotidiani (cartacei e web) almeno tre volte a settimana: in Calabria sono 21 su 100, il dato più basso a livello nazionale.

Giovani a spasso

Un fattore di notevole criticità emerge poi dai dati sull’abbandono scolastico che colpisce in maniera più accentuata i figli dei cittadini stranieri e che appare il tema più preoccupante. La Calabria, stando ai dati raccolti da Openpolis e aggiornati all’1 settembre di quest’anno, con il suo tasso d’abbandono al 16,6% è la terza regione messa peggio del Paese, superata solo da Sicilia (19,4%) e Campania (17,3%).

Il tema, peraltro, si collega anche ai numeri sui Neet, le persone di 15-29 anni né occupate né inserite in un percorso di istruzione o formazione: in Calabria sono 39 su 100. Nel secondo trimestre 2020, il 13,5% (16,9% nel mezzogiorno) dei giovani tra i 18 e i 24 anni in Italia risulta, in media, con un titolo conseguito fermo alla licenza media: un dato importante che dipende dal background familiare e, dunque, dalle condizioni socioeconomiche di partenza.

Sostieni ICalabresi.it

L'indipendenza è il requisito principale per un'informazione di qualità. Con una piccola offerta (anche il prezzo di un caffè) puoi aiutarci in questa avventura. Se ti piace quel che leggi, contribuisci.

Iscriviti alla Newsletter

Ricevi in anteprima sul tuo cellulare le nostre inchieste esclusive.