1992: come Tangentopoli (non) trasformò anche la Calabria

Gli scossoni di Mani Pulite incisero a fondo nel profondo Sud. Il ricambio dei vertici politici fu forte, anche se non radicale. Ma trent'anni dopo la situazione è peggiorata: crescono corruzione e diseguaglianza e c'è solo qualche presenza femminile in più nelle istituzioni

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«Ci sono decenni in cui non accade nulla, e poi delle settimane dove accadono decenni», almeno secondo Lenin. Ripensando al 1992 sembra in effetti che la storia proceda proprio in questo senso. Trent’anni fa l’indagine partita dal Pio Albergo Trivulzio, Mani Pulite, e prima ancora le stragi di Capaci e via D’Amelio hanno distrutto la strada che la storia percorreva costringendo ad una deviazione. Il 1992 è ancora, evidentemente, troppo recente per poterne conoscere tutte le implicazioni e i protagonisti, ma sono sempre più chiare le conseguenze: non quello di semplice reset come si è detto, ma di una più raffinata sostituzione di vertici ormai resi inefficienti dal mutare del contesto mondiale.

Corsi e ricorsi

La storia italiana procede spesso per buchi, voragini di verità che inghiottono avvenimenti anche molto lontani. A questa regola non può sfuggire il 1992. E sempre questa regola prevede che queste voragini di verità affondino nel Sud Italia che dalla periferia della storia vede, ascolta e digerisce. Prepara il futuro, rimanendo nel passato.
L’indagine di Di Pietro azzera una classe politica partendo da Milano, ma le scosse telluriche si fanno sentire in tutta Italia. Beppe Grillo aveva anticipato il terremoto giudiziario con una battuta sui socialisti che rubano, nel 1986. Oggi è capo di un movimento allo sfascio. Forse è uno dei pochi cambiamenti perché se si analizza il contesto nel quale nasce quell’evento, attraverso articoli e atti parlamentari, si trovano corsi e ricorsi storici.

La crisi della politica e quella della magistratura

Rifondazione avanzava una richiesta di reddito minimo, argomento ancora caldo, mentre la politica discute di riforme istituzionali. Presidente del Consiglio è Giuliano Amato, oggi presidente della Corte costituzionale. Il Governo discute sulla crisi economica con Paolo Savona – all’epoca presidente del Fondo Interbancario, oggi alla Consob – e propone di rilanciare l’Italia attraverso opere e infrastrutture che ricordano tanto quelle del PNRR.
La credibilità della classe politica italiana non è mai stata del tutto recuperata da quegli anni, con la differenza che oggi la stessa crisi ha investito la stessa magistratura. È frutto di quegli anni il dibattito tra garantisti e giustizialisti, che in Calabria come ogni cosa si deforma e diventa un modo per nascondere altre voglie: da una parte vendette persecutorie e dall’altro malcelato senso di impunità.

Schegge di 1992

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Il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri (foto Tonio Carnevale)

Secondo Gratteri, la riforma Cartabia è una “resa dei conti” della politica contro lo strapotere della magistratura. Una lettura tranchant e anche discutibile, che però mostra come le schegge delle rotture del ’92 siano ben conficcate nei giorni d’oggi. Soprattutto mentre in superficie il mondo cambiava, nel sottosuolo del potere che è sempre stata la Calabria, laboratorio di perversi accordi si trovava un modo di innestare il vecchio nel nuovo, creando organismi bicefali con due volti. Un modo forse per assicurare la restaurazione, ma che di certo ha precorso gli anni.

Il Consiglio regionale del 1992…

Nel 1992 presidente della Regione Calabria è Anton Giulio Galati e il Consiglio regionale è tutto maschile con l’eccezione di una sola donna, Maria Teresa Ligotti, prima a sedere su quegli scranni nelle fila del PCI. La scossa tellurica del ’92 emerge evidente in Calabria dalla composizione dei Consigli regionali del ’92 e, immediatamente successivo, del ’93. Nel ’92 troviamo uomini del secolo scorso fin dal nome come Domenico Paolo Romano Carratelli, avvocato, bibliofilo, scopritore di codici antichi o Pietro Dominijanni, socialista, a cui tanto deve il parco nazionale dell’Aspromonte. Oppure, ancora, figure più oscure come Giovanni Palamara, ex sindaco di Reggio Calabria, coinvolto in diverse inchieste, tra cui una che lo legava all’omicidio Ligato, poi assolto. Da quel setaccio della storia pochi riescono a continuare negli anni successivi allo stesso livello.

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Palazzo Campanella, attuale sede del Consiglio regionale

… e quello del ’93

È, infatti, il Consiglio del 1993 che restituisce un’ecografia della Calabria di oggi: delle figure e dei potentati che in maniera diretta o indiretta ancora influenzano la Calabria. Saltano agli occhi Nicola Adamo e Pino Gentile, campioni di presenze nelle principali vicende calabresi e con importanti ruoli a livello nazionale. Nel ’93 sedeva anche Paolo Romeo, al centro oggi di alcune inchieste della procura di Reggio Calabria, condannato per associazione mafiosa e sapiente tessitore di legami. Scorrendo si ritrovano anche Mario Pirillo, poi divenuto parlamentare ed europarlamentare, e Amadeo Matacena attualmente latitante.

Separatisti made in Sud

In quegli anni, inoltre, in Calabria, Sicilia e Puglia nascevano le leghe meridionali. Movimenti separatisti dietro i quali spesso si ritrovano personaggi vicini al mondo della criminalità organizzata. Il movimento Sicilia Libera nasce a Palermo su input diretto di Leoluca Bagarella, si legge nella richiesta di archiviazione del giudice Scarpinato. Nel resto del Meridione erano state già costituite formazioni come Calabria Libera (fin dal 19 settembre 1991), Lega Lucana (già Movimento Lucano, costituita il 25 gennaio 1993), e tantissimi altri movimenti analoghi. Scarpinato raccoglie testimonianze ed eventi dallo scarso valore investigativo, ma dal prezioso contributo storico.

Leoluca Bagarella

Secondo le dichiarazioni di Tullio Cannella, questi movimenti facevano parte di un importante piano separatista a cui aveva partecipato la ‘ndrangheta calabrese, perché in Calabria si possono avere «appoggi con i servizi». Riferisce anche di una riunione tenutasi a Lamezia Terme tra esponenti politici anche della Lega Nord ed esponenti mafiosi delle varie regioni. Il piano era lasciare il sud alle mafie e il nord a nuovi soggetti politici. Il progetto separatista poi si arena per evidenti difficoltà, ma anche perché nasce un nuovo soggetto politico che sembrava ridare le giuste garanzie, sempre secondo quanto si legge dai collaboratori di giustizia, che è Forza Italia. In questo senso va anche parte dell’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia, confermata in primo grado e poi ribaltata parzialmente in secondo grado. Quello che successe dopo è storia. Nel 1994 Forza Italia nasce.

1992-2022: cosa resta trent’anni dopo

Al Sud e in Calabria Forza Italia raccoglie il consenso che aveva la DC e che ha conservato fino all’arrivo della Lega di Salvini, eletto senatore proprio in Calabria. Dunque, nessuna differenza? Dopo trent’anni in Italia le disuguaglianze sono aumentate, i problemi atavici della Calabria sono rimasti, ma addosso ad una popolazione molto ridotta e sempre più anziana. Giusto qualche donna in più alla regione.
Pare proprio che in questa periferia si appresti il futuro e si accalchino i cambiamenti. Perciò, sarà bene che almeno per una volta l’Italia dia un’occhiata e faccia i conti con la Calabria e i segreti che le ha affidato.

Saverio Di Giorno

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