Un 25 Aprile con la guerra alle porte

Le crisi internazionali, i rigurgiti nazionalisti e le minacce alla democrazia. Il monito e la riflessione di un giurista democratico negli 80 anni dalla Liberazione

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di Walter Nocito, docente di diritto costituzionale e pubblico Unical (Dispes)

In una recente iniziativa organizzata dall’Anpi, dalla Cgil e dallo Spi-Cgil Calabria abbiamo avuto modo di ‘ricordare’ (nel senso etimologico della lingua latina, di “richiamare al cuore”) l’importanza che quest’anno assume l’anniversario degli 80 anni dalla Liberazione dal Nazifascismo in Italia e in Europa.

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“Richiamare al cuore” il 25 Aprile

Lo abbiamo fatto in uno spazio dell’Università, nel principale Ateno della regione Calabria, volendo dare un senso complessivo della condizione presente alla Festa del 25 Aprile 2025, e volendo incontrare i giovani e gli studenti che nelle Università si formano e si avviano alla vita lavorativa e all’esercizio della cittadinanza sociale e politica. Come è stato scritto dagli organizzatori dell’evento, l’iniziativa è servita a “capire il passato e vivere questo tempo pretendendo l’esigibilità dei diritti sanciti dalla Carta Costituzionale”, ma è servita anche a invitare i giovani, e i meno giovani, a “ribellarsi a quella forma di revisionismo storico e di ritorno della violenza e dell’ideologia fascista che vorrebbe che il Fascismo fosse un’opinione e non un crimine”.

L’impegno per la difesa dello Stato pluralista e democratico

Nella iniziativa ho avuto modo di prendere la parola come “giurista democratico” e la cosa oggi non è affatto neutra, o scontata, come poteva esserlo alcuni anni fa, anche nel ventennio berlusconiano che ci siamo lasciati alle spalle (gli anni tra il 1994 e il 2013 in cui i Governi Berlusconi 1, 2 e 3 hanno palesato un rapporto problematico sia con il 25 Aprile sia con la Costituzione nata dalla Liberazione). Essere un “giurista democratico” non può non significare oggi – ancor di più che non nel ventennio berlusconiano – sostenere con il massimo rigore possibile una lotta per il diritto che debba puntare alla difesa dello Stato sociale di diritto inteso come Stato pluralista- democratico (agli effetti degli artt. 1-2-3-4-5 della Costituzione Italiana) e alla difesa della Unione Europea come soggetto sovranazionale che persegue la Pace nel mondo (agli effetti degli artt. 10 e 11 della Costituzione).

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Il ruolo di chi svolge una funzione formativa nella società

Chi scrive questa nota sugli 80 anni dalla Liberazione dal nazi-fascismo interpreta la funzione formativa (anche nelle Università) in questo preciso senso culturale e scientifico, per come, in sede di iniziativa, ha detto anche la collega intervenuta (la prof.ssa Donatella Loprieno docente anch’essa di diritto costituzionale e pubblico). Ragionando da giuristi democratici ci sono oggi (aprile del 2025), alcuni rilievi che non possono non essere evidenziati per segnalare a chi abbia interesse lo “stato dell’arte” della democrazia costituzionale (italiana ed europea) dopo quasi 80 anni di esperienza repubblicana, avendo presente che tale lunga esperienza è nata – sotto il profilo costituzionale – con il Referendum del 2 giugno 1946 che è avvenuto in forza della Liberazione dell’aprile del 1945 ma anche in forza della fine della Seconda Guerra Mondiale che è fissato – sotto il profilo storico – nel 9 maggio dello stesso anno con la liberazione, ad opera della Armata Rossa, della Capitale del terzo Reich (occupata e poi divisa in due zone di influenza: Berlino est e Berlino ovest).

Le crisi che assediano la Democrazia costituzionale

Ragionando come giurista democratico, sono tre le situazioni di grave crisi che, al momento, debbo indicare a chi abbia interesse alla Democrazia Costituzionale intesa come parametro per agire con consapevolezza dei tempi e con senso della realtà (della “Costituzione materiale”): una prima crisi agisce al livello interno-costituzionale, una seconda sta agendo a livello sovranazionale-europeo, ed una terza agisce in forme sempre più pericolose ai livelli internazionali-globali. La prima è una crisi di natura propriamente costituzionale che sta producendo uno stress crescente rispetto alla tenuta dei principi fondamentali della costituzione come l’equilibrio dei poteri e la effettività delle garanzie delle libertà: la situazione probabilmente è ben nota a chi tra i lettori ama e difende in Italia – da anni – lo “Stato di diritto” (oggi sotto attacco), con i sui valori di libertà civile, di uguaglianza, di libertà collettive, di libertà politiche e di solidarietà costituzionale.

Partigiani

Le spinte disgregative e la fragilità dello stato dei diritti

Sono epifenomeni della crisi costituzionale interna e del connesso stress: il conflitto tra esecutivo e magistratura, le spinte disgregative sottese alla autonomia regionale differenziata, le politiche per l’istruzione pubblica, i tagli al welfare, i condoni diffusi, le politiche deflattive sui salari, le scelte governative sul “Deep State”, le politiche della sicurezza oggi compendiate nel decreto legge “Piantedosi” per la sicurezza pubblica e la criminalizzazione del dissenso. Alla crisi costituzionale interna che tocca nei sui gangli vitali lo Stato italiano, in verità, da qualche anno si deve aggiungere una crisi di legittimazione e di operatività della UE (Unione europea a 27/28 Stati): una crisi del diritto europeo ma soprattutto della politica europea (e del relativo ceto politico di governo).

L’inadeguatezza dell’Europa

La UE e i suoi organi decisionali (Commissione e Consiglio, ma anche Parlamento), infatti, non stanno governando con adeguatezza, e mano ferma, le poli-crisi in corso, ed anzi stanno subendo con reazioni inerziali i cataclismi prodotti – in forme crescenti – dalla Internazionale nera trumpista sia all’interno dei paesi europei sia all’esterno della UE (negli Usa in particolare). Ne sono epifenomeni: il programma della Commissione Europea e la sua composizione (debole e ‘indecisa’), i rapporti UE-Nato irrisolti e certamente da rivedere con urgenza, il Modello sociale europeo e la Carta dei diritti fondamentali dei cittadini UE al momento in larga misura ineffettivi, le misure green new deal 2019-2021 e il loro ‘inceppamento’ tra Stati e Ue.

Ma anche: la  politica energetica e quella commerciale europea in apnea, le misure di difesa comune e di finanziamento della sicurezza internazionale avanzate da parte della Presidente Von der Layen e sotto il profilo formale bocciate di recente dal Parlamento nelle sede della Commissione degli Affari Giuridici in riferimento alla procedura utilizzata dalla Von der Layen (che ha forzato l’art. 122 del Trattato Europeo del 2009).

Ricordare la Liberazione in un mondo in guerra

Alla crisi del diritto europeo e della politica europea, deve in terzo luogo aggiungersi un gravissimo evolversi della crisi del diritto internazionale e soprattutto della politica internazionale e dei rapporti tra gli Stati che sono le grandi e medie potenze tutte in fibrillazione (soprattutto nel versante asiatico, mediorientale e pacifico). I quadranti geopolitici internazionali sono, nel 2025, riguardati da profonde linee di conflitto (latente o manifesto che sia), che in oltre 50 focolai sono diventati veri e propri conflitti bellici (guerre civili, interstatali, di posizionamento.)

Un gruppo di partigiani in azione

Dal 1945 al 2025, in pratica, nei giorni della celebrazione degli 80 anni dalla liberazione dal Nazifascismo, la registrazione più urticante e più densa di problematiche concretamente (e prospetticamente) operative che dobbiamo fare, non può non riguardare che il diritto internazionale violato e depotenziato (il diritto bellico, umanitario, penale, commerciale, e ambientale) e soprattutto la politica internazionale e le sue sedi multilaterali di articolazione e di mediazione tra le volontà degli Stati (il sistema ONU in primis).

Ne sono epifenomeni: la Corte Penale Internazionale (operativa in forza del Trattato di Roma) e la sua delegittimazione, lo scontro bellico tra Hamas e Israele nel quadrante mediorientale (con le reazione sproporzionata del “Israel Defense Forces-IDF”), le tensioni nel Mar della Cina, le vicende alterne dei protocolli di Kyoto in materia ambientale, il regime di conflitto bellico al confine tra Ucraina e Federazione Russa dal 2022 (melius dal 2014), la guerra dei dazi avviata dal governo americano nella primavera del 2025.

Il colore rosso del fiore simboleggia da sempre il sangue versato e il coraggio dei partigiani che hanno combattuto per la libertà

La Storia maestra dalla quale è necessario imparare

Nella congiunzione tra storia, politica e diritto, celebrando il 25 Aprile 1945 e poi il 9 maggio 1945, credo – da giurista democratico – che tutti dobbiamo (in quanto cittadini, operatori delle istituzioni, dirigenti politici, lavoratori, giovani, studenti) aver ben presente i livelli dei problemi con i quali ci dobbiamo confrontare e ci dovremo confrontare, nel presente e nell’avvenire. La speranza che ci rimane è che non sia vera del tutto la citazione di Antonio Gramsci – celeberrima – con la quale si vuole chiedere questa nota: “L’illusione è la gramigna più tenace della coscienza collettiva: la storia insegna, ma non ha scolari”.

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