Il pianto del coccodrillo. È paradossale come Provincia e Comune si siano strette al capezzale della Civica, la biblioteca che custodisce l’inestimabile patrimonio librario della città sin dal 1871, dal momento che sono le stesse istituzioni che hanno contribuito al suo crack economico.
Un milione e 63mila euro, il rendiconto economico della Civica al 31 dicembre 2020 segna un passivo monstre. A farla da padrone sono i debiti con dipendenti, fornitori e demanio. Gli unici creditori, invece, sono Provincia e Comune di Cosenza, che da statuto avrebbero dovuto versare rispettivamente 80mila e 120mila euro ogni anno. Solo che nel tempo i versamenti sono diventati sempre meno cospicui e frequenti. E così si è generato il buco, non solo economico, della Civica.
Il dissesto colpisce ancora
Ad oggi la Provincia deve complessivamente 48.509 € riferiti alle annualità 2018 e 2019. Più indietro nei pagamenti il Comune di Cosenza, complice anche la procedura di dissesto finanziario. Da decine di mesi non versa un quattrino e dal 2018 ad oggi Palazzo dei Bruzi ha accumulato un debito di 261mila euro.
Il sindaco Occhiuto ha precisato più volte di avere erogato, dal suo insediamento nel 2011 ad oggi, alla Civica 1 milione 426mila euro, di cui 104mila nel 2018 solo di arretrati. Attualmente, i contributi del 2019 (106mila euro) sono oggetto di insinuazione alla massa passiva. Sarà la commissione straordinaria di liquidazione ad occuparsene e comunque saranno trattati come un normale credito a beneficio di terzi. Tradotto: nel migliore dei casi alla biblioteca andrà la metà del dovuto. Sempre che i commissari ritengano legalmente obbligatorio saldare parte degli arretrati all’ente morale. Sui versamenti 2020 e 2021 è buio pesto.
C’è l’allarme debiti, non quello antifurto
La metà dei debiti della Biblioteca – 556mila euro – spetta al Demanio per canoni di locazione non versati cui vanno aggiunti i 79mila euro per il passaggio della Civica alla Provincia avvenuto nel 2020. Seguono quelli con il personale, che tra stipendi arretrati dal 2019, tfr, contributi, quote sindacali e coattivo Inps, arrivano a 352mila euro. Sono 57mila, accumulati tra il 2014 e il 2020, gli euro che spetterebbero invece alla società che assicura la struttura e il patrimonio librario. Dal 2018 si trascina un debito di 14mila euro per l’impianto di non intrusione, difatti la Civica al momento è sprovvista di sistema d’allarme. Nello stesso periodo è stata erogata una consulenza del valore di 15mila euro ma non è stato possibile risalire al beneficiario. Riscossioni fermo al 2017 a 52mila euro e le spese per la vigilanza e la manutenzione degli impianti ferme al 2018 con un paradossale saldo zero.
La scure dell’Agenzia delle Entrate
Non compiutamente rendicontata, invece, è l’entità del debito nei confronti dell’Agenzia delle Entrate. Che però pesa come un macigno sulle possibilità di ripresa della Civica: eventuali contributi destinati al conto della biblioteca sarebbero intercettati dal fisco e dagli istituti previdenziali prima di arrivare in piazza XV marzo. È successo anche con i fondi – un contentino da circa 35mila euro – stanziati qualche anno fa dalla Regione quando in Giunta sedeva l’assessore Corigliano, mai incamerati dalla struttura cosentina.
In queste condizioni, le spese aumentano e il debito è fatalmente destinato ad ingrossare. La politica litiga sul futuro della Biblioteca. Nell’attesa della statalizzazione e di due progetti di rilancio finanziati di recente, le associazioni provano a dare una mano con una campagna di crowdfunding internazionale senza nascondere mire ambiziose. Ma mentre il medico studia il malato rischia di morire. Tutti dicono di voler salvare la Civica, ma coi soldi di qualcun altro.
Trent’anni di solitudine
Il rischio chiusura per default non è una novità per la Civica. Il primo grido d’allarme a riguardo risale all’aprile 1990, trentuno anni fa, e a lanciarlo fu l’allora Cda della Biblioteca cosentina.
La prova è in una lettera indirizzata ai candidati di Regione, Provincia, Comune e Circoscrizione, firmata da Giacinto Pisani, Fausto Cozzetto, Franco Crispini, Wanda Lombardi, Gustavo Valente e Luigi Gullo. I sei denunciavano l’insostenibilità economico-finanziaria della Civica con i soli contributi di Comune, Provincia e Regione. Quei soldi, scrivevano, bastavano a coprire appena il cinquanta per cento delle spese di gestione. E avevano sempre avuto «la caratteristica del più burocratico e disattento adempimento». Un controsenso, vista l’importanza di quella struttura che aveva poche eguali nel Meridione.
Una lunga decadenza
Nel corso degli anni, alle perdite economiche si sono aggiunte importanti perdite nel patrimonio librario. Nel 1998, sotto la direzione Pisani, sono stati trafugati cinquanta testi rari scritti a mano dai monaci tra il Cinquecento e il Settecento di inestimabile valore culturale ed economico. Dove siano finiti è un mistero ancora irrisolto. Una storia di decadenza civile che fa il paio con quella strutturale. Nel 2010 a causa del «precario stato di conservazione dei fondi antichi della Biblioteca» la Soprintendenza ha proposto l’istituzione del deposito coattivo presso l’Archivio di Stato per il riordino e la ristrutturazione della sede.