San Luca, il paese al quale si vuole levare ogni forma di redenzione

Dopo il commissariamento preventivo della Fondazione Alvaro, viene chiuso il consiglio comunale di San Luca, il paese dove una narrazione avvelenata vuole che tutto sia 'ndrangheta

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Non c’è due senza tre. È di queste ore la notizia del provvedimento di scioglimento del Consiglio Comunale di San Luca per infiltrazioni mafiose. Un atto che si va ad aggiungere al commissariamento preventivo della Fondazione Corrado Alvaro attuato dalla Commissione di Controllo della Prefettura di Reggio Calabria e, ancora prima, a quello assunto dopo che alle scorse elezioni amministrative determinate dalle dimissioni dell’ex sindaco Bartolo, nessuno aveva presentato candidature per guidare il comune aspromontano.

San Luca, il paese condannato a essere ‘ndrangheta

A San Luca pare tutto essere ‘ndrangheta, mala gestione, omertà, terrore. È ‘ndrangheta il Consiglio Comunale intriso di infiltrazioni malavitose. È mala gestione la Fondazione Corrado Alvaro accusata di ipotesi di default da imputarsi a costanti perdite di esercizio, a iniziative culturali episodiche e circoscritte, a limitate garanzie di onorabilità e indipendenza dei suoi consiglieri di amministrazione. È omertà e terrore l’assenza di candidati sindaco alle ultime elezioni. San Luca sarebbe lo specchio di quella peggiore Calabria che Corrado Augias ha definito “terra perduta”.

Corrado Alvaro. La Fondazione che curava il suo patrimonio culturale è stata commissariata.

Oppure si fa di tutto per appioppargli un marchio di infamia per antonomasia che, alla luce delle cronache di oggi, è direttamente proporzionale al fallimento dello Stato. Lo ha detto chiaramente Bartolo ai microfoni dell’Ansa: «Non ha avuto seguito, in sostanza, la promessa fatta dall’allora prefetto di Reggio Calabria, Michele Di Bari, secondo la quale lo Stato ci sarebbe stato vicino, invitando a candidarci. Ma così non é stato».

La Fondazione Alvaro commissariata

Lo indicano diversamente le controdeduzioni presentate alla Prefettura di Reggio Calabria dalla Fondazione Corrado Alvaro che dimostrano un’incessante attività scientifica e di ricerca svolta in anni in cui non un solo euro di fondi pubblici è stato sovvenzionato ad un ente che ha rappresentato un presidio culturale e di legalità universalmente riconosciuto.

La Casa di Corrado Alvaro a San Luca

Germogli di fiducia decapitati

Spesso provvedimenti prefettizi e vie giudiziarie (ben vengano quando c’è di mezzo la lotta vera alle ‘ndrine) producono macerie. E queste macerie sono territori e comunità dove lo Stato decapita germogli di fiducia, presidi di cultura, tentativi di rinascita. Succede in Aspromonte e in  tutta la Calabria. Si ha allora la percezione che lo Stato a volte agisca in nome di logiche sommarie: da una parte omettendo le buone prassi di una necessaria mediazione dei conflitti; dall’altra puntando sul legalitarismo: un certo cieco oltranzismo nell’applicazione di procedure di bandiera cui non segue una commisurata prossimità umana, sociale e culturale delle istituzioni.

Una punizione senza margine di redenzione. E l’impressione che l’onta di certe parentele e di una pur remota consanguineità con ambienti malavitosi vada lavata sacrificando quei territori e quelle comunità. La storia continua a ripetersi, in un remake sempre uguale, troppo spesso basato su ipotesi. Come nell’impianto accusatorio del provvedimento di scioglimento preventivo della Fondazione Alvaro. Un passo oltre c’è il crollo di ogni forma di patto sociale.

Il Parco nato come una opportunità

Quando l’Aspromonte uscì dalla stagione dei sequestri camminatori, amministratori e forze dell’ordine, procedendo insieme diedero vita al Parco Nazionale, oggi conosciuto in tutto il mondo per le risorse naturalistiche e culturali che contiene e per l’accoglienza che riserva a un numero sempre maggiore di trekker e biker che vengono a visitarlo.

Il punto di forza delle azioni legate alle attività e all’offerta del Parco e all’acquisizione del riconoscimento Geosito Unesco fu questo: non negare un passato drammatico o condizioni complesse, ma trasformare quei punti di debolezza in punti di forza. Un consiglio e un monito per scongiurare ordalie rigide, cieche e deterministiche.

 

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