Rozzo, ignorante, burbero. E analfabeta. Così, per molti secoli, è stato tramandato San Francesco di Paola.
Nulla di più falso: l’enorme mole di documentazione storica della sua vita dimostra l’esatto contrario, a dispetto delle tante agiografie che hanno quasi offuscato i lati essenziali dell’uomo. Non ci sono solo i miracoli, che comunque restano il filo conduttore delle narrazioni sul santo calabrese.
San Francesco di Paola medico e filosofo
C’è un’altra storia, ancora tutta da scrivere: San Francesco di Paola fu anche uomo di scienze e filosofo. Guariva gli ammalati con le erbe e riusciva dove i medici fallivano.
Per questo, i dottori dell’epoca lo consideravano quasi uno stregone. San Francesco conosceva tutti i segreti delle piante e ne sapeva dosare le quantità per lenire le sofferenze.
Erano solo pozioni “magiche”, le sue, come pensavano i detrattori? San Francesco appare nei dipinti con in mano un sottile bastone, che certo non usava per sorreggersi, specie da giovane e nel pieno delle sue forze. Quando, per capirci, si spostava in lungo e in largo per la Calabria.

Anche rabdomante
Il santo era una figura imponente, dall’alta statura. Gli ultimi studi ci dicono che era gioviale con gli uomini e le donne che incontrava sul suo cammino.
Tutto il contrario di quanto finora ci è stato raccontato. Quel bastone, da cui non si staccava mai, doveva quasi sicuramente servirgli per la ricerca dell’acqua nei luoghi più impervi dove dimorava.
San Francesco “sensitivo” sarebbe riuscito ad individuare anche nel “deserto” i siti da dove far sgorgare il prezioso liquido, e quindi installarvi le comunità che poi dovevano popolare quei posti. Così nacquero i conventi che lui costruì.
San Francesco ingegnere e costruttore
Da solo e con l’aiuto dei “segreti” delle scienze, ingegneristica e idraulica, di cui era senz’altro in possesso. Questo è un altro lato della polivalente attività del frate.
A Paola, Paterno, Corigliano, Spezzano, in Sicilia a Milazzo, ma anche in Francia e in tanti altri posti San Francesco costruì opere che solo una persona che conosceva le complicate formule matematiche della statica, poteva realizzare.
La perfezione dei manufatti, l’equilibrio delle murature, la geometria degli archi e delle navate, rimandano all’ingegno di chi non poteva fare leva solo su empiriche conoscenze da manovale. Era proprio lui l’autore dei suoi progetti.
Non si sa fino a che punto usasse gli squadri e gli inchiostri, anche se, coadiuvato da maestranze esperte, di sicuro era egli stesso che dava forma a quelle imponenti strutture.

Un mistero da chiarire
Aveva studiato e frequentato dotti? Certamente, tutti gli indizi portano a tali conclusioni. Ma di queste “tracce”, nessuna è stata ripercorsa e indagata nella giusta considerazione. L’uomo di scienze arriva anche ad essere un tutt’uno con l’uomo filosofo della vita.
Al di là della fede, che professava nei comportamenti concreti, San Francesco ha pieno rispetto del corpo, oltre che dell’anima.
I suoi lunghi digiuni e le privazioni, tramandati fino ad oggi, rappresentano la consapevolezza della coniugazione del benessere fisico con quello dello spirito.
San Francesco vegetariano
D’altronde i suoi 92 anni vissuti quasi tutti in salute, sono il risultato di questo perfetto equilibrio. San Francesco non partecipava ai bagordi e ai succulenti pranzi di corte. Tuttavia, non per questo le sue privazioni erano la mortificazione della carne e il decadimento dell’organismo.
Il suo era uno stile di vita sobrio, grazie anche alla pratica vegetariana. La sua era una “dieta” salutare per il corpo e la mente, motori infaticabili di una ricca esistenza.
Da qui anche la meditazione e la preghiera, per la materializzazione delle azioni quotidiane. Tutte rivolte alla diffusione dei messaggi di pace, carità e giustizia che hanno rappresentato il perno del suo pensiero “filosofico”.

San Francesco di Paola filosofo umanitario
Una filosofia, forse spicciola, ma messa in pratica in ogni circostanza: dall’incontro, con i sovrani e coi papi a quelli con le persone più umili.
Solo un uomo in possesso delle moderne conoscenze del mondo poteva stare alla pari, nelle corti d’Europa, in una fase così piena di grandi mutamenti. E qui arriva un’altra confutazione: San Francesco è descritto il più delle volte come fustigatore di costumi, accigliato, con lo sguardo severo e di rimprovero.
Un conservatore e un moralizzatore in un mondo pervaso dagli eccessi e dal peccato.
A tu per tu con Torquemada
Tuttavia, alla base del pensiero “filosofico” del santo calabrese c’era la predicazione della misericordia e del perdono: i sentimenti tra i più alti della religione cristiana. Tutto questo, quindi, mal si concilia con la visione manichea del santo tutto d’un pezzo. Lo ha compreso, nientemeno, Victor Hugo.
Nel testo della sua opera teatrale, Torquemada, il grande scrittore francese accosta l’inquisitore al santo calabrese. E proprio quest’ultimo tiene testa nel dialogo a colui che con la tortura si era macchiato di efferati crimini contro gli “eretici” del tempo. Mondi contrapposti confliggono nello scambio tra i due. Ne esce magnificata la tolleranza di San Francesco.

L’arrivo in Francia
In Francia il frate visse l’ultima parte della sua vita: quella della saggezza.
Chiamato da Luigi XI a corte per guarirlo dai suoi mali, san Francesco vi dimorò per ben venticinque anni. Nonostante l’intervento del santo, per il re non ci fu nulla da fare. Morì subito dopo.
Questo evento, comunque, aprì le porte del castello di Amboise al mistico, che costruì un nuovo convento.
Venticinque anni ad Amboise
Amboise a quell’epoca era il centro propulsore della modernità in Europa a tutti i livelli. In quel luogo, per volere degli “illuminati” regnanti, andavano e venivano filosofi, letterati, musicisti, artisti, consiglieri politici.

Da lì prese corpo un nuovo pensiero.
La politica della guerra, veniva soppiantata da quella della pace, mentre il vecchio mondo si lasciava dietro le spalle tutte le sue contraddizioni.
Dai simposi ai cenacoli e le feste di corte Amboise, diventò meta ambita per chi voleva stare al centro delle trasformazioni. San Francesco fu tra le figure eminenti che determinarono questa svolta.
Aperto alle nuove conoscenze, visse anche gli anni della scoperta dell’America di Cristoforo Colombo, e per una parte della sua esistenza quasi incrociò Leonardo Da Vinci.
San Francesco e Leonardo: vite parallele
Il grande uomo di scienze e artista, visse anche egli ad Amboise , per tre anni fino al giorno della morte. Le sue spoglie sono ancora seppellite in quel luogo.
Una coincidenza non del tutto casuale, accomuna San Francesco e Leonardo. Entrambi furono i protagonisti della costruzione di un nuovo orizzonte.
I due non si incontrarono mai, ma una intermediazione fatta di singolari correlazioni, porta a pensare ad una comunanza di aperture mentali che entrambi possedevano.

Una conclusione
Venticinque anni di una esistenza sono tanti. Rappresentano un arco temporale di mutamento per ognuno. San Francesco visse il periodo francese in maniera intensa, ma ben poco si conosce di questa permanenza.
Certamente si compenetrò nelle vicende del tempo. Sarebbe bene approfondire questi aspetti della sua maturazione, alla luce del contributo che diede allo sviluppo dell’Europa. Finora queste zone d’ombra non sono state scandagliate. Sicuramente, studi e ricerche approfonditi potrebbero dare molte sorprese.