Pixel 8, Google a un passo dai ricordi innestati di Blade Runner

L'intelligenza artificiale sbarca sugli smartphone. Con tutto quello che ne consegue. La stampa americana grida già all'Apocalisse delle foto

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Si va da “la fotocamera non mente mai, a meno che non sia alimentata dall’intelligenza artificiale”, che per la prima volta mette in discussione l’inconscio tecnologico, all’evocazione dell’Apocalisse, passando per la Fauxtography, traduzione del meno cacofonico Fautographie, neologismo d’antan attribuito a Man Ray. Sono i titoli allarmati dei maggiori magazine “allovertheworld” per annunciare lo sbarco dell’AI sullo smartphone, che diventa così un falsificatore alla portata di tutti, come fu per il digitale delle origini, che vanificava la costruzione semiotica della foto come calco, come impronta della realtà.

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Pixel 8, l’innovativo smartphone di Google

Tecnicamente si tratta di software basati sulla tecnologia del machine learning, roba che si conosce già da qualche anno, ma il “Pixel 8” rappresenta un punto di svolta, considerato che si tratta del primo smartphone a integrare l’intelligenza artificiale generativa direttamente nel processo di creazione delle foto senza costi aggiuntivi, il che avrà delle conseguenze enormi.

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La stampa americana e l’apocalisse delle foto

Un articolo di The Verge sostiene che il programma Best Take – che esamina tutte le foto simili scattate in successione, rendendo possibile la scelta della foto finale in cui si ha l’espressione facciale desiderata -, sarà una funzione utile soprattutto ai genitori, i cui pargoletti sono notoriamente difficili da mettere in posa, ma proprio questa eventualità ispira altre riflessioni. a prescindere dal falso ad uso propaganda, disinformazione eccetera eccetera, è proprio la fotografia vernacolare, quella di tutti noi, l’autoritratto della società a preoccupare: quale valore storico-sociologico potranno avere questi ricordi di famiglia per chi dal futuro intenderà studiare le epoche passate, a cominciare da questa?

Baseranno le proprie analisi e le conseguenti teorizzazioni su falsi; d’accordo che già da prima di Bourdieu gli album di famiglia sono delle docufiction all’insegna della vita felice senza intoppi, molto prima dei lustrini di Instagram, ma almeno da qualche parte c’erano una scatola o una valigetta con scarti di verità. Ma domani, in quale mercatino troveremo foto di famiglia usate come woodoo con i parenti tagliati, cancellati via dalla nostra vita? Siamo ormai a tanto così dai ricordi innestati di Blade Runner.

Attilio Lauria

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