Spoiler: non è un tirare i capelli al proprio mulino, aka, non è una riflessione che va a parare da una parte politica. Anzi, da sinistrorso penso che il buon Mortadella abbia già dato, in altre epoche. Perciò keep calm, e parliamo di immagini, che l’occasione è buona per ribadire, allo sfinimento, come non siano mai oggettive. C’è sempre un punto di vista, destinato ad influenzare le nostre opinioni anche quando non è intenzionalmente ideologico, ma semplice posizionamento nello spazio, come in questo caso.
Intanto, alla notizia della tirata di capelli per una domanda che ha scatenato il Michele Apicella che è in lui, la prima reazione è stata un maddài di non è possibile, come per lo shopping di Fassino al duty free: chi, Prooodi?!? E il servizio tivvù, con lui ripreso frontalmente e gesticolante sembrava alimentare quell’incredulità, nonostante un linguaggio del corpo comunque un tantino sopra le righe.
Prodi, framing e Bateson
E invece, scava che ti riscava, viene fuori un’altra clip, questa volta girata da un punto di vista diverso, con inquadratura di spalle. Ed è a quel punto che mi è tornata in mente un’illustrazione che circola da qualche anno sul web, attribuita a David Suter e usata per spiegare il concetto di “framing”.
C’è un cameraman che filma una scena che si svolge davanti a lui: un uomo scappa inseguito da un altro uomo che brandisce un coltello. Ma l’inquadratura stretta, eliminando il contesto, inverte il senso della realtà: la scarpa dell’uomo in fuga sembra un coltello, e quindi è l’inseguitore a sembrare inseguito.
Allo stesso modo, l’inquadratura stretta su Prodi della prima clip ha alterato la nostra capacità di interpretare correttamente la scena, ristabilita invece dalla seconda clip. Un esempio dunque da manuale, che farebbe felice Gregory Bateson, il primo a introdurre il concetto di framing, dove i frame sono da intendere in senso psicologico, e definiti come una delimitazione spaziale e temporanea di un insieme di messaggi interattivi che operano come una forma di metacomunicazione. A noi basta sapere, in soldoni, che per il solo fatto di inquadrarla, la realtà, la si altera, e che perciò si può anche disinformare accidentalmente con le migliori intenzioni.
È così che un maddài diventa un maveramente…
Attilio Lauria