Sette vite per Ettore Majorana nel romanzo di Mimmo Gangemi

L'ultimo libro dello scrittore calabrese presentato ieri a Villa Rendano. Lo strano caso dello scienziato che stregò pure Sciascia. Uno dei grandi misteri irrisolti d'Italia

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Le sette vite di Majorana. Sono quelle che lo scrittore Mimmo Gangemi fa vivere al fisico siciliano misteriosamente scomparso nella notte tra il 26 e 27 marzo 1938. Uno dei cold case italiani più noti, oppure semplicemente un uomo desideroso di far perdere le sue tracce? Lo scopriremo solo leggendo L’atomo inquieto, ultima fatica letteraria del narratore di origini aspromontane. Che ieri ha presentato il suo ultimo libro a Villa Rendano in occasione di “Libri in Villa”, l’iniziativa promossa di concerto con il Comune di Cosenza e le associazioni che lo scorso 24 febbraio hanno sottoscritto, con la Fondazione “Attilio e Elena Giuliani” e lo stesso ente cittadino, il Patto per lo sviluppo culturale del territorio.
Walter Pellegrini, presidente della Fondazione “Attilio ed Elena Giuliani” ha aperto i lavori: «Sentimenti di amicizia e stima mi legano a Mimmo Gangemi, intellettuale capace di costruire una narrazione stupenda». E poi «Mimmo è stato pure autore della Luigi Pellegrini editore».

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Da sinistra: Antonietta Cozza, consigliere comunale di Cosenza; Walter Pellegrini, presidente della Fondazione “Attilio e Elena Giuliani”; Mimmo Gangemi, scrittore di Santa Cristina d’Aspromonte

A stimolare il dibattito e dialogare con lo scrittore aspromontano è stata Antonietta Cozza, consigliere comunale di Cosenza con delega alla Cultura. Secondo lei il libro è un po’ «una via di mezzo tra la spy story e il romanzo psicologico».
La Calabria compare in questa storia. In primis per la ventilata presenza del fisico catanese nella Certosa di Serra San Bruno. Gangemi chiarisce il senso: «È un omaggio alla “Scomparsa di Majorana” di Leonardo Sciascia». Anche «Sharo Gambino» fece lo stesso.

A Villa Rendano Mimmo Gangemi sottolinea la stranezza di una lettera. Quella inviata da Majorana a un suo amico dove annunciava il suo suicidio in mare, sul traghetto che lo avrebbe dovuto portare in Sicilia: «Uno che sa nuotare non si toglie la vita in mare e, soprattutto, non porta con sé cinque stipendi e la sua quota di eredità paterna».
Suggestioni, spunti, riflessioni e indizi disseminati nel ragionamento e nel romanzo. A partire da quella foto che ritrae il criminale nazista Adolf Eichmann sul piroscafo nel porto di Buenos Aires. Insieme a lui un capitano della Wermacht e un tipo che somiglia tanto, troppo, allo scienziato italiano. Gangemi chiarisce: «Non è mai stato filonazista, ma filogermanico».
“L’atomo inquieto” aggiunge un altro capitolo alla carriera letteraria di Gangemi. Autore di libri come “La signora di Ellis Island”, “Il giudice meschino” e “Marzo per agnelli”.

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“L’atomo inquieto” di Mimmo Gangemi

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