Il nome sembra altisonante: Mf Songwriting Camp. In realtà la sigla iniziale sta per Mario Fanizzi, l’ideatore dell’iniziativa: un corso full immersion di tecniche compositive (songwriting, appunto).
La manifestazione – una masterclass, per la precisione – si è svolta in tre densissimi giorni, dal 15 al 18 dicembre, a Villa Rendano, trasformatasi per l’occasione in un incrocio tra uno stage e uno studio di produzione.
Vi hanno partecipato quarantadue musicisti di tutte le estrazioni artistiche e di tutte le parti d’Italia. «Ma per il futuro voglio internazionalizzare l’evento», spiega Fanizzi.
Il Songwriting Camp ha già una presenza internazionale prestigiosa: Tommy Parker, il produttore di Britney Spears, Drake, Ariana Grande, Justin Bieber e tanto altro pop che conta (o sta per contare).
Con questo popò di professori, la situazione è più che interessante. Cerchiamo di saperne di più.

Mario Fanizzi: artista internazionale e calabrese adottivo
Pugliese d’origine, Mario Fanizzi è approdato in Calabria (per la precisione, a Rende, dove vive) dopo un percorso formativo bello tosto, culminato in un corso di studi al prestigiosissimo Berkleee college of music di Boston e in una intensa attività professionale a Los Angeles come compositore e produttore.
Anche la vocazione di Fanizzi è internazionale: nel suo carnet di collaborazioni figurano Renato Zero, Tom Jones e Carlos Santana, per citarne alcuni… e scusate se è poco.
L’idea alla base del corso è piuttosto semplice: «Ho circa seicento allievi in tutto il mondo, a cui insegno le mie tecniche di composizione», che si basano su un metodo intuitivo (e olistico, preciserebbero quelli davvero bravi).
In parole più povere: «Tutti noi apprezziamo alcuni brani perché ci colpisce la loro struttura musicale. Io parto proprio da questo approccio estetico per insegnare le strutture compositive». Quasi l’esatto contrario dell’insegnamento tradizionale, che parte dagli schemi armonici per arrivare ai brani.

Quarantadue virtuosi alla carica
Tre giorni tutto incluso, quindi sale per esercitarsi e fare lezione, catering per pranzo e cena e albergo.
C’è il batterista pugliese che cerca di addentrarsi nella composizione. E c’è il cantante marchigiano che prova a diventare cantautore. E ci sono le vocalist che cercano il salto di qualità culturale.
In un modo o nell’altro, sotto la guida di Fanizzi e Parker, le sale antiche della sede della Fondazione Giuliani si riempiono di note e arte.
Da una generazione di musicisti, di cui Alfonso Rendano fu capofila, a un’altra, nel medesimo segno della qualità e dell’internazionalità.
Ciò che cambia davvero sono la comunicazione e l’interconnessione: quelle magie del web che diamo per scontante ma che consentono “miracoli” di questo tipo.
«Normalmente svolgo i miei corsi online, ma stavolta ho reputato importante un contatto diretto e, a giudicare dai risultati, sono soddisfatto».
Fanizzi ipotizza il bis dell’iniziativa, anche in tempi brevi. Come dire: l’appetito vien mangiando. O meglio: la musica vien suonando.
Questo articolo fa parte di un progetto socio-culturale finanziato dalla “Fondazione Attilio e Elena Giuliani ETS”. L’impegno de I Calabresi e della Fondazione Attilio ed Elena Giuliani è quello di arare il terreno della memoria collettiva e trovare le radici da cui proveniamo per riscoprire la fierezza di una appartenenza.