Come ho già ricordato, a Girifalco sorse la primissima loggia massonica d’Italia, la Fidelitas (anno Domini 1723, appena sei anni dopo la fondazione della loggia madre a Londra). E lì vicino, a Parghelia, nacque pure Antonio Jerocades, l’abate eretico tra i primissimi “grembiuli” della Penisola. Si può aggiungere un terzo vertice e formare – com’è giusto (e perfetto) che sia – un triangolo: un massone di spicco nacque infatti a Cardinale, lì tra le montagne a metà strada tra Pizzo e Soverato, a due passi da Serra San Bruno e da quella Chiaravalle Centrale che decenni fa era – per i bibliofili – sinonimo di Frama-Sud sul colophon di certi volumi ormai introvabili. Si tratta di Francesco De Luca.

Da Catanzaro a Napoli e ritorno
Giustamente ci si chiederà: “quale Francesco De Luca?”, dal momento che credo si tratti della combinazione onomastica più diffusa in Calabria… Si tratta di quello nato il 2 ottobre 1811 in casa del farmacista liberale Martino De Luca e di sua moglie Maria Carello. Una famiglia solida e prolifica, la loro, dato che il piccolo Francesco avrà poi altri nove fratelli più piccoli (Eugenio, Giovanna, Vincenzo, Elisabetta, Isabella, Sebastiano, Caterina, Domenico e Giuseppe Maria). E, soprattutto, una famiglia di formazione illuministica e positivistica. Non a caso, Francesco fu indirizzato subito agli studi e si diplomò al Liceo Galluppi di Catanzaro per poi laurearsi in Fisica – ovviamente a Napoli – nel 1832 e in Diritto – sempre a Napoli – nel 1835.

Tuttavia, nonostante il milieu borghese e le entrature che certamente non gli saranno mancate, Francesco De Luca non torna vincitore dai concorsi per l’insegnamento – né in Fisica né in Diritto Civile – presso il Real Collegio di Potenza. Ripiega quindi verso il capoluogo natio, dove si dedica all’insegnamento privato.
Decurione di Catanzaro, questa fin troppo libera docenza gli concede però il tempo di scrivere alcune opere di matematica, metrologia ed economia nonché di incominciare a svolgere la meno libera professione d’avvocato – anche per conto del Ministero delle Finanze – presso la Gran Corte Civile delle Calabrie, patrocinando poi anche in Cassazione nell’ambito del diritto commerciale.
Francesco De Luca, il ribelle anticlericale
Fin qui nulla di tanto strano: sembrerebbe la normale biografia di un medio notabile di provincia. Ma c’è dell’altro: Francesco De Luca non aveva mai troncato i contatti con l’ambiente politico liberale napoletano né poi con quello mazziniano. Amico di Francesco De Sanctis e dei patrioti Luigi Settembrini, Carlo Poerio e Camillo De Meis, partecipa infatti ai moti risorgimentali difendendo le barricate alzate dai popolani, il 15 maggio 1848, dinanzi alla chiesa napoletana di Santa Brigida, sul retro dell’attuale Galleria Umberto I. Fu questa esperienza rivoluzionaria che gli suggerì di scrivere un saggio, Della educazione politica de’ popoli del Regno di Napoli (Stamperia e cartiere del Fibreno, Napoli 1848). Al suo interno De Luca esprimeva l’avversione verso l’assolutismo e la gerarchia ecclesiastica, auspicava che tutti i beni di questa passassero ai Comuni e che si limitasse il numero dei prelati.

Comincia dunque a delinearsi meglio la sagoma di un Francesco De Luca anticlericale e ribelle. Proprio per questi scritti lo arrestano nel 1852 con l’accusa di “detenzione di carte, stampe e libri criminosi e varie lettere di corrispondenza con persone emigrate”. Prosciolto e scarcerato dietro cauzione nel 1853, assieme ai suoi fratelli Vincenzo e Domenico, De Luca raggiunse la Francia passando attraverso la Corsica, e stabilendosi in esilio a Parigi presso il fratello Sebastiano.
La proposta a Garibaldi
Ma nel 1859 Francesco De Luca è già di nuovo a Napoli, gomito a gomito con Giuseppe Garibaldi al quale propone la soluzione federalista. Auspica la nascita di una Camera del Meridione che avrebbe evitato il plebiscito unitario, ritenuto pericoloso per la fusione delle terre meridionali al contesto subalpino. Eh, quale illuminazione e lungimiranza!
Fu così che De Luca divenne Consigliere Provinciale nel 1861. Nello stesso anno venne eletto al Parlamento nelle file della Sinistra, nel collegio di Serrastretta, rimanendo alla Camera fino alla morte (rieletto poi anche nei collegi di Napoli, Chiaravalle Centrale, Molfetta e Minervino Murge).
Francesco De Luca, un meridionalista alla Camera
Alla Camera fu difensore degli interessi del Mezzogiorno, nonché uno dei maggiori esperti nelle questioni economiche e finanziarie: presentò tre progetti di legge, “Sul riordinamento della compilazione Statistica nel Regno d’Italia”; “Sui tributi diretti erariali”; e sulle “Modificazioni al sistema dei tributi diretti”. Vicepresidente della Camera nel 1866 nonché Vicepresidente e Presidente della Commissione generale del bilancio in sette diversi mandati, Francesco De Luca votò a favore del trasferimento della Capitale a Firenze e capeggiò il gruppo dei “deluchisti”, ovvero quella «Sinistra Giovane» particolarmente attiva nel votare in favore di leggi che venissero incontro al Meridione.

Nel 1869 fece il possibile affinché da Serrastretta potesse transitare la nuova Strada Statale n.19 delle Calabrie ma prevalse la scelta proposta da Giovanni Nicotera, il quale impose il tratto stradale Soveria Mannelli – Decollatura – Platania – Nicastro – Maida. Quando, infine, la Sinistra Storica e la Sinistra Giovane presentarono un programma unitario, De Luca non accettò il compromesso a causa di – come scrisse De Sanctis – «soverchia rigidità nei principii e per l’inflessibilità del suo carattere, mirando diritto e sdegnoso delle linee curve».
La massoneria e lo scontro con Carducci
Fin qui la politica. E poi c’è la massoneria. Nel frattempo, infatti, Francesco De Luca si affiliò nel 1862 alla Loggia «Sebezia» all’Oriente di Napoli – su probabile suggerimento e invito dell’arciprete calabrese Domenico Angherà, che ne fu Maestro Venerabile fino al 1873 –, passando poi alla «Dante Alighieri». Nel dicembre 1862 fu tra i promotori del Gran Concistoro dei Sovrani Principi della Valle di Torino e fu membro del Gran Concistoro italiano costituito nel marzo 1863.
Tenne inoltre la presidenza della Costituente massonica riunita a Firenze dal 21 al 23 maggio 1864, durante la quale Garibaldi si dimise dalla Gran Maestranza del Grande Oriente d’Italia. In quell’occasione lo stesso De Luca fu nominato nientemeno Reggente, in carica dal settembre 1864 fino al 18 maggio 1865.
Durante tale riunione fiorentina delle diverse Logge massoniche italiane di diverso rito, De Luca ne auspicò una fusione che ammettesse anche candidati cattolici e socialisti. Un auspicio, questo, che lo portò a scontrarsi duramente con Giosuè Carducci, assolutamente fedele al massonismo più nazionalista e anticlericale.
La quadratura del… triangolo
De Luca divenne infine Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia il 28 maggio 1865, in chiara ottica antipapale. Ricoprì il ruolo fino al 20 giugno 1867, quando lo delegarono a rappresentare il Grande Oriente d’Italia al Congresso della pace di Ginevra. Tornò poi alla meno impegnativa carica di Maestro Venerabile presso la loggia “Masaniello”, ovviamente all’Oriente di Napoli. Durante il 1866 aveva peraltro costituito in Grecia, assieme a sette logge italiane, il Centro Massonico di Atene, all’obbedienza del Grande Oriente d’Italia, che l’anno dopo diventò indipendente con il nome di Grande Oriente Ellenico. Niente male, insomma, per un intellettuale come tanti, arrivato dalla periferia del Regno.
Ora, non vorrei rovinare la perfezione del triangolo di cui parlavo in apertura, ma se aggiungessimo un altro vertice potremmo anche fare quadrato e menzionare velocemente la vicinissima Petrizzi, patria di un altro Gran Maestro, di un’altra massoneria italiana, quella di Piazza del Gesù: Saverio Fera. Due Gran Maestri a 15km e una quarantina d’anni di distanza: primato mica da poco, per i figli di due minuscoli paesini quali erano Cardinale e Petrizzi rispettivamente nel 1811 e nel 1850.
Francesco De Luca e i suoi fratelli
Ma torniamo a De Luca: dei suoi fratelli, Vincenzo si distinse nella repressione del brigantaggio, Domenico fu oculista insigne, Giuseppe Maria geografo e socio dell’Accademia dei Georgofili, Eugenio docente presso l’Accademia Militare della Nunziatella e Sebastiano fu professore di Chimica nelle Università di Pisa e Napoli, Direttore dell’Ateneo Italiano di Parigi e infine nominato senatore del Regno nel 1880 in quanto membro della Regia accademia delle scienze.

Quanto a Francesco, ammalatosi nel novembre del 1873, morì a Napoli il 2 agosto 1875 e per sua espressa volontà fu sepolto nella Chiesa matrice di San Nicola, a Cardinale. Essendo tuttavia stato esponente di massimo rango della massoneria, l’arcivescovo di Catanzaro ordinò di tumularlo presso il cimitero comunale e senza esequie religiose. Con buona pace dell’arcivescovo, lo commemorarono alla Camera il 15 novembre 1875. Nel tempo gli hanno intitolato alcune vie a Serrastretta e a Palermiti (Catanzaro), nonché una piazza a Cardinale e la casa massonica di Catanzaro.