Europa, quando per la pace si pensò di cedere Calabria e Sicilia alla Grecia

Il sogno di lasciarsi alle spalle la Grande Guerra, un continente con 24 cantoni, Italia smembrata e tutti a parlare in esperanto: dagli archivi della Cornell University rispunta il progetto di una Ue ante litteram con Atene a fare da capitale alle vecchie colonie

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«C’è qualcuno che crede davvero, seriamente, che le conseguenze dei negoziati di pace finora abbiano assicurato la pace eterna?».
Appaiono incredibilmente attuali le domande che si poneva un anonimo commentatore subito dopo la fine della Prima guerra mondiale. Domande che probabilmente facevano parte di quel dibattito pubblico che, al tempo, tentava di individuare una sorta di cammino comune per ciò che già si chiamava Europa.

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La Cornell University

Oggi sappiamo che c’è voluta un’altra guerra mondiale – oltre ad innumerevoli conflitti interni e minori – prima di arrivare alla moderna concezione di Unione Europea, già immaginata in quel progetto di Paneuropa abbozzato nel 1922 per contrastare i totalitarismi militari e le “vendette” tra popoli vicini.
Eppure, dopo la fine del primo conflitto mondiale (che provocò tra i 15 ed i 17 milioni di morti civili e militari) dovevano essere in molti ad avere una propria ricetta per la pace.
Nel 2017 la Cornell Univesity di Ithaca ha digitalizzato e pubblicato un documento conservato per quasi un secolo tra i loro archivi. Si tratta di una mappa del 1920, nella quale si ipotizzava un articolato e bizzarro piano per la “pace duratura” in Europa, in cui l’Italia viene addirittura divisa in quattro parti.

La mappa di Maas

Il foglio, 60×80 centimetri, venne realizzato da un anonimo P. A. Maas (ipotizzato come Philippe André Maas, figlio del tipografo Otto Maas operante in Vienna). La mappa fa parte di un opuscolo di 24 pagine, intitolato The Central European Union! A guide to lasting peace nel quale l’autore ipotizza una nazione “divisa ma unita” che ha come fulcro il Duomo di Santo Stefano a Vienna.
Nel testo del libretto (che purtroppo non è stato digitalizzato, ma solo parzialmente trascritto) viene dunque ipotizzata una primordiale unione (Einheitsstaates, ossia “stati uniti”) nella quale convivono pacificamente 4 popoli – romani, germani, slavi e magiari – suddivisi in 24 cantoni, che prendono il nome dalle rispettive capitali del tempo.

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La nuova Europa suddivisa in 24 cantoni nella mappa custodita dalla Cornell University

Un modello “federale” imperniato su una visione decisamente austro-ungarica del continente, che si differenzia da tante altre mappe del tempo per l’inusuale quanto insolita suddivisione conica (potremmo definirla a fette) difficilmente attuabile nella realtà. Ma di fondo, si tratta di un’utopia, che prevedeva – tra le altre cose – l’uso dell’esperanto come lingua principale.

Europa in pace: l’Italia (e la Calabria)

Già a vista d’occhio, la mappa presenta dei dettagli anomali. Ad esempio, non fanno parte dell’unione la Spagna ed il Portogallo, né la Bulgaria, la Grecia o la “Serbia-Albania”. Escluse anche Danimarca, Norvegia, Svezia, Finlandia, Gran Bretagna ed Irlanda, così come tutta la Russia. Indicato anche l’Hebraisches Reich in corrispondenza dell’odierna Israele, oltre a numerose zone neutrali.
Anche l’Italia è sostanzialmente esclusa dall’unione: presente solo il cantone di Milano (che comprende grossolanamente l’area dell’odierna Lombardia, del Piemonte e della Valle d’Aosta). Il resto della penisola coinvolta (comprendente Liguria, Emilia-Romagna, Veneto, parte di Toscana) rientra nel cantone di Marsiglia.

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Le quattro Italie nella mappa di Maas

Tutto il resto del bel paese, fino ai confini del Pollino in Calabria, è identificato come Kirchenstaat, e dunque lo Stato della Chiesa o dei papi. La Sardegna invece è associata alla Spagna, e dunque al di fuori dell’unione a differenza della Corsica.
Che succede invece oltre il Pollino? Nella nuova Europa finalmente in pace l’enigmatico autore ha riunito la Calabria e la Sicilia alla Grecia, territorio che comprende anche l’isola di Creta (all’epoca ancora nota con il nome della sua antica capitale, Candia) ma non l’isola di Malta.

Rivalse cartografiche?

Una visione audace, in un certo senso, dettata da un accomunamento storico o mossa da differenti ambizioni? L’Italia era unita già da 59 anni, ma nell’idea dell’autore è stata “scomposta” riproponendo una divisione simile, seppur differente, a quella preunitaria. Parte dell’ex regno borbonico dunque non venne neppure inclusa nello stato ecclesiastico, ma addirittura associata alla Grecia.
Bisogna notare infatti che nella mappa realizzata da Maas vi sono alcuni “stati cuscinetto” che proteggevano il confine a sud dell’ipotizzata unione. Mentre sul fronte spagnolo e sul fronte russo si disegnano delle linee militari, a separare la Grecia (ma anche la Turchia) sono tre stati autonomi, che di fatto rappresentano un’ulteriore barriera: un modo per limitare nuove invasioni da sud?

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Soldati italiani con la divisa asburgica durante la Grande Guerra: decine di migliaia di altoatesini combatterono per il Kaiser durante la Grande Guerra

Per quanto riguarda il Sud Italia, invece, si può ipotizzare una sorta di “rivalsa” a seguito del comportamento ambiguo ed ambivalente che i Borbone tennero proprio nei confronti del regno austriaco: sebbene Francesco II trascorse i suoi ultimi anni anche a Vienna, era ancora vivo il ricordo della guerra mossa da Ferdinando II, per volere del primo governo costituzionale del Regno delle Due Sicilie.
Ciò avvenne nonostante gli storici legami di parentela con la corona austriaca, e dopo secoli di avvicendamenti e conquiste reciproche. Ma parliamo di una mera ipotesi: non è da escludere infatti che l’autore abbia voluto semplicemente accomunare un territorio già noto al tempo come Magna Græcia con quella che riteneva essere la sua vera patria.

La Mitteleuropas

Ad ogni modo, non bisogna guardare questa mappa con sospetto, né ipotizzare moderne concezioni di razzismo. L’originale disegno di Maas infatti rientra a pieno titolo nella logica del tempo, quando l’idea di Europa centrale era differente rispetto ad oggi.
La “mitteleuropas” infatti comprendeva originariamente le regioni tra i fiumi Reno e Vistola, ed oggi si estende tra Germania, Svizzera, Polonia, Austria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Ungheria e Liechtenstein. La Francia ed il Regno Unito fanno parte dell’Europa occidentale, mentre Portogallo, Spagna ed Italia di quella meridionale.
Il concetto di Mitteleuropa era molto importante anche prima della guerra, in quanto – di fatto – riguardava due regni: quello tedesco e quello austro-ungarico, che volevano porsi entrambi come baricentro dell’unione e dei suoi equilibri. Equilibri non solo umani e sociali, ma anche (se non sopratutto) economici.

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1916, il generale Toshev e Hilmi Pasha osservano la battaglia nei dintorni di Medgidia (archivio Toshev)

In tal senso, si tendeva dunque a disegnare un’area di influenza (o di egemonia) proprio in base alle etnie, che al tempo si usava dividere sommariamente per lingua, costumi, religioni ed usanze. Nel corso degli anni l’Europa centrale si è poi ingrandita fino a comprendere altre regioni storiche, arrivando alla massima espansione ipotizzata dallo stesso Maas nella sua mappa.
Quella che ci troviamo di fronte, dunque, è la raffigurazione di un’idea probabilmente molto diffusa al tempo: l’idea di un’unione necessaria per la pace. Ma è pur sempre un’idea parziale, nata e sviluppata in quello che al tempo era il centro di un’Europa oggi molto più grande.

La Calabria nella nuova Europa in pace

Fa comunque riflettere il fatto che, per arrivare alla tanto agognata pace in Europa, fosse necessario addirittura escludere interi paesi e che in questo intricato scacchiere internazionale abbiano trovato un posto addirittura singole regioni, come la Calabria. Come se già al tempo fosse percepita come una realtà distante e addirittura distaccata dalla nascente unione.
Almeno nelle intenzioni di un anonimo mappatore viennese.

Francesco Placco

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