Cotton club studio, Moraca tra chitarre e Calvino

Dischi, Dylan Dog e la passione per il cinema. Gli esordi, le canzoni e i progetti del musicista cosentino. Viaggio nella tana dove partorisce le sue liriche

Condividi

Recenti

Se l’equilibrio è un mistero, come recita una sua canzone, figuriamoci tutto il resto. Un caffè veloce, quelle sigarette masticate tra i denti più che fumate. Passo felpato e veloce, come si addice a un’ala sinistra, oggi la chiamerebbero punta esterna. Un tempo giocava pure a calcio. Non male, dicono. Dice. Proprio in quel ruolo.

Daniele Moraca è un personaggio da Memorie dal sottosuolo, come quelle stanze inabissate sotto l’ingresso dell’autostrada che ha ribattezzato Cotton Club studio. Vai a sapere perché!
Gli anni passano, i capelli restano lunghi. Non come quelli di Amedeo Minghi che svaniscono tra i decenni. Una metamorfosi continua fino a somigliare sempre di più allo scrittore e alpino Mario Rigoni Stern. Cercate su google una sua foto se non ci credete.

https://www.mymovies.it/persone/francesco-maselli/16023/
Un particolare del Cotton club studio di Daniele Moraca

Cotton club Moraca

La tana di Daniele Moraca è il Cotton Club studio. Un luogo dell’anima prima di essere un perimetro di muri e oggetti. Chitarre e Dylan Dog, vinili e foto cinefile, libri di Calvino e Kamasutra. Divanetti ormai sprofondati sotto il peso di chissà cosa. Una pianola confinata sulla sinistra fa molto anni 80. Ogni tanto si siede e tira fuori qualche nota, quando si rompe le scatole di pizzicare corde.
«Cotton Club studio nasce nei primi anni Novanta. Eravamo nei magazzini a suonare. Si avvertiva già la discesa inesorabile di una città, di un Paese. Ho trovato la mia casa nella casa, oppure la casa sull’albero, fai tu».

Cinema e cantautori

«Ho amato il cinema in bianco e nero. Il Neorealismo in primis. E poi Citto Maselli, scomparso da poco. Forse era il 2000, organizzai una rassegna su di lui a Lamezia. Venne con la moglie, fu una settimana incredibile. Un combattente, uno che non si è piegato alle mode della settima arte».

Ma esiste una identità musicale di Moraca? «Esce fuori – dice – dalle mie canzoni, da quelle degli altri che canto. Le contaminazioni fanno parte di ciascuno di noi. Tenco, Indrigo, Dalla, De André. Quanta storia della musica c’è in personaggi del genere».

daniele-moraca-musica-calvino-kamasutra-cotton-club-studio
Da sinistra Sasà Calabrese, Dario De Luca e Daniele Moraca al Cotton Club studio

Quei bravi ragazzi

Da tre anni non ci siamo fermati. È una cosa molto bella. Con Sasà Calabrese e Dario De Luca siamo impegnati in questo ciclo di concerti dedicati proprio a Lucio Dalla e Fabrizio De André che non smette di appassionare il pubblico in tutta Italia.

Daniele Moraca inizia a suonare a 9 anni grazie a suo fratello Paolo in quel di Colosimi, piccolo paese montano. Come da copione gli ha «messo in mano una chitarra, una Eco». Sale sui palchi delle Feste dell’Unità, quando ancora avevano un senso e una religione laica da difendere.
Gli esordi a 13 anni. La prima canzone in assoluto è Quell’uomo. Il titolo segna già il cammino di un musicista che guarda dentro e si guarda dentro.

Un pugno nello stomaco

Sarajevo è il classico pugno nello stomaco per Moraca. «Ogni tanto spunta quel dolore. Sono stato in Bosnia per un concerto patrocinato dall’Unione Europea. Non dimenticherò mai tutte quelle tombe e una città che portava ancora i segni della polveriera balcanica».
L’esperienza nelle Isole Faroe non è stata solo una tappa musicale. Si è trattato di un «viaggio di studio e ricerca quando collaboravo con Cesare Pitto, professore e antropologo dell’Università della Calabria». Oggi Moraca insegna nelle scuole superiori. Sempre con un chitarra in spalla, immancabile anche in classe.

daniele-moraca-musica-calvino-kamasutra-cotton-club-studio
Daniele Moraca sul palco del Festival delle Serre a Cerisano

Una canzone per te

Si racconta attraverso una canzone: «Non basterebbero tutte (ride ndr). Ma ne scelgo una. Si chiama Un disegno perfetto, esplora la bellezza dell’infanzia e parla del figlio che non ho mai avuto e mi sarebbe piaciuto abbracciare». Questo abbraccio è per «tutti i bambini», compresi quelli che hanno «perso la vita a pochi metri dalla spiaggia di Cutro».
E l’amore? Quello vissuto, perso, svanito? «Ho cantato questo sentimento in tante liriche. Ma adesso mi fermo al capolinea di una canzone su tutte: Ho semplicemente rimosso».

Chi e cosa ha rimosso non è dato saperlo. Resta tra i tanti misteri nascosti sotto la polvere di Cotton club studio.

Sostieni ICalabresi.it

L'indipendenza è il requisito principale per un'informazione di qualità. Con una piccola offerta (anche il prezzo di un caffè) puoi aiutarci in questa avventura. Se ti piace quel che leggi, contribuisci.

Iscriviti alla Newsletter

Ricevi in anteprima sul tuo cellulare le nostre inchieste esclusive.