San Francesco di Paola e Colombo: un giallo dietro la conversione degli indios

Secondo la versione ufficiale della Chiesa il primo evangelizzatore dell'America fu padre Bernard Boyl, un seguace del santo calabrese che seguì l'ammiraglio genovese oltre l'Atlantico. Tuttavia, questa tesi fu smentita a metà '800 da un autore francese, secondo il quale il missionario fu un benedettino che calunniò l'esploratore e legittimò le violenze sui nativi

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Nella storia della scoperta dell’America di Cristoforo Colombo, la Chiesa ha sempre valorizzato l’opera di evangelizzazione dei missionari.
Sacerdoti e religiosi di ogni rango sono consacrati nel racconto ufficiale ,inserito nella storia della nascita del Nuovo Mondo.
Tra i personaggi più celebrati di questa schiera, c’è padre Bernard Boyl, dell’Ordine dei Minimi di San Francesco di Paola.

Padre Boyl nel ricordo di Giovanni Paolo II

Padre Boyl partecipò al secondo viaggio dell’ammiraglio, iniziato il 25 settembre del 1493, su comando dei reali di Spagna.
Il 1979 in America Latina, il pontefice Giovanni Paolo II rese omaggio a questi “apostoli” nel suo sbarco «sulla rotta – come disse a Santo Domingo – dei primi evangelizzatori del nuovo continente, di quei religiosi che vennero ad annunziare Cristo Salvatore, a difendere la dignità degli indigeni, a proclamare i loro inviolabili diritti, a favorire la loro integrale promozione, ad insegnare la loro fratellanza come uomini e come figli del medesimo Signore e Padre, Dio».

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Il ritratto di padre Bernard Boyl

Il racconto di Rosselly de Lorgues

Ma le cose forse non andarono proprio così. E tra l’esaltazione enfatica di queste “conquiste” e la storia riletta in un’ottica diametralmente opposta, ancora oggi le distanze rimangono incolmabili. Come se ci fossero due verità diverse.
Una la racconta il conte francese Rosselly de Lorgues in un libro del 1856, Cristoforo Colombo-Storia della sua vita e dei suoi viaggi che poggia su «documenti autentici raccolti in Ispagna ed in Italia». L’autore tenta, come riporta la prefazione, «di adempiere ad un atto di giustizia riparatrice pubblicando la storia esatta di questo gran Servo di Dio».
Questo libro sembra l’ennesimo “romanzo” di una vicenda fin troppo conosciuta e celebrata.

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Il libro del conte francese

Uno scambio di persona

Ma così non è: de Lourges fu avallato da Papa Pio IX, il quale gli scrisse in una lettera del 1851, di apprezzare lo sforzo «di proteggere la gloria del primo cattolico che piantò la croce in quelle lontane spiagge, e divulgò il nome del Redentore».
La versione del secondo viaggio di Colombo in America, fornita da de Lorgues sulla base di una documentazione corposa, ribalta del tutto la storiografia “ufficiale” sul ruolo determinante di padre Boyl nella conversione degli indios.
Anche perché il Boyl di cui parla il conte, non era un seguace di San Francesco di Paola, bensì un benedettino suo omonimo. Questo Boyl aveva preso il posto dell’originale all’ultimo momento a causa di un fraintendimento sulle sue generalità sorto tra papa Alessandro VI e i sovrani di Spagna.
Fu insomma uno scambio di persona.

Un missionario in America Latina

Padre Boyl secondo la Chiesa

Questo mistero, mai indagato a fondo, emerge oggi dalla lettura di questo testo “occultato” e mai citato in nessuna bibliografia.
Il libro di de Lorgues pone dubbi che solo una seria ricognizione potrà chiarire.
Ma prima di esaminare le parti che riguardano l’identità di padre Boyl, è opportuno un accenno biografico su colui che per la Chiesa è il primo apostolo di Cristo in America. Le fonti che si riportano, molto simili tra loro, provengono da pubblicazioni religiose.
Si sa che padre Bernard Boyl era di originetarraconense e venne scelto da Ferdinando d’Aragona ed Isabella di Castiglia, in occasione del secondo viaggio di Cristoforo Colombo per la evangelizzazione del nuovo mondo «sia per motivi di fede che per legare alla Spagna le future colonie».

Il legame con San Francesco di Paola

L’indicazione ricadde su di lui perché «era già consigliere e segretario del re di Spagna ed eremita dell’Ordine dei Minimi, nonché amico di infanzia del monarca».
A lui fu affidato il compito di risolvere una controversia politica sorta con il Re di Francia, Carlo VIII. E proprio in questa occasione il religioso conobbe Francesco di Paola. «Colpito dalla santità e dall’austerità del santo eremita calabrese – proseguono le note – Bernard Boyl prese la decisione di entrare nell’Ordine dei Frati Minimi Eremiti. San Francesco ebbe modo di conoscerne e apprezzarne le qualità e lo nominò Vicario Generale per la Spagna inviandolo in quella terra per fondarvi dei conventi, nella seconda metà del 1492. Incaricato dallo stesso Papa Alessandro VI, che a sua volta era stato sollecitato dai reali di Spagna, Boyl partì per le nuove terre al seguito di Cristoforo Colombo».

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San Francesco di Paola

La lite con Colombo

Da qui in avanti il rapporto con Colombo diventa un aperto conflitto «tra l’idea missionaria e civilizzatrice e gli interessi materiali che avevano stimolato l’espansione europea oltreoceano».
I rapporti tra i due si logorarono al punto che Boyl lasciò la Missione nel 1494.
Da Tours, su incarico di San Francesco, il religioso arrivò a Roma presso Alessandro VI per intercedere in favore dei Minimi. Per obbedienza al Re di Spagna accettò di succedere a Cesare Borgia nella carica di abate commendatario dell’Abbazia di San Michele di Cuxà, nel Rossiglione. E qui rimase fino al 1507, anno in cui cessava di vivere San Francesco di Paola.

Padre Boyl secondo de Lorgues

Fin qui, il racconto ufficiale della vita di padre Boyl secondo la Chiesa e l’Ordine dei Minimi. Questo racconto è però confutato dal conte de Lorgues.
Questi svela nel suo libro che colui che era andato in America in realtà era «il padre Bernardo Boil, catalano monaco benedettino del Monserrato in gran credito alla corte pel suo sapere, Eletto dai Monarchi per quel Vicario Apostolico, egli aveva obbedito imbarcandosi, come sarebbe andato ad un negoziato diplomatico. Il padre Boil, superbo nel suffragio reale, stimando sé stesso, cominciò a provare una profonda antipatia per l’Ammiraglio, che pareva credere piuttosto ad un selvaggio che alla sua penetrazione d’uomo diplomatico».

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Cristoforo Colombo

Il frate e il capitano: complotto contro Colombo

Boil si alleò al comandante Margarit, Costui, contravvenendo agli ordini, si era installato nei villaggi degli indios «in cerca di facili piaceri». E aveva commesso soprusi di ogni genere. Il frate e il marinaio ordirono una congiura.
Insieme i due fecero ritorno in Spagna per ribaltare le accuse e mettere in cattiva luce Colombo presso i reali. «Margarit e Boil – sostiene De Lorgues – macchinarono di partire, si impadronirono di alcune navi ancorate nel porto, e fuggirono vilmente da veri disertori».

Un religioso indegno

Il giudizio del conte diventa ancora più sferzante nel raccontare il controverso personaggio di padre Boil. Questi, nella sua missione «non aveva provato che noia, aridità e disgusto delle sue funzioni, e, senza fare alcun bene aveva cooperato a troppi mali». «Diremo di più – prosegue lo scrittore – la grazia evangelica non era stata concessa da Dio al padre Boil. Lo spirito di forza e di verità, che consacra l’apostolato non poteva discendere su quello statista catalano, perché in realtà il Capo della Chiesa non aveva eletto lui a proprio Vicario Apostolico».

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Papa Alessandro VI

Boyl vs Boil

E qui viene fuori la versione inedita sulla vera identità del frate sbarcato in America. «L’ardimento di questa affermazione potrà sorprendere e parer temeraria – continua De Lorgues – ma noi andiam debitori alla verità, alla dignità della Chiesa, e alla giustizia della storia, di chiarire finalmente questo fatto singolare, tenuto sinora al buio anche per gli Spagnuoli. L’onore della nomina era stato riservato all’umiltà di un discepolo di san Francesco, il frate Bernard Boyl».
Dunque: il prescelto non era un minimo, ma un benedettino, contrariamente a quanto aveva caldeggiato il re presso il pontefice. «Quando giunse in Castiglia l’ampliazione della Bolla – sostiene il conte – il Re pensò che si fossero ingannati a Roma nel dinotare la persona a motivo della somiglianza del nome; che cioè, il Papa avesse designato il frate Boyl volendo nominare il padre Boil».

Chi è il vero Boyl?

Resosi conto dell’“errore”, il re però non volle ritardare la partenza delle navi. Perciò non informò il francescano: «Il padre Bernardo Boil, scelto dal Re, fu mandato in cambio di Fra’ Bernardo Boyl, eletto dal Santo Padre. Agli occhi di Ferdinando, non v’era nella sostituzione che ardiva permettersi altro che una rettificazione d’indirizzo: non vedeva in ciò di mutato che una lettera del nome: Boil invece di Boyl, un Benedettino invece di un Francescano».
Qual è la verità? Quella raccontata fino ad oggi dalla Chiesa, oppure quella del De Lorgues, che comunque aveva preannunciato le sue rivelazioni al pontefice Pio IX?

Un conquistador in azione

Conversioni coatte

Una cosa è certa, a qualunque Ordine monastico appartenesse il missionario, è documentato che il suo comportamento, non fu irreprensibile.
Anzi, non solo egli calunniò Colombo, ma fu complice della “conversione” forzata degli indios, attuata, più che con la parola di Dio, con la violenza.

La testimonianza di Canale

A dimostrazione di questo comportamento valga ancora una ulteriore testimonianza. È quella contenuta nel libro del 1863 Vita e viaggi di Cristoforo Colombo di Michel Giuseppe Canale.
«Deliberato e posto in pronto il viaggio – scrive l’autore – si volle che missionari religiosi accompagnassero il Colombo, e recassero colà il benefizio del Vangelo, convertendo a questo i naturali; diversi frati si scelsero quindi sotto la direzione di padre Boyl monaco catalano, vicario apostolico; sventuratamente costoro nonché portare buon frutto in quelle vergini terre, vi sparsero la zizzania delle loro male opere, e il padre Boyl specialmente fu principale autore dei disordini che vi accaddero e delle molte sventure che afflissero l’animo di Colombo».

Alessandro Pagliaro

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